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11 02 2021

L’innovazione digitale non va in lockdown

L’innovazione digitale non va in lockdown, spetta alle imprese cogliere l’effetto startup. È questo il messaggio lanciato dal Politecnico di Milano, in occasione di un Webinar che si è svolto nelle scorse settimane.

 

La Big Bang Disruption

“Già prima del lockdown eravamo nel mezzo della quarta rivoluzione industriale, che ha creato una Big Bang Disruption – ha detto Andrea Rangone del Politecnico di Milano – L’antidoto alla disruption è rappresentato da una trasformazione digitale cavalcata in modo proattivo e dall’innovazione aziendale. Ora anche la pandemia è diventata una disruption. Se lasciamo da parte per un momento le grandi tragedie che ha causato, si può rilevare che ha evidenziato una risposta potente, resiliente e imprenditoriale”.

Rangone ha poi cercato un’analogia con l’equazione di Einstein E = mc2 che stabilisce la relazione tra l’energia e la massa di un sistema fisico. La lettera E indica l’energia totale relativistica di un corpo, m la sua massa relativistica e c la costante velocità della luce nel vuoto.

In questo caso E starebbe invece per energia della trasformazione digitale e imprenditoriale, m per propensione al cambiamento e c per velocità al cambiamento.

 

La reazione delle startup

Alessandra Luksch del Politecnico di Milano ha presentato i risultati di una survey condotta tra 256 startup italiane. È emerso che con la pandemia il 38% ha ridotto le attività, il 44% ha accelerato lo sviluppo di prodotti/servizi e ha ottenuto maggiore visibilità sul mercato, mentre il 46% ha ottenuto nuovi clienti e ampliato il proprio network.

“Le startup hanno nel Dna la capacità di reagire velocemente al cambiamento – ha spiegato Alessandra Luksch – Il 63% ha avviato iniziative per fronteggiare l’energia, il 30% ha modificato il proprio livello di business, il 28% ha ampliato il proprio organico o acquisito competenze, il 42% ha dato o ricevuto stimolo per nuove collaborazioni”.

Come si sono comportate in questo periodo le grandi imprese? Il 51% ha riscontrato maggiore spinta all’innovazione digitale da parte del Top Management, il 34% si è orientato maggiormente all’open innovation e il 22% ha avviato delle collaborazioni con le startup.

 

I tre insegnamenti per le grandi imprese

Le grandi aziende devono trarre tre insegnamenti dalle startup:

  • pivoting (come i pivot del basket bisogna saper cambiare strategia rapidamente, quando è necessario);
  • multidisciplinarietà (bisogna conoscere diverse discipline e non tutto può essere gestito all’interno dell’azienda);
  • ecosistema (occorre crearsi il proprio);
  • attenzione a R & D, che crea anche occupazione.

“Le grandi aziende devono cogliere l’effetto startup”, ha concluso Alessandra Luksch.

 

L’impatto della pandemia sui budget per l’innovazione digitale

Qual è stato l’impatto della pandemia sul budget che le imprese avevano dedicato all’innovazione digitale? Mariano Corso del Politecnico di Milano ha risposto che nel 2020 il 53% ha mantenuto invariato il budget, il 24% lo ha diminuito e il 23% lo ha aumentato.

“Nonostante la pandemia, nel 2021 stimiamo una crescita della spesa digitale dello 0,9% – ha spiegato Corso – Questo riguarda soprattutto aziende grandi (+1,8%), grandissime (+1,1%) e medie (+1,1%), mentre le piccole registreranno un calo dell’1,4%”.

Come cambiano le priorità di investimento? “L’anno prossimo le Pmi investiranno soprattutto sulle tecnologie per favorire lo smart working, sull’information security e sul cloud – ha concluso Corso – E i maggiori stimoli arriveranno dal commitment del Top Management”.

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