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14 10 2022

Copy inclusivo, il linguaggio che esprime rispetto

“Il copy inclusivo riguarda la nostra quotidianità lavorativa ed è un linguaggio che esprime rispetto per persone, categorie, situazioni e contesti”. Lo ha detto Luciana De Laurentiis di Fastweb, intervenuta al webinar “Oltre schwa e asterischi c’è il copy inclusivo”.

 

Le parole costruiscono la realtà

Oggi i temi dell’inclusione sono sempre più diffusi nelle organizzazioni per vari motivi:

  • dimensione sempre più multiculturale che si diffonde nelle multinazionali;
  • prolungamento della vita attiva;
  • aumento dell’occupazione femminile;
  • crescente differenziazione nelle professionalità e nella clientela;
  • attenzione più specifica a orientamenti e bisogno diversi nella work-life integration.

“Le parole rappresentano il mondo e aiutano la costruzione della realtà – ha proseguito Luciana De Laurentiis – Negli ultimi tempi il linguaggio inclusivo è diventato un po’ anche di moda, ma non è ideologia. Si tratta di una questione molto pratica nelle organizzazioni e riguarda siti web, newsletter, portali di assistenza clienti, social media, campagne di marketing, comunicati stampa e molti altri tipi di contenuti”.

 

Un linguaggio accessibile e comprensibile

Cosa si intende per linguaggio inclusivo? Per Fabrizio Acanfora “L’uso di un linguaggio appropriato nel descrivere le diversità gioca un ruolo importante nella formazione di una coscienza collettiva che accolga e includa le differenze come parte di un tutto eterogeneo”.

Per Alice Orrù “Il linguaggio inclusivo è libero da parole, frasi o toni che riflettono opinioni pregiudizievoli, stereotipate o discriminatorie verso determinati gruppi di persone”.

Un linguaggio inclusivo deve essere adatto e comprensibile a più persone possibile. Lo è se rispetta per chiunque i principi base di accessibilità e comprensibilità. L’uso dell’asterisco non risolve certo il problema: ha una valenza simbolica, ma non rende fluida e accessibile la lettura. La vera evoluzione del linguaggio inclusivo passa invece da una prospettiva ragionevole e rispettosa della lingua comune. Ad esempio, i nomi professionali declinati al femminile esistono e non si tratta di opinioni, ma di genere grammaticale.

 

I vantaggi per l’advertising

Il linguaggio inclusivo non è solo una questione di genere e si rivolge anche alle persone con disabilità. Spesso si parla poi di ageismo, riferendosi a persone anziane descritte in modo stereotipato e in questo modo creiamo oggi la nostra discriminazione di domani. In ogni caso, bisogna considerare che la discriminazione può manifestarsi anche verso le persone più giovani.

“Il linguaggio deve essere accessibile e non può quindi essere neanche settoriale o burocratico, un altro rischio che si corre – ha concluso Luciana De Laurentiis – Un aspetto importante da considerare è che nella pubblicità i marchi con maggiore diversità sono quelli che ottengono risultati migliori”.

 

 

 

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