30 09 2024
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Si chiama Pari il progetto contro la violenza di genere, a cui hanno aderito nove realtà di diversi settori merceologici, che è stato presentato venerdì allo Spazio Base di Milano.
Un’iniziativa che intende dare risposte concrete ai dati allarmanti emersi dalle telefonate al numero 1522, che raccoglie le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza.
Nel 2023, il centralino del 1522 ha squillato oltre 50.000 volte. Nove donne su dieci hanno subito violenza psicologica, quattro su dieci violenza economica e sette persone su dieci della comunità LGBTQIA+ hanno dichiarato di avere paura a passeggiare in pubblico con il/la partner.
Innescare un cambiamento culturale
L’idea è nata dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin – ha detto Fabrizio Rutschmann di Snam – Il tema è molto delicato e va approcciato con grande attenzione cercando di fare squadra. Abbiamo unito molte aziende, che considero comunità di persone in grado di influenzare la società. Sono attori non solo economici, ma anche sociali. Abbiamo creato un network e vogliamo realizzare diverse iniziative, tra cui un libro-manifesto. Siamo solo una goccia nel mare, ma bisogna comunque provare a fare qualcosa. Occorre innescare un cambiamento culturale che coinvolga le diverse generazioni e spinga il genere maschile a profondi cambiamenti”.
Marco Piuri di Trenord ha sottolineato che, oltre a una responsabilità sociale delle aziende, ce n’è anche una civile. Bisogna lavorare per una cultura che riconosca e rispetti sempre l’altra e l’altro.
“La violenza contro le donne è un problema sistemico strutturale che ha a che fare con la gerarchia di potere tra uomini e donne”, ha spiegato Elisa Ercoli di Differenza Donna.
Telmo Pievani, filosofo della biologia, ha raccontato che esiste la violenza nella natura, ma questo non significa sia inevitabile. “La natura ci consegna un retaggio ambivalente, scegliere cosa fare oppure no è l’aspetto importante”.
Uscire dagli stereotipi di genere
Ester Viola e Caty La Torre, avvocate e autrici, hanno ripercorso i passaggi legislativi nella storia d’Italia che hanno portato a superare le discriminazioni contro le donne. Hanno ricordato, ad esempio, che si è dovuto aspettare fino al 1996 per rendere lo stupro un reato contro la persona e non contro la morale, come era stato fino a quel momento. E il reato di stalking è stato introdotto solo nel 2009.
“Nonostante i progressi legislativi, però, qualcosa ancora non funziona – ha spiegato Caty La Torre – Da una parte c’è carenza di risorse nella giustizia, che è troppo lenta, dall’altra bisogna lavorare di più sull’aspetto culturale. Ad esempio, ci vorrebbe una legge per insegnare l’educazione sessuale. È poi importante spiegare che gli stereotipi di genere sono delle gabbie anche per gli uomini, che spesso sono costretti a vergognarsi se magari sono persone sensibili. Uscire dagli stereotipi significa libertà”.
Uno dei punti evidenziati è stata poi la scarsa rappresentanza delle donne nei luoghi di potere. Se le donne sono in maggioranza e sono mediamente più istruite, come mai solo il 4% diventa Ceo di un’azienda?
“C’è qualcosa che non va – ha concluso Caty La Torre – Basti pensare che nei concorsi dove è previsto l’anonimato, come ad esempio la magistratura, le donne sono invece in maggioranza. È un dato su cui riflettere”.
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