30 03 2023
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Il 2022 è stato l’anno dell’exploit del turismo in Italia, un momento di rilancio fondamentale per un settore che vale il 13% del Pil del nostro Paese. Se ne è parlato nei giorni scorsi al Travel Innovation Day, il convegno organizzato dal Politecnico di Milano.
L’importanza del digitale
“Il 2022 è stato l’anno della ripresa a livello globale, ma la chiusura della Cina ha bloccato la risalita dell’Asia – ha spiegato Filippo Renga del Politecnico di Milano – Anche l’Italia ha fatto la sua parte, pur se non ci si può aspettare la situazione precedente la pandemia. In questo contesto, il digitale ha svolto un ruolo molto importante”.
In particolare, l’anno scorso il comparto dei trasporti ha raggiunto un valore di 16,6 miliardi di euro (+62% rispetto al 2021, ma -24% se si confronta con il 2019). A guidare la ripresa è stato l’e-commerce, con 11,2 miliardi di euro, quasi ai livelli precedenti il Covid.
Il mercato del settore ricettivo vale 32,2 miliardi, con un calo contenuto del 4% sul 2019. Anche il turismo organizzato è in ripresa, grazie soprattutto a quello internazionale, e i viaggi d’affari valgono ora 17,2 miliardi di euro (-16% rispetto al 2019 e + 96% sul 2021).
Il journey è sempre più digital e gli strumenti di ispirazione e ricerca più utilizzati sono motori di ricerca (53%) e siti di recensione (31%). Nell’offline prevalgono invece passaparola (21%) e centri di informazione turistica (9%).
Nell’ambito delle esperienze vince ancora la biglietteria fisica, che riguarda il 45% delle visite a musei/mostre e il 36% di parchi tematici/divertimenti. L’uso del contante è ancora alto, ma in calo rispetto al 2019.
La digitalizzazione del journey si riflette sulla filiera: il 36% delle agenzie che hanno investito su strumenti per la customer relationship ha scelto quelli digitali per l’invio del preventivo.
Turismo e sostenibilità
Un aspetto di cui si parla molto anche nel turismo è la sostenibilità. Dall’indagine del Politecnico di Milano l’interesse risulta però inferiore alle aspettative perché solo il 19% dei turisti ricerca informazioni sulla sostenibilità ambientale dei servizi e delle attività prima di prenotare e il 20% seleziona i fornitori su questi criteri. Tra i profili più attenti alla sostenibilità c’è la Generazione Z, con valori più che doppi rispetto ai dati generali.
Nell’ultimo periodo si è poi assistito a un vero e proprio boom dell’open air, caratterizzato da destinazioni naturalistiche, scelta di campeggi o agriturismi e attività outdoor. Oggi circa il 77% dei turisti può essere considerato open air. Rientra in questo contesto anche il glamping, definizione che sta per campeggi di lusso e più organizzati.
Uno sguardo sul futuro
Il villaggio turistico del futuro è basato su:
- flessibilità;
- sicurezza;
- prossimità;
- attenzione alla natura;
- uso della tecnologia.
Un altro aspetto da considerare è la flessibilità. Oggi il 60% delle strutture offre la possibilità di modificare o cancellare fino all’ultimo una prenotazione, ma il processo è ancora poco fluido.
C’è poi il neverding tourism, basato sull’acquisto di prodotti online di un territorio visitato anche una volta tornati a casa, che riguarda soprattutto i prodotti alimentari.
“Il turismo dipende molto dagli aspetti geopolitici – ha commentato Umberto Bertelè del Politecnico di Milano – In questo periodo è decollato di nuovo, ma ha bisogno del ritorno dei cinesi, su cui si spera molto. In futuro le novità saranno il turismo nel metaverso, i lavoratori da remoto che si sposteranno sempre di più e le grandi catene alberghiere, che organizzeranno crociere e diventeranno nuovi competitor di questo comparto”.
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