13 09 2021
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Il tema conduttore dell’edizione 2021 del Festival della Comunicazione di Camogli è la conoscenza. Ne ha parlato Piero Angela, secondo cui conoscere è una delle grandi leve dello sviluppo umano.
“Nella scienza c’è una grande distinzione tra ciò che si sa e ciò che non si sa – ha spiegato – In passato contava il concetto ‘ipse dixit’, ma è contestabile. Erastatone, nel 400 a.C., ha misurato la circonferenza terrestre con una buona approssimazione. Questo per dire che esistevano grandi menti, ma oggi in più abbiamo il metodo. E nella scienza è un po’ come nello sport: contano i risultati, non quello che si è fatto in precedenza”.
Secondo Angela gli scienziati possono avere anche idee diverse, ma questa va considerata una ricchezza perché ci possono essere diverse strade da percorrere per raggiungere un risultato. E una cosa sono le conoscenze un’altra le opinioni.
L’effetto placebo
Il divulgatore scientifico si è poi soffermato su alcuni fenomeni psicologici che vengono abilmente sfruttati da chi ne ha un tornaconto. Ad esempio, i chiromanti o cartomanti dicono alle persone che vanno da loro alla ricerca di risposte una decina di cose. Di queste, quattro magari sono sbagliate, tre si adattano più o meno a tutti e altre tre calzano bene. Quando le persone terminano gli incontri di solito tendono a ricordarsi solo quelle più indovinate, che sembrano avere risposto in modo giusto alle loro richieste, e si dimenticano il resto.
Lo stesso vale per le medicine alternative e l’omeopatia, che secondo Angela si basano soprattutto sull’effetto placebo. Ha raccontato di essere stato denunciato cinque volte per averlo spiegato durante delle trasmissioni televisive ed è stato sempre assolto perché ha solo evidenziato che venivano fatte affermazioni non provate.
“La conoscenza è un bene prezioso e la scienza ci ha aiutato a capire molte cose – ha concluso – È stato lo sforzo di lavoro di tanti ricercatori che ha permesso di raggiungere determinati risultati. È con la conoscenza che si possono prendere decisioni”.
La coscienza come parte emersa di un iceberg
Il filosofo Massimo Cacciari è poi intervenuto sul tema della coscienza. “I nostri processi consci affondano le radici nell’inconscio e questo non è Freud, ma neurologia – ha spiegato – Non esiste nessun primato del concetto dell’io penso, c’è invece un inconscio genomico, dentro ciascuno di noi. E c’è anche un inconscio archetipo, antropologico e culturale”.
Secondo Cacciari, la coscienza è la parte emersa di un grande iceberg e la comprensione più precisa delle basi neuronali della coscienza significa la comparsa rivoluzionaria della soggettività caratterizzata, ad esempio, anche da emotività e affettività.
“Siamo in un momento di grandi cambiamenti e dobbiamo guardare con ottimismo alla tecnologia, all’intelligenza artificiale – ha concluso Cacciari – Questo perché un giorno potrà portare l’uomo a liberarsi dalla fatica del labor”.
I ritardi della neuroscienza
Guido Barbujani ha spiegato come, in realtà, del funzionamento del cervello non si è capito finora molto. Abbiamo una ricerca fenomenologica, ma non sappiamo i principi primi, non sappiamo rispondere alle domande di base.
“La neuroscienza è ancora a uno stadio poco evoluto rispetto ad altre scienze – ha concluso – I meccanismi della memoria, ad esempio, sono poco conosciuti. È quindi un campo in cui esistono ancora molti margini di sviluppo”.
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