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20 11 2024

Il linguaggio inclusivo come strumento di comunicazione

Il linguaggio inclusivo e l’uguaglianza di genere sono fili trasversali che richiedono interventi continui per favorirne la promozione.

Questo è il messaggio lanciato in occasione del webinar “Il linguaggio inclusivo come strumento di comunicazione”, organizzato da Confindustria Vicenza.

 Le tre iniziative da intraprendere

“In Italia, si prevede di raggiungere entro il 2026 un incremento del 5% nella classifica dell’indice sull’uguaglianza di genere, che vede il nostro Paese al 14esimo posto nell’Unione europea – ha detto l’avvocata Mirta Corrà – Ma sono necessarie nuove azioni”.

Quali? Le principali sono:

  • interventi nei requisiti per partecipare agli appalti finanziati da Pnnr e Pnc (Piano nazionale complementare);
  • introduzione della certificazione di genere, con benefici;
  • maggiore consapevolezza delle aziende e disclosure dei dati, con benefici.

“Il metodo deve prevedere un’integrazione sistematica delle situazioni, delle priorità e dei bisogni rispettivi in tutte le politiche – ha proseguito Mirta Corrà – È inoltre necessaria un’attenzione trasversale alle implicazioni di genere in tutti i settori”.

I vantaggi per le aziende

La parità, però, non deve appiattire né omologare. Richiede, anzi, una differenziazione di trattamenti in base alle diversità delle situazioni. Il presupposto è che le persone possano esprimere le loro principali caratteristiche e necessità.

In azienda bisogna allineare i valori sia all’interno sia all’esterno e questo porta vantaggi che riguardano:

  • talenti (il clima aziendale è accogliente/stimolante);
  • investitori (i risultati aziendali sono più performanti);
  • clientela (sempre più attenta alle tematiche etiche).

“Bisogna coadiuvare i processi innovativi e creativi e valorizzare l’equity di marca e la reputazione, che portano maggiore valore all’impresa – ha detto Mirta Corrà – Ma in azienda spesso ci si trova di fronte agli ‘ostacolisti’ che si richiamano alla tradizione, alla cautela, alla paura, ai diritti acquisiti, per poi dire la frase ‘abbiamo sempre fatto così’”.

Secondo l’avvocata, l’eredità peggiore che una società diseguale lascia dietro di sé è l’interiorizzazione da parte dei dominati dei giudizi e dei valori dei dominanti.

Descrivere la realtà

Oggi la lingua italiana viene ancora maltrattata con l’oscuramento del sesso femminile. Basti pensare a frasi come “andare a passo d’uomo”, “i padri costituenti”, “si invitano i pazienti a consegnare lo stato di gravidanza”.

Inoltre, i femminili professionali subiscono uno slittamento di significato rispetto ai corrispettivi maschili. Si pensi, ad esempio, al “peso” diverso di termini come segretaria e segretario. Appare così comprensibile che le stesse donne, quando ricoprono un ruolo prestigioso, preferiscano usare la forma maschile per quel ruolo a causa della connotazione riduttiva della forma femminile.

“Il principio base è descrivere la realtà – ha spiegato Mirta Corrà – Tutte le volte che è possibile dobbiamo dare spazio sia alla forma femminile sia a quella maschile. In azienda occorre redigere delle linee guida condivise, che favoriscano semplicità e chiarezza al contenuto dei documenti”.

L’avvocata ha ricordato che a volte anche il linguaggio pubblicitario può diventare discriminatorio, se non addirittura molesto. A Lucca, ad esempio, una palestra ha realizzato dei cartelli sostenuti da ragazze con la scritta in grande “Te la diamo gratis” e, più in piccolo, “a novembre quota d’iscrizione pari a zero”. Questo è un chiaro esempio di ciò che non si deve fare.

La comunicazione inclusiva

Alessandra Plichero, Pr Strategist, ha spiegato quali sono i principi e le pratiche di comunicazione inclusiva.

“In azienda bisogna contribuire a creare un ambiente di fiducia dimostrando un impegno verso uguaglianza, diversità e responsabilità sociale – ha detto – Occorre essere percepiti autentici, socialmente consapevoli e connettersi con un’ampia gamma di individui e comunità”.

È importante riconoscere e valorizzare le differenze individuali che siano etnia, età, genere, abilità, e promuovere la rappresentanza. Bisogna mostrare prospettive e identità diverse nella comunicazione per consentire che tutte e tutti si sentano visti, ascoltati e valorizzati. Occorre poi garantire contenuti accessibili, indipendenti da abilità o limitazioni.

Gli impatti positivi

“Il linguaggio è fondamentale – ha spiegato Alessandra Plichero – A meno che non ci si rivolga a un solo tipo di clientela è bene adottare il focus per ciascuna. In quest’ambito, il linguaggio inclusivo è la pratica di eliminare l’uso di parole, frasi e modi che contribuiscono all’oppressione dei gruppi emarginati. Bisogna quindi ripensare come creare i contenuti.

Le pratiche di comunicazione inclusiva hanno un impatto positivo su vari livelli:

  • costruzione della fiducia;
  • promozione di connessioni significative;
  • miglioramento della reputazione del marchio;
  • promozione di un cambiamento sociale positivo (potere di sfidare pregiudizi, stereotipi e disuguaglianze sistemiche).

 

 

 

 

 

 

 

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