08 11 2023
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In Italia, il mercato dell’AI continua la sua crescita e quest’anno raggiungerà un valore di 570 milioni di euro (+128% dal 2020).
Il dato è contenuto nel white paper “L’IA in azione“, realizzato dal Anitec-Assinform, associazione di Confindustria, che lancia però anche un allarme: solo il 6,2% delle aziende ha integrato soluzioni di intelligenza artificiale.
E se alcuni settori come banking, telecomunicazioni e media sono più avanti, in altri comparti il ritardo da colmare è ancora significativo.
Gli ostacoli da rimuovere
Quali sono i motivi? Dal documento emergono, in particolare, la mancanza di consapevolezza delle potenzialità dell’artificial intelligence e una formazione accademica troppo teorica per le esigenze delle aziende.
“La conseguenza di ciò è che l’IA non viene usata come leva competitiva al fine di migliorare efficienza, qualità e rapporto con i clienti – si legge nel rapporto – Spesso la distonia tra “potenzialità” – concrete, come dimostrato dai molti casi d’uso – e ‘sfruttamento’ della tecnologia è dovuta, da un lato, alla richiamata ‘mancanza di consapevolezza’ sia su ciò che l’IA possa fare per l’azienda, dall’altro alla percezione che l’IA sia ‘troppo complicata’ e in qualche modo fuori dalla portata. A ciò contribuiscono vari fattori: l’enfasi data dai media ai rischi dell’IA, a un contesto regolatorio – che, pur essendo in divenire – sembra poco concentrato a guardare alle opportunità di innovazione e al favorirle, a una cultura manageriale diffusa che fatica a concepire l’innovazione digitale come un fattore di competitività”.
Esistono, peraltro, diverse piccole medie aziende che sono invece protagoniste nell’evoluzione dell’AI e rappresentano, quindi, delle punte di eccellenza.
Il ruolo dell’Europa
Secondo Anitec-Assinform, “L’Europa deve investire investimenti in infrastrutture digitali, ricerca, tecnologia e formazione, sia specialistica che di base. Solo così potrà aspirare a competere con le grandi potenze dell’IA, sfruttando al meglio le potenzialità di questa tecnologia per il proprio sviluppo socioeconomico“.
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