07 01 2025
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“Se l’AI usa dei dati che rinforzano gli stereotipi il risultato finale confermerà il pregiudizio. Per questo è importante avere delle norme che favoriscano i cambiamenti culturali”.
Lo ha detto Laura Liguori, avvocato e vicepresidente dell’associazione Women e Tech, intervenuta a un evento organizzato dall’Ufficio del Parlamento europeo in Italia nell’ambito della Gender Equality Week.
“L’AI generativa attinge spesso a dati che possono dare risultati discriminatori e questo non riguarda solo le donne – ha proseguito – Nel mondo dell’intelligenza artificiale solo il 22% dei professionisti è donna e anche questo è un dato molto significativo su cui riflettere”.
Le donne nel mondo tech
Maria Bosco, matematica e content creator di Geopop, il progetto editoriale
che porta le scienze nella vita di tutti i giorni, ha sottolineato che la scienza non è maschile, ma è sempre stata considerata tale per un fatto educazionale, e lo stesso vale anche in altri ambiti.
“Nel mondo della tecnologia è difficile essere donna e quando ho lavorato per una rivista specializzata online ho ricevuto solo per questo motivo commenti denigranti – ha raccontato Greta Rosa, giornalista e co-founder di Typo Media, che si occupa di temi legati alla tecnologia, alla mobilità sostenibile e al green – Ancora adesso esistono degli stereotipi ed è difficile proporsi in questo settore”.
Elania Zito, che racconta l’Europa sui social media ed è Ambassador di DigitalEU
con un focus su digitalizzazione e inclusività, ha confermato l’esperienza, ma ha anche aggiunto che oggi c’è più consapevolezza che in passato e si stanno rompendo dei bias.
Le opportunità dell’Ue
“Finora abbiamo parlato dei problemi, ma esistono anche delle soluzioni – ha detto Eleonora Francica, giornalista per Science Business, che si occupa di scienza,
innovazione e economia – L’Unione europea sta lavorando sul tema della parità di genere e destina molti fondi alle donne impegnate nella ricerca e nella scienza. Un esempio significativo è il programma Orizzonte Europa, che ha una durata di sette anni. C’è però ancora poca informazione su queste opportunità, che meritano invece di essere colte”.
Superare i bias
Gian Marco Passerini, dell’Osservatorio Nazionale Media Digitali IDMO/
EDMO/Luiss, lavora a un progetto cofinanziato dall’Unione europea che porta nelle scuole i problemi della disinformazione e della violenza di genere online. È stato realizzato anche una ricerca sui commenti che vengono fatti online alle donne in politica. È emerso che gli aggettivi più usati sono stati “abusiva”, “privilegiata”, “brutta”, “incompetente”.
“Questa è la mappatura che proviene in prevalenza da uomini – ha detto – Noi cerchiamo di fare cultura tra i giovani, fornendo loro gli strumenti adatti per superare i bias. Vogliamo inoltre ricostruire la fiducia nei media e sensibilizzare chi gestisce gli spazi online”.
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