06 11 2023
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Lo smart working non è in declino e, anzi, i modelli più maturi ottengono impatti migliori sulle principali prestazioni organizzative. Il messaggio è stato lanciato oggi al Politecnico di Milano in occasione del convegno dal titolo “Rimettere a fuoco lo smart working: necessità, convenzione o scelta consapevole?”.
Un vantaggio per tutti
“Lo smart working è una soluzione win-win – ha detto Mariano Corso del Politecnico di Milano – Le persone stanno meglio e le aziende abbinano la riduzione dei costi con l’aumento della produttività. I benefici ci sono anche per la società, basti solo pensare alla riduzione dell’inquinamento”.
In Italia, il numero di persone in smart working è passato da 570.000 nel 2019 a 6.580.000 nel 2020 a causa della pandemia. Nel 2021 sono state 4.070.000, l’anno scorso 3.570.000 e la stima per il 2023 è di una leggera ripresa, con 3.585.000.
L’adozione è arrivata al 96% nelle grandi aziende, ma anche nelle Pmi si è passati dal 48% al 56% e nella PA dal 57% al 61%.
Obiettivi e ostacoli
I principali obiettivi dello smart working sono il miglioramento del benessere organizzativo, dell’engagement, dell’attrattività e la conciliazione della vita privata e di quella lavorativa delle persone. Gli ostacoli sono, invece, la cultura manageriale scarsa e la carenza di comprensione degli obiettivi.
“Per superare la visione dello smart working come necessità o convenzione le organizzazioni dovrebbero adottare modelli maturi che agiscano su leve quali policy organizzative, tecnologie, spazi fisici e comportamenti della leadership”, ha detto Mariano Corso.
Migliora il benessere
Dalla ricerca condotta dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano è emerso che gli smart worker hanno livelli di benessere più elevati rispetto agli altri lavoratori.
In particolare, valutano come buone o ottime le loro performance lavorative in percentuale maggiore per motivi quali la più ampia autonomia e responsabilizzazione, la migliore efficienza e la possibilità di innovare l’attività.
Esistono però anche dei potenziali rischi quali l’overworking (la tendenza a lavorare di più rispetto agli orari stabiliti) e il tecnostress, dovuto a un utilizzo troppo intenso della tecnologia. Questi fenomeni riguardano tre smart worker su dieci.
Il ruolo dei manager smart
Un ruolo fondamentale lo svolgono i manager, che per essere davvero smart devono:
- assegnare obiettivi chiari;
- fornire feedback frequenti e costruttivi;
- trasmettere gli indirizzi strategici dell’organizzazione.
Quando i capi sono smart si registrano:
- maggiori livelli di benessere;
- maggiore livello di engagement;
- migliori performance organizzative.
In conclusione, solo un modello di smart working maturo, che agisce su tutte le leve, ha un impatto davvero positivo e i manager smart garantiscono prestazioni e livelli di benessere maggiori.
Dati e ricerche