24 01 2020
Take
more.
Per molti è una grande opportunità, in grado di migliorare la qualità della vita, per altri rappresenta una potenziale minaccia: l’intelligenza artificiale fa molto discutere e si presenta come la nuova rivoluzione tecnologica in arrivo. Se ne è parlato ieri al convegno “Big data e intelligenza artificiale: quale evoluzione?”, che si è svolto nella sede di Milano della Fast, la Federazione delle associazioni scientifiche e tecniche.
Come si può definire l’intelligenza artificiale? Secondo Marco Somalvico, pioniere del settore, “è una disciplina appartenente all’informatica che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono la progettazione di sistemi hardware e sistemi di programmi software capaci di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana”.
Big Data, un tesoro da saper gestire
E i Big Data? Da dove vengono? “Gli smartphone sono stati fondamentali perché hanno portato alla multicanalità nel processo d’acquisto e consentito di accedere a una grande quantità di dati”, ha risposto Angelo Di Gregorio, Ordinario di Marketing all’Università Bicocca di Milano.
Secondo Di Gregorio, nella relazione tra mercato e aziende oggi si assiste a una verticalizzazione dei fornitori in settori specifici. In Italia esiste poi un problema di organizzazione delle Pmi: il Cfo spesso lo fa il commercialista e l’imprenditore fa tutto, anche il direttore marketing.
“Questa carenza organizzativa penalizza molto perché ci vogliono competenze specifiche per gestire i Big Data”, ha commentato Di Gregorio, che ha presentato i dati di un’indagine empirica svolta da Industree Group, Ipsos Italia LeFac-Tbs Group in Italia, Francia, Germania e Svizzera sull’atteggiamento delle imprese verso i Big Data.
Secondo la ricerca, il 63% delle aziende ha implementato una strategia data-driven con l’obiettivo di conoscere meglio clienti e prospect (70%), aumentare il Roi delle aziende di marketing (54%) e migliorare la customer experience (51%). I sistemi data-driven aziendali sono alimentati soprattutto dal sito Web (23%) e dai social media (21%).
Gli ostacoli a un maggiore sviluppo di questa attività sono la mancanza di risorse specializzate (45%), le difficoltà nella lettura e coordinazione dei dati (31%), il gap tecnologico (29%) e il budget (29%).
Il 61% delle imprese ha dichiarato di utilizzare un Crm per la gestione di clienti, soprattutto per l’acquisizione di project (48%). Tra le tipologie di informazioni che vengono raccolte prevalgono quelle sociodemografiche (75%), i profili attitudinali (45%) e la diagnostica dei consumi (43%).
La tecnologia cambia tutto rapidamente
“In Italia la trasformazione digitale ha sempre più impatto sulle aziende – ha detto Andrea Seghi di Bmc Software – Il mondo va veloce e in futuro non andrà più lentamente di come già fa adesso. Negli ultimi dieci anni la tecnologia ha cambiato tutto e nei prossimi anni modificherà ancora tutto. Di conseguenza, nel mondo del lavoro bisogna sapersi adeguare rapidamente”.
I cambiamenti riguarderanno anche il mondo del giornalismo. Negli Stati Uniti si sperimentano già soluzioni di intelligenza artificiale per scrivere articoli, ma in prospettiva questo non significherà la morte del giornalismo. Anzi, i quotidiani americani che già usano l’AI hanno mantenuto gli stessi livelli occupazionali e migliorato la qualità. I giornalisti, “liberati” dalla quotidianità del lavoro al desktop, hanno infatti ritrovato il tempo per tornare a fare il loro vero mestiere: andare a cercare le notizie.
Eventi