03 11 2021
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Quest’anno il mercato Ict business in Italia raggiungerà un valore di 34.361 milioni di euro, con un incremento del 4% rispetto al 2020. Un trend che proseguirà anche nel 2022 (35.179 milioni di euro) e nel 2023 (36.142). Il dato è contenuto nell’ultimo Assintel Report, presentato nei giorni scorsi.
Previsioni di fatturato positive
Fabio Rizzotto di Idc Italia ha spiegato che se si suddivide il risultato per volume tra le diverse regioni prevale la Lombardia, seguita da Lazio, Emilia-Romagna e Veneto. Per le aziende, quali sono le previsioni di fatturato per il 2021? Il 76% delle imprese intervistate si aspetta un anno positivo, con crescite a doppia cifra. E su quali tecnologie si investe di più? Soprattutto soluzioni per la rete aziendale e gestionali, project management e soluzioni/servizi di sicurezza informatica.
Nei prossimi 12 mesi le principali aree di innovazione saranno la creazione di nuovi modelli di relazione con i clienti, i servizi a valore aggiunto di prodotti, l’internazionalizzazione delle attività, i modelli di business improntati alla sostenibilità e l’implementazione di piattaforme per la vendita online.
Per quanto riguarda le conoscenze, il 34% delle aziende del campione dichiara di avere un buon livello di cultura dell’innovazione, ma di dover ancora migliorare le competenze digitali, e il 28% pensa di aver raggiunto un buon livello in entrambi i campi.
“A livello generale navighiamo in scenari complessi, in cui troviamo automazione e futuro dell’operation, innovazione del business digitale, una nuova era del cliente digitale e l’intelligence on demand – ha detto Rizzotto – Va ricordato che quando è scoppiata la pandemia ben due aziende su tre in Europa non erano attrezzate con framework per affrontare la crisi – ha detto Rizzotto – Ora molto è cambiato e in Italia il 42% delle imprese ha anche un’aspettativa di crescita nel 2022 superiore alle stime”.
Il digitale come democrazia sostanziale
Secondo Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio Milano Monza Brianza Lodi e di Unioncamere, oggi la digitalizzazione è una fondamentale politica pubblica.
“La sfida della rivoluzione digitale è una questione di democrazia sostanziale perché oggi il digitale è indispensabile per non lasciare indietro nessuno – ha detto Sangalli – Abilitare al digitale le imprese significa non solo accettare la sfida del cambiamento, ma anche rendere migliore il mercato da dentro. Basti solo pensare a settori come il turismo o la salute”,
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