26 01 2024
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Bisogna puntare su un’economia a misura d’uomo, basata sulla sostenibilità, per contrastare la crisi, aumentare la produttività e guardare al futuro con più ottimismo. Il tutto in sinergia con gli investimenti in digitalizzazione.
È questo il messaggio lanciato a Roma in occasione di GreenItaly, evento promosso da Fondazione Symbola e Unioncamere in collaborazione con Novamont, Conai, Ecopneus e European Climate Foundation.
Italia prima per il tasso di riciclo
Alessandro Rinaldi, direttore Studi e Statistiche del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne, ha presentato i dati di un rapporto che considera la sostenibilità come opportunità per competere, innovare, creare coesione e bellezza, oltre che salute e benessere.
“Ci sono obiettivi stringenti da raggiungere, si parla molto di transizione, in Italia siamo quasi al 31,1% di copertura del fabbisogno elettrico nazionale con le rinnovabili, ma rimangono forti ritardi nei settori del riscaldamento e dei trasporti – ha detto Rinaldi – In Italia abbiamo il primato per l’efficienza delle risorse, a pari merito con il Lussemburgo, e siamo primi per il tasso di riciclo sulla totalità dei rifiuti pari all’83,4%”.
Anche negli ultimi anni, contrassegnati da incertezza permanente, gli investimenti green delle imprese italiane sono cresciuti o si sono mantenuti sugli stessi livelli.
La percentuale di imprese che ha effettuato eco-investimenti è del 35,1%, con un picco del 52,7% nelle public utilities. E il dato cresce in base alle dimensioni delle imprese.
Investire nel green aumenta la produttività
“Dal punto di vista geografico è interessante notare che il Mezzogiorno concentra il 30% delle imprese eco-investitrici: con il green si riducono, quindi, le differenze territoriali – ha proseguito Rinaldi – Bisogna poi evidenziare che chi investe nel green ottiene un guadagno di produttività stimabile in un delta di +9% e registra aumenti di fatturato, occupati ed esportazioni”.
Le imprese eco-investitrici risultano anche più propense delle altre alla tecnologia e quasi un’impresa green su due è pronta a cogliere nuove opportunità di questo tipo.
La ricerca dei green job
Buone notizie sul fronte occupazionale: i green job crescono più delle altre occupazioni (+4,1% rispetto alla media di+2,2%). È un’occupazione più qualificata, ma la nota dolente è che le imprese continuano ad avere difficoltà a reperire queste figure professionali.
Nei prossimi cinque anni ci sarà una richiesta di 1,5 milioni occupati nel settore, molti dei quali molto specializzati. Si tratta soprattutto di esperti di certificazione, energia, trattamento dei rifiuti, ingegneri ambientali e giuristi su tematiche green.
“A fronte di una crescita di interesse verso tutto ciò che riguarda la sostenibilità bisogna rilevare che c’è ancora un 48% di imprese che non hanno ancora investito e non investiranno nel green – ha concluso Rinaldi – I motivi sono soprattutto i costi da sostenere, le barriere culturali e l’eccesso di burocrazia. Per dare un ulteriore impulso al settore bisogna quindi preoccuparsi di rimuovere questo genere di barriere”.
La sinergia con la digitalizzazione
Un’altra indagine condotta dal Centro Studio Tagliacarne su un campione di 1.400 imprese ha evidenziato che oltre un terzo delle delle aziende investirà nel digitale da qui al 2025 grazie anche ai fondi messi a disposizione dal Pnrr.
Interessante rilevare la sinergia tra investimenti in digitalizzazione e sostenibilità: circa tre imprese su quattro dichiarano che le tecnologie aiutano a migliorare la sostenibilità ambientale della propria azienda. E quando si investe contemporaneamente in digitale e green la produttività cresce del 14%.
È questo il messaggio lanciato a Roma in occasione di GreenItaly, evento promosso da Fondazione Symbola e Unioncamere in collaborazione con Novamont, Conai, Ecopneus e European Climate Foundation.
Italia prima per il tasso di riciclo
Alessandro Rinaldi, direttore Studi e Statistiche del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne, ha presentato i dati di un rapporto che considera la sostenibilità come opportunità per competere, innovare, creare coesione e bellezza, oltre che salute e benessere.
“Ci sono obiettivi stringenti da raggiungere, si parla molto di transizione, in Italia siamo quasi al 31,1% di copertura del fabbisogno elettrico nazionale con le rinnovabili, ma rimangono forti ritardi nei settori del riscaldamento e dei trasporti – ha detto Rinaldi – In Italia abbiamo il primato per l’efficienza delle risorse, a pari merito con il Lussemburgo, e siamo primi per il tasso di riciclo sulla totalità dei rifiuti pari all’83,4%”.
Anche negli ultimi anni, contrassegnati da incertezza permanente, gli investimenti green delle imprese italiane sono cresciuti o si sono mantenuti sugli stessi livelli.
La percentuale di imprese che ha effettuato eco-investimenti è del 35,1%, con un picco del 52,7% nelle public utilities. E il dato cresce in base alle dimensioni delle imprese.
Investire nel green aumenta la produttività
“Dal punto di vista geografico è interessante notare che il Mezzogiorno concentra il 30% delle imprese eco-investitrici: con il green si riducono, quindi, le differenze territoriali – ha proseguito Rinaldi – Bisogna poi evidenziare che chi investe nel green ottiene un guadagno di produttività stimabile in un delta di +9% e registra aumenti di fatturato, occupati ed esportazioni”.
Le imprese eco-investitrici risultano anche più propense delle altre alla tecnologia e quasi un’impresa green su due è pronta a cogliere nuove opportunità di questo tipo.
La ricerca dei green job
Buone notizie sul fronte occupazionale: i green job crescono più delle altre occupazioni (+4,1% rispetto alla media di+2,2%). È un’occupazione più qualificata, ma la nota dolente è che le imprese continuano ad avere difficoltà a reperire queste figure professionali.
Nei prossimi cinque anni ci sarà una richiesta di 1,5 milioni occupati nel settore, molti dei quali molto specializzati. Si tratta soprattutto di esperti di certificazione, energia, trattamento dei rifiuti, ingegneri ambientali e giuristi su tematiche green.
“A fronte di una crescita di interesse verso tutto ciò che riguarda la sostenibilità bisogna rilevare che c’è ancora un 48% di imprese che non hanno ancora investito e non investiranno nel green – ha concluso Rinaldi – I motivi sono soprattutto i costi da sostenere, le barriere culturali e l’eccesso di burocrazia. Per dare un ulteriore impulso al settore bisogna quindi preoccuparsi di rimuovere questo genere di barriere”.
La sinergia con la digitalizzazione
Un’altra indagine condotta dal Centro Studio Tagliacarne su un campione di 1.400 imprese ha evidenziato che oltre un terzo delle delle aziende investirà nel digitale da qui al 2025 grazie anche ai fondi messi a disposizione dal Pnrr.
Interessante rilevare la sinergia tra investimenti in digitalizzazione e sostenibilità: circa tre imprese su quattro dichiarano che le tecnologie aiutano a migliorare la sostenibilità ambientale della propria azienda. E quando si investe contemporaneamente in digitale e green la produttività cresce del 14%.
Comunicazione