04 02 2025
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Negli ultimi anni in Italia sono stati fatti molti passi avanti per raggiungere la parità di genere, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Basti solo pensare che, al ritmo attuale, la piena parità sarà raggiunta solo tra 29 anni. Il dato emerge dal Rapporto sullo stato dei diritti in Italia, realizzato dall’associazione A Buon Diritto.
Secondo lo studio, il periodo della pandemia ha inciso in modo negativo sull’occupazione femminile più ancora che su quella maschile, in particolare in comparti quali i servizi commerciali, l’istruzione e la ristorazione.
La Certificazione della parità di genere
Un impulso positivo è invece arrivato dalla Legge 162, che ha portato significative novità al Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, a cominciare dalla Certificazione della parità di genere, già ottenuta da oltre 1.800 aziende. Un buon risultato, ma non basta.
Il Rapporto evidenzia infatti che le donne guadagnano quasi 8.000 euro in meno all’anno rispetto agli uomini e quelle occupate sono circa 9,5 milioni, tre milioni e mezzo meno dei maschi. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istat, il differenziale retributivo di genere è particolarmente ampio tra le persone laureate e con incarichi dirigenziali.
Continua inoltre a incidere la maternità con ancora una donna su cinque che abbandona il lavoro per dedicarsi ai figli. Su questo aspetto sono da registrare alcuni interventi legislativi. A seguito della Legge di bilancio, per il 2025 è stato ad esempio confermato il bonus per le mamme lavoratrici, nel contesto di iniziative che prevedono anche l’ampliamento dell’indennità da congedo parentale pari all’80% della retribuzione per tre mesi, e il consolidamento del bonus nido, un contributo al pagamento delle rette di frequenza degli asili nido variabile in base all’ISEE. Tutti interventi che si muovono nella giusta direzione, ma sono destinati a incidere solo ancora in modo parziale.
Italia fanalino di coda nell’Ue
Nel divario tra occupazione femminile e maschile i dati della Commissione Ue parlano chiaro: in Europa in cima alla classifica c’è la Finlandia, dove il divario è ormai annullato (0,2 punti), seguita da Lituania, Estonia e Lettonia (dagli 1,5 ai 3,1 punti percentuali). L’Italia, invece, si trova in fondo alla graduatoria in compagnia di Repubblica Ceca, Grecia, Malta e Romania. Un’ulteriore conferma del gender gap che il nostro Paese si trova ancora a dover colmare.
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