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20 04 2022

Portare il made in Italy all’estero

“Per fare davvero conoscere il made in Italy bisogna andare di persona all’estero, cosa che nella filiera alimentare non fa quasi nessuno nonostante ci siano tante meraviglie nascoste”. Lo ha detto Oscar Farinetti, il fondatore di Eataly, intervenuto a “Italia 2022: quale Paese per l’impresa“, l’evento online organizzato da PwC Italia.

“Occorre una distribuzione multiforme, che comprenda Gdo, piccoli negozi di quartiere e aziende dell’e-commerce che agiscano in modo etico – ha proseguito Farinetti – In generale, bisogna agevolare le imprese che hanno un programma di digitalizzazione e decarbonizzazione“.

 

Superare il gap infrastrutturale 

Secondo Nicola Anzivino di PwC Italia, il gap infrastrutturale italiano ci costa 70 miliari di euro di export l’anno. Il divario principale riguarda il capitale umano, dove c’è carenza di laureati e ancora scarso coinvolgimento del mondo femminile.

“A questo bisogna aggiungere che il livello di intensità digitale delle aziende italiane è del 60%, contro un obiettivo del 90%,  e nell’Internet of Things siamo solo ottavi in Europa – ha concluso Anzivino – Ma non bastano gli investimenti, occorre cambiare anche la mentalità degli imprenditori”.

“Bisogna investire di più in sicurezza informatica, che significa investire in produttività e anche alzare il livello di competenze dei dipendenti – ha spiegato Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione tecnologia e la Transizione digitale – La Pa è sicuramente un settore esposto e abbiamo nel Pnrr due miliardi di euro per investire in cloud sulla Pa. Con il Covid molte imprese hanno iniziato la transizione digitale”.

 

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