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09 10 2020

La spesa online diventa un’abitudine per gli italiani

La spesa online continua a piacere agli italiani e per molti è ormai diventata un’abitudine. Tra coloro che hanno provato questa modalità d’acquisto durante il lockdown oltre uno su tre ha infatti proseguito anche dopo, soprattutto sui siti della Gdo.

Questo uno degli elementi più interessanti emersi in occasione della seconda giornata di Netcomm Forum Live, che ha evidenziato come la penetrazione dell’alimentare digitale sia quasi raddoppiata durante i giorni di chiusura totale, quando il 17,2% dei consumatori comprò almeno una volta online.

Secondo lo studio realizzato da Iri per Netcomm, il 2020 è stato l’anno delle vendite sul Web di prodotti confezionati di largo consumo, con momenti che hanno toccato addirittura una crescita del 288%.

 

L’origine del boom dei canali digitali

“Il boom dei canali digitali nel settore dell’e-grocery è dovuto, in particolare, all’adozione di nuove modalità di acquisto dei prodotti – ha dichiarato Roberto Liscia, presidente di Netcomm – La necessità di mantenere il distanziamento sociale e, al tempo stesso, di garantire la continuità del servizio, ha determinato l’affermarsi della consegna senza contatto. In particolare, un ruolo importante ha giocato il click & collect, vale a dire il ritiro in negozio della merce acquistata online, che nelle quote di vendita ha superato il 15% durante il lockdown (era l’8,3% nel 2019) e si è attestato di poco sotto al 13% nella fase successiva. Una modalità di acquisto molto apprezzata dagli eShopper nell’alimentare, perché ritenuta più conveniente e veloce rispetto all’home delivery. Il click and collect ha riportato una crescita del 349% e c’è da aspettarsi che, da qui alla fine dell’anno, diventerà un’abitudine sempre più consolidata tra i consumatori”.

 

Food & grocery, occorre una trasformazione digitale

Secondo Liscia la crisi evidenziato la necessità di trasformazione digitale di tutti coloro che operano nel food & grocery. Tutte le marche devono prepararsi a soddisfare le nuove esigenze di consumo e per farlo devono investire nell’export digitale e sui rapporti con i nuovi intermediari. Un ruolo rinnovato potranno averlo i negozi di quartiere, tramutati in partner, e gli operatori del digitale saranno fondamentali per rispondere alle nuove richieste di mercato. Le grandi insegne già presenti nell’e-grocery dovranno migliorare i servizi e cercare di fidelizzare i nuovi consumatori raggiunti durante il lockdown.

Per quanto riguarda bar e ristoranti, Liscia ha detto che il 33,1% degli utenti ha ripreso a frequentarli, ma il 47,3% dice che lo farà meno di prima del Covid-19.

Il 24,1% degli intervistati ha detto che anche dopo la pandemia lavorerà di più a casa e, di conseguenza, pranzerà meno fuori.

 

Colmare il ritardo dell’online in Italia

Durante la tavola rotonda Fausto Jori, amministratore delegato di Natura Sì, ha detto: “Il digitale oggi è fondamentale e bisogna essere bravi a usarlo con competenza. In questo periodo abbiamo però capito anche che il negozio di prossimità oggi è più cercato perché più familiare e accogliente dei grandi store. Dobbiamo pensare al distanziamento fisico, ma non a quello sociale”.

“Il ritardo dell’online in Italia è dovuto a un deficit dell’offerta e non della domanda – ha spiegato Mario Gasbarrino, amministratore delegato di Decò Italia e consigliere di amministrazione di Cortilia – Esistono due modelli online: uno ‘cattivo’, con un’offerta infinita che distrugge gli store, e uno ‘buono’, che risponde al bisogno di avere qualcosa in poco tempo e completa l’offerta.

Per Moniele Tasca, direttore generale di Selex Gruppo Commerciale, oggi si assiste a un’accelerazione nella competizione. I cambiamenti sono significativi: dopo il lockdown le persone frequentano i negozi meno spesso di prima. È cambiato anche il trend del ‘fuori casa’: c’è stato uno stop in parte contingente, ma che potrebbe anche non essere solo tale. E su questo aspetto è necessario fare una riflessione”.

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