07 06 2021
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Il Covid ha avuto tra le sue conseguenze dei profondi cambiamenti nel mondo del commercio. Se ne è parlato oggi a un convegno organizzato dal Politecnico di Milano, che ha approfondito in modo particolare gli aspetti relativi all’e-commerce b2c.
Gli effetti sul canale offline
Innanzitutto, cosa è accaduto nel canale offline? “Nel primo lockdown abbiamo assistito a chiusure temporanee del 57% dei negozi, con impatti diversi a seconda delle tipologie – ha risposto Riccardo Mangiaracina del Politecnico di Milano – Nel 2020 ha chiuso definitivamente l’1,5% dei negozi, ma il trend era già negativo negli anni precedenti. In controtendenza l’alimentare, dove si è registrata una crescita del 6%”.
Per i consumi, la variazione offline in valore assoluto solo per i prodotti è stata negativa di ben 21 miliardi di euro.
Gli effetti sul canale online
Qual è la situazione del canale online? Nel 2020, se si analizza il dato complessivo di prodotti e servizi è stata registrata una crescita del 3% proseguita anche quest’anno, per cui si stima un ulteriore incremento del 19% che dovrebbe portare il valore complessivo a 38,6 miliardi.
L’andamento è stato però a due velocità, con risultati positivi per i prodotti e negativi per i servizi. In particolare, nel 2020 i prodotti hanno avuto un balzo del 45%, che per il 2021 è stimato del 18%. Molto bene l’alimentare, ma torna a crescere anche l’abbigliamento. Nei prodotti continua ad aumentare l’incidenza d’acquisto via smartphone, che nel 2021 sarà del 60%.
La bilancia commerciale fa segnare 4,4 miliardi di euro di export, contro 2,8 miliardi di import. Le vendite di e-commerce b2c di prodotti per tipologie di player sono distribuite tra dot.com (74%) e tradizionali (26%).
Cosa ci sta lasciando l’emergenza sanitaria? “L’impatto sul commercio è stato complessivamente negativo, con una perdita di 12,7 miliardi di euro nel 2020”, ha detto Mangiaracina.
Il Covid ha però portato nuovi equilibri per il commercio:
- maggiore educazione digitale;
- riduzione delle barriere d’acquisto;
- aumento dei web shopper.
C’è stata un aumento degli investimenti sul digitale dei top retailer italiani. Nel 2020, in rapporto al fatturato, l’incremento è stato di ben il 33%.
Da parte dei top retailer si è ragionato sempre di più in un’ottica omnicanale, mentre tra le Pmi è aumentata la consapevolezza della necessità della presenza online
Riorganizzare i processi delle imprese
Roberto Liscia di Netcomm ha ricordato che la customer experience oggi è ovunque. L’e-commerce rappresenta una quota crescente della spesa al dettaglio e l’acquirente cambia rapidamente con comportamenti sempre più orientati alla sostenibilità.
Alcuni dati interessanti:
- il 40% degli e-shopper ha acquistato nuove tipologie di prodotti e servizi;
- il 60% degli europei ha acquistato su nuovi e-shop;
- si assiste a una sempre maggiore continuità dei consumi nel digitale.
“Con la pandemia si è rafforzato l’uso dei touchpoint digitali all’interno dei percorsi d’acquisto, soprattutto in settori quali alimentare, salute e abbigliamento – ha spiegato Liscia – È interessante rilevare che, dalle nostre analisi, l’intenzione di acquistare tutto o quasi online a livello europeo è passata dal 10% precedente la pandemia al 15% post-pandemia”.
E le aziende? Oggi la maggior parte delle grandi imprese sono già omnicanale, ma in Europa due aziende su tre con oltre dieci addetti non fanno ancora vendite online.
Un aspetto da valutare con attenzione è che l’e-commerce elimina diversi costi, ma ne esistono alcuni aggiuntivi che possono rendere meno redditizia l’attività.
“Bisogna considerare che il 90% delle aziende che abbiamo intervistato ha ancora un unico processo di lavorazione ordini e preparazione spedizioni – ha concluso Liscia – Questo significa che occorre riorganizzare i processi delle imprese e rispondere ai cambiamenti con il digitale e l’intelligenza artificiale, adatte a rivoluzionare il modo di fare azienda”.
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