14 07 2022
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“Potenzialità e sfide del digital audio data driven”: questo è il titolo del Webinar organizzato da Iab Italia, che ha fatto il punto della situazione su un settore in forte crescita.
“Oggi si può attingere a enormi quantità di dati per migliorare l’esperienza degli utenti – ha spiegato Alberto Mazzieri di Spotify – E i dati sono per le aziende un’opportunità per costruire strategie di comunicazione sempre più efficaci”.
L’audio ascolta
L’audio non è la radio: si può scegliere cosa ascoltare a seconda del momento e di come ci si sente. Anche per questo motivo è un’esperienza particolarmente ingaggiante. L’audio ascolta: può sembrare un paradosso, ma può permettere di capire chi c’è dall’altra parte e come rivolgersi all’audience.
“È significativo rilevare che, secondo alcuni studi, tre persone su quattro dicono di ricordare gli ads capaci di interpretare i propri gusti e interessi – ha proseguito Mazzieri – La nostra campagna ‘Only for you’ consente proprio di costruire il profilo di una persona in base a quello che ascolta abitualmente. Bisogna conoscere bene il proprio target e per noi è molto importante soprattutto per GenZ e Millennials, che si muovono in modo rapido e imprevedibile. Sono poi sempre più importanti temi come sostenibilità e wellness”.
Molti giovani della GenZ ammettono di trascorrere troppo tempo davanti allo smartphone. Per loro l’audio diventa così anche un modo per staccare dall’impatto visual.
L’efficacia degli spot audio personalizzati
Mara Negri di Mediamond ha spiegato che bisogna conoscere l’audience in base a contenuti, contesto e network. “Proponiamo ai nostri clienti spot audio personalizzati in base a una serie di variabili come città, giorno, ora, meteo, playlist ascoltate, device utilizzati e aspetti sociodemografici – ha detto – Ad esempio, abbiamo partecipato al lancio della Smart elettrica creando 420 combinazioni di spot differenti. Il risultato è stato ottenere il 93% di persone che hanno ascoltato gli spot fino alla fine perché abbiamo intercettato i loro interessi”.
I tre aspetti da considerare per un branded podcast
Davide Panza di Digital Mde ha ricordato che alcuni dati potenzialmente utili ancora non ci sono. Diventa così difficile rispondere alla domanda “Se facciamo un post quanti lo ascolteranno?”. Non lo si può sapere prima, ma l’audience dipende molto dalla combinazione di due fattori:
- spinta promozionale;
- bontà del contenuto.
Se poi la domanda è quanto bisogna invertire per avere una certa audience, la risposta è che prima bisogna definire cosa si intende per audience: numero di play o follower. Il numero di play è stimabile se si conosce il tasso di conversione dei mezzi promozionali ai quali ci si affida, mentre il numero di follower dipende dalla “bontà” del contenuto.
E con quanti ascolti si entra in classifica? Qui bisogna considerare che esistono le classifiche, ma senza i dati. Non è possibile stimare in anticipo gli aspetti quantitativi di un progetto podcast perché la decisione di farlo o meno non è data driven. Ma ci sono altri dati su cui si può fare affidamento: ricerche, report e studi di mercato. E in questo periodo tutti confermano la continua crescita dei podcast.
“Bisogna fare una strategia adeguata, un progetto di comunicazione valido e con un budget adeguato”, ha aggiunto Panza.
In sintesi, la decisione di fare un branded podcast si basa su tre aspetti:
- dati delle ricerche;
- cosa hanno o non hanno ancora fatto i competitor;
- budget complessivo da destinare al progetto.
Dati e ricerche