13 05 2022
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Il content marketing b2b è stato al centro del Demand Generation Lab di oggi, che si è presentato con il claim “From Zero to Hero”.
La Brand Awarness
“La Brand Awarness è la migliore amica della Lead Generation – ha spiegato Francesco Bertasi di Digital 360 Hub – Fare Lead Generation con brand poco conosciuti e appena lanciati può diventare una vera e propria sfida. Bisogna inoltre considerare che mentre attività di lungo periodo hanno un impatto anche sui risultati di breve periodo, non è vero il contrario”.
Secondo Bertasi, Brand Awarness e Lead Generation sono due facce della stessa medaglia e vanno a braccetto verso il medesimo obiettivo: portare più valore all’azienda.
“È fondamentale intercettare il buyer lungo tutto il journey con contenuti precisi ritagliati sulle fasi del percorso di consapevolezza”, ha spiegato Stefano Buzzotta di Demand Generation Lab.
I tre contenuti fondamentali
Le tre fasi principali sono:
- awarness (research report, articoli informativi, contenuti educativi);
- consideration (articoli su pratiche e vantaggi, white paper comparativi, podcast, video);
- decision (corporate case, demo).
Nella Lead Generation quali sono i contenuti che convertono? Quelli gated, cioè scaricabili: ad esempio, i white paper “how to” e le infografiche. Nell’e-mail marketing bisogna poi privilegiare la qualità sulla quantità con un testo breve e di impatto, la forte personalizzazione di mittente, destinatari e oggetto, l’inserimento di elementi grafici.
Brand nel 2022, il silenzio non è un’opzione
Il mondo della comunicazione è molto cambiato negli ultimi anni e ha visto l’ingresso di nuovi protagonisti che riguardano anche i brand. “Oggi la comunicazione non riguarda più solo gli esperti, ma anche influencer, attori e cantanti, che si attivano su casi specifici senza necessariamente ‘sposare” posizioni partitiche o filosofiche”, ha detto Stefania Trazzi di Imageware.
È significativo rilevare che, secondo i dati Istat, solo il 20,5% degli italiani si fida dei partiti e il dato scende ulteriormente tra i giovani. In questo contesto, si assiste a una frammentazione dei mediatori. Le conseguenze sono:
- accessibilità dei temi;
- semplificazione;
- polarizzazione.
“Le aziende sono chiamate in causa e devono decidere quali strategie adottare – ha detto Stefania Trazzi – Si assiste al brand activism, con imprese che sposano delle cause con strumenti nuovi e accollandosi anche dei rischi”.
Nel nuovo scenario ci sono molti content creators, che hanno diversi rapporti con le aziende. Oggi bisogna considerare che il 64% dei consumatori è belief-driven buyers. Inoltre, secondo un’indagine di Forrester il 73% della Generazione Z e il 68% dei Millennial sono disposti a pagare di più per prodotti che rispettano l’ambiente. Una strategia efficace in questa direzione può permettere alle aziende di guadagnare in reputazione e ottenere benefici duratori.
“Anche nel b2b la sostenibilità è centrale e gran parte delle aziende lavorano in questa direzione sull’offerta dei processi – ha concluso Stefania Trazzi – Si è passati ad azioni concrete abbinate ad attività di formazione. Oggi c’è una grande maturità, ma dal punto di vista dell’informazione rimane ancora molto da fare”.
Comunicazione