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17 06 2020

Il futuro del programmatic

Il Programmatic Day si è svolto ieri per la prima volta online. Nel primo intervento Giacomo Fusina, Ceo di Human Highway, ha presentato i risultati della ricerca Yoursight, condotta su 537 persone insieme a Engage.

Alla domanda su come si potrebbe definire l’attuale stato di sviluppo del digitale, le risposte sono state:

  1. complicato;
  2. confuso;
  3. dinamico.

 I trend considerati più significativi sono:

  • contenuto;
  • creatività;
  • podcast;
  • digital transformation;
  • eventi digitali.

 

La content personalization come trend prevalente

Per quanto riguarda l’andamento del business dopo l’emergenza, per il 34% non andrà meglio, per il 30% invece sì, mentre il trend prevalente nell’ambito della comunicazione digitale da qui a un anno sarà la content personalization, in forte crescita rispetto al 2019. Lo sviluppo di soluzioni pubblicitarie da qui a un anno riguarderà soprattutto video, mobile e content marketing.

“Il programmatic sarà un punto di forza perché consentirà la targetizzazione e personalizzazione del messaggio – ha detto Fusina – In futuro potrebbe svilupparsi sulla tv on demand”.

Quali sono gli inibitori allo sviluppo del programmatic? Poca informazione e scarsa conoscenza delle potenzialità, anche se aumentano le competenze. Gli inibitori allo sviluppo del marketing digitale sono invece la carenza di cultura e conoscenza della Rete, i costi elevati in rapporto all’efficienza delle campagne e la normativa sulla privacy.

Per quanto riguarda la previsione per il 2020, i professionisti intervistati stimano una crescita del programmatic del 16%.

 

Il futuro dell’identity

 Marco Potente, Head of Global Online Advertising di Enel, ha sottolineato l’importanza nelle loro campagne pubblicitarie del contesto, con attenzione a Brand Safety e reputation.

Giuseppe Vigorito, Sales Director per l’Italia di IAS, si è soffermato sul sentiment, che gioca un ruolo decisivo ed è importante per preservare il valore della marca. “Oggi ci vuole una soluzione personalizzata per ogni brand in un’ottica di brand building – ha detto – E occorre aiutare l’editore a massimizzare le impression”.

Il futuro dell’identity è stato il tema dell’intervento di Sara Buluggiu Md Italy, Spain and Mena di Rubicon Project, che ha ricordato come inizialmente gli online Ads fossero basati sul contesto. Per correggere questo, l’AdTech ha sviluppato l’interest model con cui determinare cosa piace agli utenti e targetizzare gli ads rilevanti per loro.

“Oggi sono nati i third-party cookies, che permettono di raggiungere i clienti desiderati – ha spiegato Sara Buluggiu – Verso il 2022, però, scompariranno e il settore sta cercando come sostituirli. Tra due anni gli utenti saranno anonimi: verranno trasferiti i dati, ma non i nomi delle persone”.

Gli utenti potranno fare opt-in in un identificatore, ci sarà un persistent ID e i punti di tracciamento saranno e-mail, telefono e first-Party Cookies. Si passerà dal tracciamento delle singole persone a quello del gruppo di persone. Queste informazioni passeranno da un exchange per poi essere eventualmente utilizzate dai buyer. Il risultato sarà la rivoluzione dell’audience”.

 

Data analysis per migliori strategie di marketing

Gaetano Polignano, Managing Director di Jewllyfish, ha spiegato come migliorare le strategie di marketing con modelli di data analysis avanzati. “In Italia il 46% delle grandi aziende ha sperimentato una metodologia di Advanced Analytics e circa tre su quattro valutano l’idea di adottarne almeno una – ha detto – Ci sono diversi tipi di analisi: da decriptive a predictive, con un modello automatizzato che affina continuamente le previsioni di comportamento e riadatta le azioni future”.

Quanto vale il programmatic in Italia? Per Andrea Lamperti, direttore Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano, circa un quarto degli investimenti in pubblicità online, che ammontano a 2,11 miliardi di euro.

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