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02 07 2024

Italia, il mercato del digitale continua la sua corsa

In Italia, nel 2023 il mercato digitale ha registrato un valore di 78,7 miliardi di euro, con un incremento del 2,1% rispetto all’anno precedente.

Il dato è emerso dalla presentazione del rapporto annuale di Anitec-Assinform, associazione di Confindustria delle principali aziende dell’Ict, che si è tenuta ieri a Milano. 

Lo studio evidenzia un settore in buona salute, che cresce a un tasso superiore al Pil nazionale in termini reali (+0,9%).

Abilitare crescita e competitività

“Cavalcare lo sviluppo delle nuove opportunità del digitale superando le sfide macroeconomiche globali e gli ostacoli legati al contesto nazionale è molto complesso e richiede il continuo coordinamento tra iniziative e attori diversi – ha dichiarato Massimo Dal Checco, presidente di Anitec-Assinform – Ciononostante le imprese stanno dimostrando di credere nella capacità del digitale di abilitare crescita e competitività: le migliori dinamiche del mercato digitale rispetto a quelle economiche generali sono il segnale che occorre procedere sempre più speditamente sulla via dell’innovazione e degli investimenti nelle nuove tecnologie”.

Puntare su formazione e ricerca

Secondo Dal Checco “Se lo scenario globale del 2023 era segnato da grande incertezza e numerosi rischi, che in larga parte permangono anche oggi, la certezza di come l’innovazione stia facendo ampi e rapidissimi passi in avanti per offrire opportunità a imprese e cittadini non è mai venuta meno. Cogliere le potenzialità che la tecnologia ci sta offrendo, facendo dialogare tutti gli attori coinvolti – pubblici e privati – è la sfida che va messa in cima alle nostre priorità. Formazione, ricerca, cooperazione, regolamentazione, investimenti, ognuno di questi e di tanti altri aspetti è necessario perché il digitale e la tecnologia diano il loro importante contributo a migliorare la vita delle persone”.

Crescono i servizi Ict

Pur in un contesto generale positivo, il settore ha registrato andamenti diversi a seconda dei comparti. I servizi Ict, ad esempio, hanno fatto segnare +9% e 16,2 miliardi di euro, mentre i dispositivi e i sistemi hanno avuto una flessione del 4,8%.

Bene software e soluzioni ICT (+5,8% e 9,1 miliardi di euro) e contenuti e pubblicità digitali (+5,5% e 15,2 miliardi di euro).

E in futuro? La stima fino al 2027 è per una crescita media annua complessiva del 3,9%.

L’uso dell’AI

“L’importanza del digitale non è solamente di natura economica – ha continuato  Dal Checco – ma anche sociale e ce ne possiamo rendere banalmente conto guardando a come il digitale stia ormai pervadendo la nostra quotidianità. Tuttavia, ciò che stiamo vivendo ora ha forse una rilevanza maggiore rispetto a quanto accaduto negli ultimi anni. Incredibile disponibilità di dati, nuove architetture di calcolo, algoritmi intelligenti sono solo alcuni degli aspetti che ci mostrano come forse, senza voler essere retorici, stiamo entrando in una nuova era. E se la complessità e l’adozione ancora limitata di alcune novità può non rendere consapevoli molte persone, l’utilizzo sempre più diffuso dell’intelligenza artificiale è sotto gli occhi di tutti e può aprire scenari alcuni dei quali difficilmente immaginabili”.

Digitale e sostenibilità

Dal Checco ha posi concluso con un riferimento alla sostenibilità. Negli ultimi anni – conclude Dal Checco – l’accelerazione della digitalizzazione ha portato a un aumento complessivo dell’impatto ambientale dell’ICT. Malgrado i notevoli progressi nell’innovazione delle tecnologie digitali sempre più ‘green’, la diffusa trasformazione digitale di processi e prodotti porta ancora inevitabilmente con sé un bilancio netto negativo, anche se in miglioramento. La consapevolezza che occorre fare di più per bilanciare l’innovazione digitale con la responsabilità ambientale non è più sufficiente. Per migliorare le prospettive in ottica ‘zero emissioni’ serve un cambio di marcia pervasivo, che faccia evolvere la sostenibilità ambientale del digitale da ‘ambito di regolamentazione’ a vero e proprio ‘strumento strategico’ per le organizzazioni e per la politica industriale stessa. In tal senso, diverse iniziative sono possibili e auspicabili. E il nostro Rapporto le approfondisce”.

 

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