11 05 2021
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Nel 2021 il mercato digitale italiano tornerà a crescere del 3,5% dopo aver registrato un calo contenuto (-0,6%) nel 2020. Sono questi i dati comunicato da Anitec-Assinform, l’associazione Italiana per l’Information and Communication Technology che aderisce a Confindustria.
“Il mercato digitale ha chiuso il 2020 meglio del previsto, quasi flat (-0,6%), in un contesto di calo generalizzato dell’intera economia causato dall’emergenza sanitaria. L’ultimo trimestre del 2020 ha inoltre lasciato intravedere l’inizio di un recupero progressivo che ci attendiamo nel 2021 – ha dichiarato Marco Gay, presidente dell’associazione – Il 2020 ci ha consegnato un Paese molto più digitale, in continuo progresso e con una dotazione di sistemi, reti e servizi in grado di attenuare gli effetti del lockdown. Ora è importante accelerare e costruire su questi progressi, passando da un’ottica emergenziale a un’ottica strutturale, con gli investimenti contenuti nel PNRR e le importanti riforme previste, per fare ripartire il Paese e diventare più competitivi”.
Il 2020 si è quindi chiuso con dati meno negativi del previsto, considerate anche le premesse, con anche dati positivi per servizi Ict (12.702 milioni, +3,3%), dispositivi e sistemi (19.368 milioni, +1,3%), contenuti digitali e digital advertising (12.623 milioni, +4,4%).
La ripresa è vicina, ma certe condizioni
Siamo pronti a ripartire? “La ripartenza sarà possibile solo con una politica di ricostruzione fondata sull’investimento in eccellenze produttive e di servizio, capaci di creare valore attraverso il digitale, sia nel settore privato che pubblico. Ripeto. ‘Avere il digitale’ non basta. Per garantire la ripartenza bisogna anche e soprattutto ‘sapere creare valore attraverso il digitale – ha risposto Gay- Si potrà creare valore a tutti i livelli: con una migliore qualità di beni e servizi vecchi e nuovi, con la sburocratizzazione dei processi amministrativi, con l’adeguamento o il ripensamento della legislazione (creata per il mondo fisico e non per quello online), aumentando la sostenibilità e garantendo maggiore inclusione sociale. Il digitale non riguarda solo le tecnologie e l’interoperabilità (assolutamente necessarie, ma non sufficienti), ma anche la cultura e le competenze di chi lo fa, di chi lo gestisce e di chi lo usa. Per questo il digitale bisogna saperlo pianificare, scegliere, utilizzare e ottimizzare, facendolo diventare la nostra normalità, non solo tecnologica ma anche culturale, con tutti i suoi limiti e le sue sfide, ma anche con tutti i suoi grandi benefici”.
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