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10 02 2022

Digital Innovation Days, capitale umano al centro

Avere il coraggio di cambiare e innovare è fondamentale per affrontare le nuove sfide che viviamo. È questo il messaggio emerso ai Digital Innovation Days.

Anna Ascani, sottosegretario di Stato del ministero dello Sviluppo Economico ha aperto i lavori ricordando gli investimenti in atto per infrastrutture e connettività. “Non bastano però gli investimenti – ha spiegato – La parola chiave si chiama competenze, che vanno formate per arrivare a una vera trasformazione digitale”.

 

La realtà transitoria verso il new normal

Quali sono gli scenari futuri con cui ci confronteremo presto? Nicola Neri di Ipsos ha spiegato che a volte in un arco temporale brevissimo accadono grandi trasformazioni, come è accaduto con la pandemia. Negli ultimi tempi siamo più attenti alla salute, anche mentale, e al futuro dei giovani. E ora siamo una nazione che guarda con maggiore fiducia al futuro.

Secondo i dati di Ipsos, il 52% degli italiani pensa che tutto migliorerà nei prossimi tre anni anche se non mancano preoccupazioni, soprattutto per il lavoro e la salute. Se dal nazionale si passa al locale emerge che molta attenzione viene dedicata anche alla sostenibilità e alla mobilità.

Oggi viviamo una realtà transitoria, che ci porterà a nuova normalità tra 15-18 mesi. Ci sono dei macro-scenari che si possono ipotizzare. Il più probabile è quello in continuità con il mondo che conosciamo, ma si può immaginare anche uno scenario più locale con una vita meno globale rispetto al passato. C’è poi uno scenario trasformativo, un capitalismo 2.0 che affronta in modo efficace le sfide ambientali. C’è infine anche un’ipotesi peggiore in cui emergeranno le fratture all’interno della società.

“Nella nostra visione il mondo ha cominciato a cambiare velocemente con il Covid e ora ci attende un periodo di cambiamento continuo – ha concluso Neri – Finora abbiamo sempre visto il nostro mondo come un’evoluzione continua, ma ora abbiamo capito che un elemento esterno come il Covid all’improvviso può fermare tutto. E bisogna farsi trovare pronti a reagire”.

 

Tre suggerimenti per cavalcare i cambiamenti

Lo psicologo Luca Mazzucchelli, esperto di coaching, ha ricordato che nel 1941 i giapponesi attaccarono gli americani a Pearl Harbour senza dichiarare guerra. Molti morirono, ma chi riuscì a sopravvivere fu oggetto di studio. Quelli che psicologicamente si risollevarono prima furono i militari addetti alla cucina. Come mai? Durante l’attacco giapponese reagirono con un lancio di patate e pentole. Fu inutile, ma questo li aiutò in seguito a livello psicologico per essere riusciti comunque in qualche modo a reagire a un evento negativo.

“Vivere in modo passivo i cambiamenti è sbagliato, bisogna comunque reagire alle situazioni difficili – ha spiegato Mazzucchelli – Il problema non sono i cambiamenti, ma quello che ciascuno ne fa”.

I suggerimenti utili per cavalcare i cambiamenti sono tre:

  • considerarsi causa, invece che effetto, delle cose che non vanno bene. Quando ci si considera effetto si dà sempre la colpa agli altri, se invece ci si considera causa si cerca di affrontare e risolvere i problemi. Bisogna iniziare a cambiare sé stessi, non gli altri. Questo non significa che è colpa propria, ma che la soluzione spesso è in sé stessi. Le difficoltà sono inevitabili, ma l’infelicità è una scelta;
  • il giusto approccio mentale. La vita è composta per il 20% da quello che ci accade e per l’80% di quello che si fa di quello che ci è accaduto. Un evento negativo può essere vissuto “come una sfiga o come una sfida”. Davanti alla sfida il corpo aumenta il flusso sanguigno e l’energia a disposizione;
  • fai il lavoro duro. La tipologia di lavoro duro e premiante è cambiata nelle diverse epoche storiche. Una volta contava soprattutto il lavoro fisico, poi ha iniziato a prevalere la capacità mentale. Ora è arrivata l’era del cuore e del coraggio. Presto i robot e l’intelligenza artificiale ci metteranno in un angolo e potremo continuare a fare la differenza con le emozioni, il cuore, il coraggio, l’intelligenza emotiva, l’empatia e la capacità di prendere una decisione.

“Bisogna avere il coraggio di entrare nella paura, fare dei sacrifici emotivi – ha detto Mazzucchelli – Questo significa anche saper appianare i rapporti tesi, mettere al centro le persone. Dobbiamo ricordarci che la paura è il primo ingrediente chimico dell’entusiasmo. Nel mondo di oggi abbiamo bisogno di meno tecnica e più te”.

 

L’importanza della trasparenza e del rispetto

Enea Roveda di Lifegate ha sottolineato che 37,5 milioni di italiani chiedono un cambiamento in materia ambientale e il 75% è ormai attento al tema della sostenibilità.

Secondo Roveda, il mondo della comunicazione è cambiato molto negli ultimi anni grazie alla tecnologia e questo ha messo al centro dell’attenzione il tema della trasparenza e, di conseguenza, quello della sostenibilità.

“Ora si è capito che la salute dell’economia è legata a quella delle persone – ha detto Roveda – Il nostro claim è ‘people, planet, profit”. La sostenibilità è prendere consapevolezza che è possibile fare business e nello stesso tempo creare valore per la comunità e per l’ambiente. La sostenibilità è rispetto delle persone e dell’ambiente. Siamo di fronte a una grande sfida, ma anche a una grande opportunità”.

 

Portare buonsenso ed empatia nelle aziende

Martin Lindstrom ha scritto un libro sull’importanza del buonsenso all’interno delle aziende. “Bisogna eliminare lungaggini burocratiche e follie organizzative delle aziende – ha spiegato – Troppe volte il buonsenso non è senso comune, mentre può essere la soluzione a molti problemi. Un aspetto fondamentale è l’empatia tra le persone, che spesso è carente e invece è fondamentale nei luoghi di lavoro e nel rapporto con i clienti. Bisogna partire dal concetto che le persone dimenticheranno quello che hai detto e quello che hai fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire”.

 

Come imparare a cambiare

Riccardo Pittis, ex giocatore di pallacanestro e oggi speaker motivazionale, ha spiegato il cambiamento con un neologismo da lui coniato: cambiamente. Ha raccontato come, a circa 30 anni, ebbe un problema alla mano destra che lo portò a imparare a tirare la palla da basket con la sinistra, pur senza essere mancino.

Come? Esiste una teoria chiamata dei tre cervelli che sono:

  • la neocorteccia (razionalità);
  • il limbico (emozioni);
  • il rettiliano (sopravvivenza).

“Il cambiamento diventa più facile quando non c’è alternativa, altrimenti è molto difficile – ha spiegato Pittis – È nella fase dell’emergenza che subentra il cervello rettiliano”.

Come superare la fase che ci frena a cercare qualcosa di nuovo senza l’emergenza? La risposta è nella parola cambiare vista come un acronimo:

C – Consapevolezza che siamo sempre in un costante cambiamento

A – Analisi di costi e benefici

M – Metodo (meglio a piccoli passi)

B – Bersaglio (porsi un obiettivo)

I – Impegno

A – Accettazione (anche degli errori)

R – Responsabilità

E – Entusiasmo

Esiste anche la regola delle tre L che può essere declinata sia in lavorare, lavorare, lavorare sia in leadership, learning e liability.

“Per usare un altro gioco di parole bisogna essere responsabili non responsabili, cioè sempre alla ricerca di alibi per i nostri errori, ricordiamoci che abbiamo diritto di sbagliare – ha spiegato Pittis – È poi importante concentrarsi su quello che abbiamo a disposizione, non su quello che manca, e aggiungere sempre motivazione ed entusiasmo”.

 

Alla scoperta del future of living

Ai Digital Innovation Days si è parlato di future of living. Cosa si intende con questo concetto? “Contiene dentro di sé molte parole, a cominciare da innovazione e sostenibilità”, ha spiegato Francesco Iervolino di Deloitte Officine Innovazione.

Il Covid ha portato grandi cambiamenti, si pensi solo alla crescita del 55% delle vendite online. In questa situazione di discontinuità l’innovazione è stata e continua a essere un supporto alla nuova quotidianità di individui e imprese.

Oggi il 44% dei cittadini preferisce un mix tra canale digitale e fisico, il 55% pensa che le persone devono essere al centro e il 65% è favorevole a stili di vita e consumi sostenibili.

“Si va verso la costruzione di una società del futuro efficiente ed ecosostenibile, questo è il future of living – ha proseguito Iervolino – Il percorso è accelerato da una serie di strumenti che portano a cambiamenti profondi nel modo di vivere e coinvolgono l’individuo sia nella dimensione personale e lavorativa sia come membro della collettività”.

Anche il building cambia con l’aggregazione di case/abitazioni e aree abitative in cui le persone adottano stili di vita più sostenibili.

Future of living significa il futuro dello stile di vita dell’uomo nell’ambiente interconnesso con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita, aumentare la sostenibilità e avere un impatto sociale per tutta la comunità.

“Oggi è necessaria un approccio settoriale, ma al tempo stesso una gestione e visione d’insieme nell’affrontare le principali sfide del cambiamento in modo sinergico, collaborativo e reciproco”, ha concluso Iervolino.

 

Competenze e cultura digitale per crescere

Stefano Venturi di Confindustria Digitale ha detto che anche nel Pnrr il digitale è l’abilitatore fondamentale, ma l’Italia è ancora troppo indietro nelle competenze che riguardano il digitale ed è necessario fare un salto in avanti.

Basti pensare che tra gli italiani di un’età compresa tra 16 e i 74 anni solo il 42% possiede almeno competenze digitali di base, contro la media Ue del 58%, e comunque solo il 22% di questi le ha superiori al livello basic (33% nell’Unione europea). A questo si aggiunge che solo l’1% dei laureati italiani ha studiato Ict.

“C’è molto da fare, bisogna prevedere la formazione digitale nel Pnrr – ha detto Venturi – Viviamo un’era in cui l’apprendimento deve durare tutta la vita. E non bisogna parlare solo di competenze digitali, ma anche di cultura digitale di chi fa un determinato mestiere e deve saper usare gli strumenti digitali in modo adeguato”.

 

Consumatori sempre più responsabili

Francesca Milani di Climate partner ha sottolineato che bisogna iniziare ad agire con piani concreti di sostenibilità, trasparenza delle aziende, cambiamenti nei comportamenti d’acquisto delle persone, presa di coscienza maggiore e scelte più responsabili.

“Occorre sapere che i consumatori sono responsabili del 60-70% di tutte le emissioni dirette e indirette – ha spiegato – Le ricerche mostrano come l’etichettatura sia molto utile per spingere verso scelte più responsabili”.

 

Le tre direttrici del futuro

Secondo Marcello Albergoni di LinkedIn Italia in futuro alcuni tipi di lavoro scompariranno e ne nasceranno di nuovi. “Tra le competenze digitali più richieste oggi ci sono esperti di digital marketing, e-commerce, tecnologi e content creator”, ha concluso.

Come le tecnologie del futuro cambieranno le nostre vite? A questa domanda ha risposto Massimo Canducci di Engineering Ingegneria Informatica, secondo cui siamo solo all’inizio nel migliorare con la tecnologia la vita degli esseri umani. Questo avverrà grazie alle tecnologie che verranno e ci riguarda perché cambieranno molti dei nostri comportamenti, dovremo farci trovare preparati.

Le direttrici del futuro saranno tre:

  • parleremo con le macchine. Il cliente finale non utilizzerà più singole applicazioni, ma interi ecosistemi digitali. Saranno costruiti servizi e piattaforme digitali per consentire di passare nei nuovi ecosistemi digitali che stanno per arrivare;
  • vivremo una realtà “estesa”. Ad esempio, useremo occhiali smart comandati con la voce dotati di diverse funzioni. Potremmo passare velocemente dal mobile-first al glasses-first;
  • saremo fisicamente connessi alle macchine. Si potrebbe arrivare addirittura all’inserimento di chip nel cervello e questo ha molte potenzialità, ma anche dei rischi ed è fondamentale considerare le implicazioni etiche.

 

La reputazione come asset finanziario

Paolo Iabichino, direttore creativo, ha spiegato che il termine “nuova normalità” non gli piace perché di normale c’è molto poco e chi lo usa spesso ambisce a ritornare alla situazione precedente, mentre bisogna guardare avanti.

Secondo Iabichino occorre evitare la continua polarizzazione e un esempio è la scuola. Se il dibattito diventa uno scontro tra favorevoli e contrari alla Dad si finisce per non affrontare il vero problema: la riprogettazione totale della scuola, di cui c’è bisogno da tempo.

A differenza del passato oggi molte imprese hanno capito che si può coniugare profitto e istanze sociali, attenzione all’ambiente e al territorio, a volte anche con una logica risarcitoria. Nei prossimi anni le aziende che si limiteranno solo a fare narrazione potrebbero avere delle difficoltà, a differenze di quelle che sapranno andare oltre e hanno già attuato cambiamenti concreti.

“La pandemia è stata una sorta di luminol che ha evidenziato i punti di non ritorno – ha detto Iabichino – Oggi la sensibilità dei consumatori è molto più radicata su temi di carattere sociale e ambientale. Di conseguenza, le aziende sono più attente perché la reputazione è diventata un vero e proprio asset finanziario”.

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