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02 07 2021

Al via la campagna “Un patto etico per la ripartenza” del Club degli eventi

Un patto etico per la ripartenza. È questo il nome della campagna lanciata dal Club degli eventi e presentata ieri con una conferenza stampa online. Una campagna che nasce dalla consapevolezza che il settore degli eventi vive un momento difficile a causa della pandemia- basti pensare che in un solo anno ha perso il 75% del fatturato – e ora è pronto a ripartire. Sono però necessarie regole chiare e condivise, che riguardano soprattutto la gestione delle gare.

Marco Jannarelli, presidente di Next Group, ha sottolineato che l’idea è di far nascere un patto etico basato su regole di trasparenza, sostenibilità e dialogo, che permetta alle agenzie di concentrarsi sulla creatività e l’organizzazione degli eventi.

Questo vale a maggior ragione oggi perché gli eventi non possono più essere considerati solo un servizio, ma un processo di comunicazione.

“Vogliamo sensibilizzare i clienti e facilitare la ripartenza con alcune proposte – ha detto Jannarelli – Sono raccomandazioni valide per tutti per ripartire insieme”.

 

I sei punti del patto etico per la ripartenza

I punti individuati sono sei:

  • limitare le gare preferendo valutazioni credenziali, case history, workshop, chemistry meeting;
  • condividere brief chiari ed esaustivi (obiettivi chiari, budget definiti e tempi adeguati al lavoro da svolgere, criteri di valutazione oggettivi dichiarati in sede di gara);
  • limitare il numero di agenzie in gara a tre partecipanti;
  • chiedere rework solo all’agenzia assegnataria della gara;
  • riconoscere un rimborso (1% del budget) per la partecipazione alla gara;
  • anticipare tutti i costi necessari alla realizzazione dell’evento.

 

Un soggetto per ogni punto

 La campagna è stata costruita con sei diversi soggetti che illustrano i diversi punti. Ad esempio, per il primo punto si vede una squadra di barbieri con la scritta: “Non chiameresti mai otto barbieri per un taglio di capelli. Perché farlo con le agenzie di eventi?

Nel secondo si vede una donna che gioca a tennis con scarpe con i tacchi e la scritta: “Non chiederesti mai scarpe con i tacchi per giocare a tennis. Perché farlo con le agenzie di eventi?”.

Lo stesso schema viene poi riproposto per i due punti successivi, in cui i protagonisti diventano un tecnico di elettrodomestici (che non verrebbe mai chiamato senza pagarlo) e dei sarti (che non verrebbero mai utilizzati numerosi per lavorare allo stesso vestito).

Nell’ultimo punto si vede una donna che guarda il conto di un ristorante con la scritta: “Non pagheresti mai il conto di un ristorante sette mesi dopo aver cenato. Perché farlo con un’agenzia?”.

La campagna “Un patto etico per la ripartenza” è visibile da ieri sui principali quotidiani nazionali e nelle sue declinazioni digitali.

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