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08 03 2024

Università di Milano, lezione di inclusione

L’inclusione passa dalla cultura e la cultura passa dalle Università. Ecco così che l’Università degli Studi di Milano ha organizzato l’incontro “Le parole che non ho (ancora) detto”, durante cui ha presentato diverse iniziative contro le discriminazioni, a partire da quelle contro le donne.

Il centro di ricerca Human Hill

Tra queste, Human Hill, un centro di ricerca realizzato in collaborazione con le Università Bicocca, Bocconi e il Politecnico di Milano. È composto da 18 declinazioni e mette la ricerca al servizio dell’inclusione, della parità di genere, dell’empowerment femminile, dell’inclusione scolastica e del contrasto alle discriminazioni verso persone straniere o disabili.

“Sono piste di ricerca multidisciplinari a cui partecipano linguisti, giuristi, storici, sociologi, scienziati e medici – ha spiegato Marilisa D’Amico, prorettrice dell’Università degli Studi di Milano nel suo intervento nell’Aula Magna della Statale – Tra le tante iniziative ricordo le lezioni sulla discriminazione intersezionale, cioè quelle multiple. E poi un algoritmo che verifica le discriminazioni nel linguaggio, trasformando le frasi in modo inclusivo”.

Gli Osservatori

“Bisogna trovare nuove parole e cercare nuovi linguaggi anche per contrastare la violenza”, ha spiegato Elio Franzini, rettore dell’Università degli Studi di Milano.

È stato creato anche un Osservatorio Violenza sulle Donne che fornisce informazioni sugli aspetti legislativi aggiornati e organizza laboratori di confronto per studenti e studentesse.

È poi nato Ad alta Voce, uno sportello per segnalare violenze di genere e comportamenti scorretti a fondo sessuale anche nell’ambito dell’Università degli Studi di Milano.

A seguire, la rivista Donna Moderna ha presentato i risultati dell’Osservatorio dei diritti sulle donne, che ha preso in considerazione un campione composto da 1.034 persone.

È emerso che per il 54% delle donne l’educazione affettiva dei ragazzi è una priorità per contrastare la violenza di genere.

Quattro donne intervistate su cinque hanno cambiato comportamenti per sentirsi più sicure, il 57% evita le zone in cui si sente a rischio, il 35% finge di essere al telefono quando cammina da sola e il 27% evita di indossare abiti troppo provocanti.

Il 41% dichiara che anche solo essere guardate in modo insistente è una forma di violenza. Per il 53% delle donne e il 57% degli uomini le vittime di violenza non denunciano per timore di essere giudicate.

Nel rapporto di coppia, un italiano su quattro crede che l’accesso ai reciproci smartphone faccia parte di una relazione di coppia. Il 12% delle donne e il 22% degli uomini sostiene che controllare le spese e le carte di credito del partner sia normale.

Nelle relazioni alle donne manca soprattutto il coinvolgimento emotivo (55%), mentre agli uomini pesa l’assenza di comunicazione (38%).  Il 18% delle donne e il 25% degli uomini pensa che, una volta iniziato il rapporto sessuale, non ci si possa più tirare indietro.

Il progetto Libere e Uguali

Ci sono, quindi, ancora molti aspetti su cui lavorare. Per questo motivo la rivista Donna Moderna ha lanciato “Libere e Uguali, per una nuova idea di parità”. È un progetto annuale che si propone di scardinare gli stereotipi, superare le discriminazioni e combattere la violenza di genere.

 

 

 

 

 

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