11 07 2024
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Nei prossimi anni, l’innovazione digitale avrà un ruolo importante nel settore delle Life Science. Se ne è parlato al convegno “Life Science: il digitale per accelerare la trasformazione”, organizzato dal Politecnico di Milano.
In quest’ambito, quali sono le innovazioni più promettenti? Secondo l’Osservatorio Life Science Innovation del PoliMi sono:
- reti di dati sanitari federati;
- AI per la medicina personalizzata;
- terapie digitali;
- dati sintetici;
- AI per lo sviluppo di nuovi prodotti.
Gli ostacoli da superare
Esistono, però, anche barriere da superare. I motivi principali riscontrati dall’indagine dell’Osservatorio sono:
- è difficile quantificare i benefici derivanti dagli investimenti necessari (41%);
- mancano le competenze per utilizzare gli strumenti digitali (41%);
- la cultura digitale è limitata (38%).
“Nei modelli organizzativi delle aziende l’innovazione digitale è però trasversale solo nel 32% delle grandi imprese e nel 17% delle Pmi – ha detto Emanuele Lettieri Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Life Science Innovation – E solo in un caso su tre chi si occupa dell’innovazione digitale ha un budget dedicato e l’autonomia decisionale necessaria”.
Un approccio su misura per il paziente
“Per affrontare patologie complesse è necessario superare l’approccio tradizionale basato sulla standardizzazione adattandolo a uno sistemico, integrato e su misura per il paziente – ha spiegato Deborah De Cesare, ricercatrice Senior dell’Osservatorio Life Science Innovation – Molto utili possono essere i dati e questo è l’ambito prioritario in cui operano le startup del settore”.
Un ruolo crescente lo svolge l’intelligenza artificiale, che viene sfruttata dal 55% delle startup che si occupano di medicina personalizzata.
Il 78% delle aziende del comparto ritiene, inoltre, che anche le infrastrutture di supercalcolo saranno utili.
L’AI può servire per accelerare la fase di drug discovery, analizzare il rischio di contrarre malattie e per il rilevamento precoce. Senza dati, però, non si può fare nulla di significativo.
I dati utilizzati derivano da:
- registri clinici (75%);
- questionari (61%);
- amministrativi (57%);
- sistemi da laboratorio (39%).
Gli ostacoli da superare sono:
- difficoltà nell’utilizzo dei dati clinici (45%);
- mancanza di standardizzazione (40%);
- scarsa disponibilità (15%).
“C’è necessità di approcci innovativi che consentano di raccogliere e valorizzare i dati per la ricerca”, ha concluso Deborah De Cesare.
Prospettive delle terapie digitali
Chiara Sgarbossa, direttrice dell’Osservatorio Life Science Innovation, ha detto che oggi le terapie digitali in commercio sono 93 (31 in più rispetto al 2023) e il prezzo medio proposto dal produttore è 500 euro.
Le principali aree terapeutiche sono:
- psichiatria (37%);
- endocrinologia (14%);
- reumatologia oncologia (10%).
Le modalità di erogazione sono:
- stand alone (43%);
- con farmaco (29%);
- con dispositivo e farmaco (28%).
“La quasi totalità delle terapie digitali internazionali si basa su un modello b2b e prevede la necessità di prescrizione da parte del medico curante – ha detto Chiara Sgarbossa – La modalità prevalente di pagamento è la rimborsabilità da parte delle assicurazioni”.
Circa otto aziende su dieci ritengono che le terapie digitali possano avere un impatto sul settore. In Italia, solo il 18% delle imprese ha però già avviato azioni di questo tipo e il 27% è interessato a farlo in futuro.
Aumentare i dati disponibili
Nel nostro Paese, le principali barriere sono:
- limitata chiarezza del contesto normativo (82%);
- assenza di rimborsabilità da parte del SSN (73%);
- difficoltà nella valutazione dei benefici (69%).
“Il 49% dei medici sarebbe disposto a prescrivere una terapia digitale e il 65% dei pazienti l’accetterebbe”, ha aggiunto Chiara Sgarbossa.
Quali impatti potrebbero avere le terapie digitali:
- aumentare i dati disponibili (68%);
- aumentare la consapevolezza del paziente sulla sua salute (58%);
- aumentare l’aderenza alla terapia (51%).
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