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11 11 2024

Linguaggio inclusivo: le parole contano

“Il linguaggio è importante perché stabilisce un significato comune, è un fenomeno dinamico in continua evoluzione. Ora siamo in un momento in cui bisogna fare uno step ulteriore se si vuole cambiare un paradigma importante e arrivare a un linguaggio davvero inclusivo”.

Lo ha detto Angela Balducci della Fondazione Hub del Territorio ER ETS, che ha organizzato il webinar “Parole che contano”.

“Il linguaggio ha una potenza fortissima, esprime la cultura, i valori, le prospettive e la socialità – ha proseguito – Le parole hanno un ruolo significativo, sono il principale veicolo del nostro pensiero. Bisogna quindi interrogarsi su come il linguaggio possa aiutare a includere e a sfidare gli stereotipi in modo che tutte e tutti possano riconoscersi. Occorre promuovere una visione più equa e rispettosa”.

I rischi del “benaltrismo”

Giovanna Cosenza, docente di semiotica all’Università di Bologna, ha evidenziato i rischi del “benaltrismo” di chi dice che i problemi sono ben altri, quando invece non è così.

“Quando si parla di donne si fa riferimento soprattutto ai diritti civili, ma si dimentica che il primo diritto è il lavoro e se questo lo ha solo l’uomo si crea un vincolo di dipendenza – ha spiegato – In Italia c’è ancora molti dare fare, basti pensare che secondo il Gender Gap Report del World Economic Forum il nostro paese è solo 87esimo”.

La docente ha poi detto che nel mondo, senza interventi legislativi adeguati, ci vorranno 131 anni per raggiungere la parità di genere, 169 per la parità economica e 161 per quella politica. In questo contesto, l’attenzione alle parole è importante, ma non basta.

 Il ruolo dell’AI

L’intelligenza artificiale può contribuire a promuovere un linguaggio inclusivo? “Con il Politecnico di Torino e l’Università Roma 2 stiamo sviluppando un applicativo per riformulare con l’AI le frasi discriminatorie in modo inclusivo – ha risposto Rachele Raus, docente di linguistica dell’Università di Bologna – L’artificial intelligence ha bisogno di una grande quantità di dati, ma la maggior parte dei documenti sono in inglese. C’è, quindi, anche una discriminazione di tipo linguistico”.

L’applicativo si chiama E-Mimic (Empowerment Multilingual Inclusive Communication), seleziona i dati che addestrano la macchina e fornisce gli strumenti per trasformare i testi in modo inclusivo. Può essere usato in italiano, francese e spagnolo.

Le differenze nelle discussioni

Roberta Bertolucci, consulente di organizzazione aziendale, ha sottolineato che tra gli uomini le discussioni sono vissute come un conflitto virtuale, una competizione. È una riproduzione moderna dei tornei cavallereschi.

Le donne, invece, sono meno conflittuali e tendono a far cadere le discussioni. Sono più attente ai rapporti, orientate alle dinamiche della relazione e tendono a evitare di assumere posizioni di superiorità.

“Nella comunicazione è probabile che le donne minimizzino le loro certezze, mentre gli uomini minimizzano i dubbi – ha concluso – In generale, le donne tendono a essere più aperte ed esprimono maggiormente le loro emozioni”.

 

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