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29 06 2024

Musei e teatri, spazzata via la crisi causata dalla pandemia

Per musei e teatri italiani il 2023 ha spazzato via la crisi causata dalla pandemia. La buona notizia arriva dal convegno “Il digitale per una cultura inclusiva”, che si è svolto al Politecnico di Milano.

Qualche dato: l’anno scorso i musei e i teatri hanno registrato, rispettivamente, una crescita del 16% e del 6% di visitatori e del 27% e del 5% di entrate.

Gli investimenti nella digitalizzazione

Il 43% dei musei ha investito in innovazione digitale, il 23% in marketing e customer care, il 17% in contenuti online e in ticketing, gestione prenotazione e controllo accessi.

Tra i musei, il 54% ha puntato sull’innovazione digitale, il 23% su servizi di supporto alla visita, il 22% sulla catalogazione e digitalizzazione della collezione, il 17% su contenuti online.

Il 74% dei musei ha digitalizzato almeno parte della collezione, ma il 68% non ha una strategia finalizzata alla collezione.

Le finalità di utilizzo dei dati

Sull’uso strategico dei dati sui pubblici le istituzioni hanno diversi livelli di maturità:

  • analizza e usa i dati, ma con competenze e strumenti ancora poco evoluti (44%);
  • raccoglie i dati, ma non li usa e non li analizza (26%);
  • non raccoglie nessun tipo di dato (22%);
  • ha competenze e strumenti per valorizzare i dati e prendere decisioni (6%).

Le principali finalità di utilizzo dei dati sono:

  • scelta di canali e contenuti di marketing e comunicazione (46%);
  • modifica/validazione dell’offerta culturale (37%);
  • revisione di servizi offerti (34%).

“Si consolida l’offerta di biglietteria online sui siti dei musei: il 68% ha un sistema di biglietteria e il 61% offre online ticketing – ha detto Eleonora Lorenzini, direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale per la Cultura – Nei teatri il 95% ha un sistema di biglietteria, ma i canali indiretti sono ancora poco valorizzati”.

AI e cultura

Anche l’intelligenza artificiale ha diversi ambiti di applicazione nel settore cultura per:

  • automazione di attività a bassa complessità;
  • automazione di servizi e processi di media complessità (servizi al pubblico, archivio);
  • creazione di nuovi prodotti o servizi culturali (ricerca e restauro di prodotti e contenuti).

“L’ambito di utilizzo dell’AI più diffuso è la creazione di contenuti – ha spiegato Deborah Agostino, direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale per la Cultura – L’intelligenza artificiale è usata dal 20% dei musei e dal 32% dei teatri”.

La ricostruzione del dipinto di Rembrandt

Qualche esempio: all’Harvard Art Museum l’AI ha generato oltre 53 milioni di descrizioni di tag di 3777.449 immagini. Viene inoltre usata per creare strumenti di traduzione in tempo reale per abbattere barriere linguistiche.

Al Rijsk Museum le porzioni mancanti della “Ronda di notte”, dipinto di Rembrandt, sono state ricostruite grazie all’intelligenza artificiale.

“Il 29% dei musei adotta poi strumenti di realtà aumentata, reale o mista – ha concluso Deborah Agostino – Il 2% ha sviluppato progetti nel metaverso, l’1% di blockchain e NFT”.

L’innovazione digitale e l’accessibilità

L’accessibilità è un processo e consiste in iniziative specifiche per persone con necessità particolari, ma anche in opportunità per un’offerta culturale più coinvolgente.

In ambito culturale, le barriere architettoniche sono una questione solo parzialmente risolta: nel 44% dei musei italiani e nel 31% dei teatri ci sono ancora barriere per l’accesso e la mobilità.

Cresce però l’attenzione verso l’accessibilità senso-percettiva: il 48% dei musei e il 34% dei teatri offre servizi specifici come, ad esempio, la traduzione in lingue dei segni o l’organizzazione di visite tattili.

Ci sono poi tecnologie come repliche 3D e sensor touch, smart glass per favorire l’accessibilità uditiva e cuffie per l’audio-descrizione.

“Il 56% dei musei e il 27% dei teatri ha attivato progetti di accessibilità linguistica – ha detto Francesca Cruciani, ricercatrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale per la Cultura – L’AI apre oggi grandi possibilità di traduzione simultanea”.

Accessibilità cognitiva e informatica

Le istituzioni culturali pongono poi attenzione all’accessibilità cognitiva: nel 41% dei musei e nel 31% dei teatri esistono progetti di questo tipo. Ad esempio, comunicazione aumentativa alternativa (linguaggio non verbale), sensory break (oggetti per ridurre la stimolazione sensoriale), spazi calmi. Anche AR e VR sono ottimi strumenti per favorire la comprensione.

È importante che anche spazi, contenuti e servizi digitali siano accessibili. Nel 30% dei musei e nel 25% dei teatri ci sono progetti di accessibilità informatica. Ad esempio, plugin specifici, attenzione al posizionamento delle informazioni e alla navigabilità, contenuti e servizi digitali accessibili.

“Accessibilità e inclusione non sono sinonimi – ha concluso Francesca Cruciani – La prima ha a che fare con la flessibilità, la seconda a un approccio alla diversità o meno. Ed è necessario che le persone che lavorano in musei e teatri siano formate a questo”.

 

 

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