20 01 2025
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Il design for all, la progettazione universale, è oggi una priorità sociale d’impresa. Questo è il messaggio lanciato al Mudec di Milano in occasione del Global Inclusion 2024.
“Spesso associamo il termine disabilità al concetto di limite, che però non è tanto nella persona quanto nell’ambiente con cui interagisce – ha detto Claudio Guffanti, Founder di Unlimited Views – Bisogna inoltre considerare che di solito pensiamo alla disabilità come caratteristica permanente, che oggi in Italia riguarda circa il 20% della popolazione. Ma la disabilità può anche essere temporanea, come nel caso di una persona con un braccio o una gamba ingessata. È un concetto importante perché rende la disabilità più facilmente riscontrabile nella nostra vita”.
Rendere accessibili i prodotti
Questa premessa rende ancora più significativo il ruolo dell’inclusive design, un metodo di progettazione che tiene in considerazione la diversità umana e cerca di garantire la piena accessibilità a tutte le persone.
Secondo un’indagine internazionale condotta da Kantar su 23mila persone, il 43% si è sentito discriminato da un’azienda e il dato sale all’81% tra le persone con disabilità. Sono numeri importanti, che dovrebbero fare riflettere.
Quanto costa rendere accessibile dei prodotti? “In realtà molto poco – ha risposto Guffanti – A volte le aziende temono ci sia un impatto economico importante, ma spesso non è così. Un esempio virtuoso è Ikea, che ha saputo intervenire in modo efficace su alcuni suoi prodotti. Il design for all è importante perché permette la piena accessibilità già in fase di progettazione”.
Puntare sulla cultura
Secondo Luigi Bobba, presidente della Fondazione Global Inclusion – art. 3 ETS, bisogna investire sulla cultura per costruire progetti e comunità basate sull’inclusione, mentre per Andrea Laudadio, Head of Tim Academy and Development, occorre riflettere anche su tutto quello di sbagliato che è stato fatto finora.
“Alcune cose sono successe perché il mondo è cambiato, ma molto resta ancora da fare – ha detto Laudadio –. È importante sottolineare che l’inclusione deve essere considerata la strada giusta indipendentemente dall’aspetto economico”.
Aldo Forte, Head of People and Organization Italy di Enel, è partito dalla premessa che secondo uno studio il 43% delle persone pensa che il mondo oggi sia peggio di dieci anni fa e molti affidano alle imprese anche un ruolo sociale. Bisogna quindi tenere conto di tutti gli stakeholder e considerare l’inclusione come un’opportunità per migliorare la qualità di tutto”.
L’importanza della consapevolezza
Pete Kercher, cofondatore e ambasciatore di EIDD – Design for All Europe, ha detto che la diversità umana è la realtà del mondo con cui bisogna sapersi confrontare e Antonio Grillo, professore di Inclusive Design alla Scuola del Design del Politecnico di Milano, ha ribadito che bisogna guardare il mondo così com’è e non con le lenti di come sembra a noi.
“Ho fiducia nel futuro perché le nuove generazioni sono più consapevoli e pronte a rispondere alle esigenze della società”, ha aggiunto Grillo.
Dajana Gioffrè, Chief Visionary Officer di Accessiway, ha evidenziato che chi progetta troppo spesso non considera ancora la diversità. “Per far passare un diritto occorre un precetto normativo, ma questo diminuisce la qualità. Occorrono invece più consapevolezza e motivazioni a fare bene”.
Il vademecum di Banco BPM
Licia Ciocca, responsabile Inclusion, Diversity e Social di Banco BPM, ha presentato l’impegno-Manifesto di Banco BPM, che si propone di portare avanti un progetto di rispetto delle persone nella loro unicità. È nato dall’ascolto di tutte le persone con disabilità all’interno della banca di cui sono stati raccolti i bisogni.
Dall’analisi delle barriere culturali evidenziate è nato un vademecum, uno strumento per individuare i comportamenti che sarebbero sempre auspicabili, in cui sono stati recepiti suggerimenti concreti delle persone con disabilità.
Il vademecum è stato distribuito a 19.700 persone all’interno di Banco BPM con l’obiettivo di creare una realtà sempre più inclusiva e rispettosa.
L’universal design come mindset
Erica Isa Mosca, architetto e PhD in Design for All del Politecnico di Milano, ha detto che nel design for all la sfida è trovare chi ha questa competenza e la mette in pratica. “Il nostro obiettivo è rendere questa competenza estesa tramite un corso specifico rivolto ai professionisti”.
Sara Bocchicchio, neuropsicologa, psicoterapeuta, co-founder AnotherWayTo e assegnista di ricerca dell’Università dell’Insubria, si è soffermata sull’importanza del dell’inclusive design in ambito aziendale a favore delle persone con neurodivergenze.
“L’obiettivo è rispondere alle esigenze di una singola persona offrendo una vasta gamma di opzioni a disposizione di tutte – ha spiegato – L’universal design deve essere un mindset”.
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