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30 04 2020

L’impresa post-Covid: trasformazione digitale e nuovi assetti competitivi

Come cambieranno le aziende nella fase che seguirà l’emergenza coronavirus? Se ne è parlato ieri durante un Webinar organizzato dal Politecnico di Milano, che ha sottolineato come lo shock dovuto al Covid-19 potrebbe permettere un’ulteriore trasformazione digitale, superando vecchie barriere.

Umberto Bertelè, professore emerito del Politecnico di Milano, è partito da un’analisi della situazione economica mondiale: i dati sono scoraggianti e anche il colosso cinese fa fatica a ripartire. Le imprese sono alla disperata ricerca di liquidità e nel mercato azionario le Borse scommettono sulla tecnologia, mentre non investono sul sistema bancario.

“Questo periodo ha molti aspetti negativi, ma è come se avesse dato dei corsi di digitalizzazione a tutti – ha detto Bertelè – L’auspicio è che sia nata una maggiore sensibilità verso le nuove tecnologie e ci sia un impulso all’innovazione. Di solito le grandi crisi sono selettive e selezionano chi è capace di coniugare innovatività e attrattività finanziaria”.

 

Il digitale strumento di resilienza

Secondo Alfonso Fuggetta, professore di Informatica al PoliMi, l’emergenza di questi giorni ha evidenziato che chi aveva già investito prima in infrastrutture è partito avvantaggiato. “Questo conferma l’importanza degli investimenti nel medio-lungo periodo per garantire la resilienza delle imprese, del territorio e del Paese – ha detto Fuggetta – E bisogna sottolineare che se l’Italia resta in piedi lo deve proprio al digitale”.

Per Lucia Piscitello, professore di International Business, la crisi ha fatto emergere alcune fragilità del paradigma delle catene globali del valore. In questo contesto, il digitale deve giocare un ruolo importante in termini di resilienza e anti-fragilità. “Attenzione agli Stati Uniti – ha spiegato – Già negli anni ’50 si diceva che quando gli Usa starnutiscono il resto del mondo ha il raffreddore. Questo è vero anche oggi”.

 

Il futuro: new normal e new digital

Andrea Rangone, professore di Digital Business al PoliMi, ha detto che alcune delle iniziative sperimentate nell’emergenza entreranno a far parte della nuova normalità: “Si inizia a parlare di new normal e questo porterà anche a un new digital. In questi giorni si sperimentano nuove soluzioni che vanno oltre quanto fatto finora. Chi si occupa di digitale oggi ha molte opportunità, ma anche grandi responsabilità. È un momento di elettroshock culturale soprattutto per chi è sempre stato restio a investire nel digitale”.

 

Smart working e lavoro in azienda, alla ricerca di un equilibrio

E lo smart working? Cose ne resterà una volta terminata l’emergenza? “Oggi il lavoro agile più che un’occasione è ormai un obbligo – ha risposto Fuggetta – È importante, ma non va considerato la panacea di tutti i mali. Va gestito con intelligenza perché un’azienda è anche una realtà sociale in cui la relazione umana resta importante”.

“Alcune organizzazioni non torneranno più indietro – ha aggiunto Rangone – Alla fine si andrà verso un giusto equilibrio”.

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