20 07 2020
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“Siamo in un momento di grande trasformazione della filiera globale del turismo. Ed esiste una guerra in atto tra vecchi e nuovi protagonisti”. Lo ha detto Umberto Bertelè del Politecnico di Milano in occasione del convegno “Tra web e retail, il turista che non ti aspetti”, che si è svolto al Campus Bovisa milanese. L’analisi era ancora pre-Covid, ma è interessante leggerla proprio per capire cosa è cambiato ora dopo la pandemia.
In cosa consiste questa “guerra”? “Quello che in passato i siti online hanno fatto a quelli fisici ora Google lo sta facendo a loro – ha risposto Bertelè – C’è poi Airbnb, che diventa sempre più importante ed esercita anche una pressione sui prezzi degli alberghi. Negli ultimi tempi si assiste però a una specie di rivolta nei centri storici: alcune grandi città cercano infatti di limitare la presenza di Airbnb per contenere l’eccessiva trasformazione di appartamenti in luoghi d’affitto per turismo”.
Turismo che nel mondo registra cinque paesi come i più visitati: Francia, Spagna, Stati Uniti, Cina e Italia, che può contare su 58,3 milioni di arrivi ogni anno. Ma il nostro paese è penalizzato dal fatto di non avere protagonisti nella filiera globale del turismo nel digitale, nel settore alberghiero e in quello dei trasporti aerei.
“Con un’organizzazione diversa il turismo italiano potrebbe crescere molto di più”, ha concluso Bertelè.
Il viaggio parte dai motori di ricerca
Eleonora Lorenzini del Politecnico di Milano ha presentato i dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo. È emerso che il 54% degli italiani viaggia con la famiglia, il 30% con il partner, il 10% con gli amici e il 6% da solo. Tra i Millennials aumenta la percentuale di chi viaggia con il partner.
La destinazione preferita è il mare (39%), seguita dalle città (29%) e dai viaggi itineranti (23%). Internet è sempre di più un partner fondamentale per ispirazione e ricerca (97%), ma nel 45% dei casi viene usato ancora il canale non Web (passaparola, agenzie).
In ambito Web, il 75% di chi deve organizzare un viaggio parte dai motori di ricerca, mentre nel 35% dei casi si verifica un “passaparola digitale” (tra i Millennials si sale al 52%).
Nella prenotazione delle strutture ricettive prevalgono le prenotazioni dirette (45%), suddivise in e-mail (21%), telefono (18%), dirette digitali tramite siti, app e social (10%). Nelle strutture alberghiere le prenotazioni dirette salgono al 52%.
Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, il mezzo di trasporto preferito per il turismo è l’auto di proprietà (47%). Per gli altri mezzi di trasporto prevalgono le prenotazioni dirette per aerei (88%), auto a noleggio (86%) e treni (83%).
Sulla mobilità in destinazione è considerata sempre più interessante la sharing mobility, scelta da un turista su dieci.
“Abbiamo anche fatto un’analisi specifica relativa a Milano – ha detto Eleonora Lorenzini – In questa città vengono offerti online circa 14mila appartamenti (il 37% in modo imprenditoriale). La nostra stima del fatturato vacation rental è di 117 milioni di euro. Nel 2019, i property manager hanno registrato una crescita del fatturato del 9%”.
Oltre al digitale torna a crescere il mercato tradizionale
Filippo Renga del Politecnico di Milano ha ricordato come il turismo rappresenti il 13% del Pil italiano. Di conseguenza, l’innovazione in questo settore è molto importante.
“Dai nostri studi è emerso che in questo comparto ora non cresce più solo il digitale, ma anche il mercato tradizionale – ha detto Renga – L’incremento medio è del 7% non solo nella componente di tour operating, anche in quella delle agenzie. Nell’83% dei casi, infatti, le agenzie hanno ripreso a crescere”.
Per quanto riguarda la numerosità delle agenzie di viaggio in rapporto al numero di abitanti, in Italia è pari a 8.426, in Germania a 8.268, in Spagna a 8.278, nel Regno Unito a 14.863 e in Francia a 16.485.
Nel nostro Paese, un turista digitale su tre va in agenzia o si rivolge a un consulente, a volte anche solo per avere un’idea o cercare informazioni. I Millennials, nelle loro scelte turistiche, sono particolarmente attenti all’aspetto ambientale.
“Le agenzie raccolgono molte informazioni tramite il digitale – ha spiegato Renga – E un’agenzia su due ha l’abitudine di contattare il cliente prima della partenza e quasi tutte al termine del soggiorno”.
Durante la tavola rotonda, Francesca Benati di Amadeus ha detto che nel settore esiste una tempesta e nei prossimi anni spariranno alcuni protagonisti, mentre ne nasceranno di nuovi.
Per Roberto Di Leo di eMinds il turista oggi fa zapping da un canale all’altro, sia online sia offline senza un percorso prevalente, mentre Marco Montagni ha raccontato come Zucchetti abbia fatto un uso strategico dei dati e curato la relazione con il cliente. Risultato: in due anni i clienti dei viaggi organizzati sono raddoppiati.
Con il coronavirus lo scenario è ora cambiato in poco tempo. E a maggior ragione, l’osservazione iniziale di Umberto Bertelè sulla necessità che il turismo italiano si organizzi diversamente, in questo momento di difficoltà è ancora più valida di prima.
Dati e ricerche