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28 05 2020

L’impresa post-Covid: trasformazione digitale e nuovi assetti competitivi

La fase che seguirà l’emergenza coronavirus potrebbe permettere un’ulteriore trasformazione digitale, superando vecchie barriere. Se ne è parlato durante un Webinar organizzato dal Politecnico di Milano, che ha sottolineato come lo shock dovuto al Covid-19 darà un nuovo impulso ai cambiamenti tecnologici in azienda.

Umberto Bertelè, professore emerito del Politecnico di Milano, è partito da un’analisi della situazione economica mondiale: i dati sono scoraggianti e anche il colosso cinese fa fatica a ripartire. Le imprese sono alla disperata ricerca di liquidità e nel mercato azionario le Borse scommettono sulla tecnologia, mentre non investono sul sistema bancario.

“Questo periodo ha molti aspetti negativi, ma è come se avesse dato corsi di digitalizzazione a tutti – ha detto Bertelè – L’auspicio è che sia nata una maggiore sensibilità verso le nuove tecnologie e ci sia un impulso all’innovazione. Di solito le grandi crisi selezionano chi è capace di coniugare innovatività e attrattività finanziaria”.

 

Il digitale strumento di resilienza

Secondo Alfonso Fuggetta, professore di Informatica al PoliMi, l’emergenza di questi giorni ha evidenziato che chi aveva già investito prima in infrastrutture è partito avvantaggiato. “Questo conferma l’importanza degli investimenti nel medio-lungo periodo per garantire la resilienza delle imprese, del territorio e del Paese – ha detto Fuggetta – E bisogna sottolineare che se l’Italia resta in piedi lo deve proprio al digitale”.

Per Lucia Piscitello, professore di International Business, la crisi ha fatto emergere alcune fragilità del paradigma delle catene globali del valore. In questo contesto, il digitale deve giocare un ruolo importante in termini di resilienza e anti-fragilità. “Attenzione agli Stati Uniti – ha spiegato – Già negli anni ’50 si diceva che quando gli Usa starnutiscono il resto del mondo ha il raffreddore. Questo è vero anche oggi”.

 

Il futuro: new normal e new digital

Andrea Rangone, professore di Digital Business al PoliMi, ha detto che alcune delle iniziative sperimentate nell’emergenza entreranno a far parte della nuova normalità: “Si inizia a parlare di new normal e questo porterà anche a un new digital. In questi giorni si sperimentano nuove soluzioni che vanno oltre quanto fatto finora. Chi si occupa di digitale oggi ha molte opportunità, ma anche grandi responsabilità. È un momento di elettroshock culturale soprattutto per chi è sempre stato restio a investire nel digitale”.

 

Smart working e lavoro in azienda, alla ricerca di un equilibrio

E lo smart working? Cose ne resterà una volta terminata l’emergenza? “Oggi il lavoro agile più che un’occasione è ormai un obbligo – ha risposto Fuggetta – È importante, ma non va considerato la panacea di tutti i mali. Va gestito con intelligenza perché un’azienda è anche una realtà sociale in cui la relazione umana resta importante”.

“Alcune organizzazioni non torneranno più indietro – ha aggiunto Rangone – Alla fine si andrà verso un giusto equilibrio”.

 

Come creare opportunità di crescita in un contesto in trasformazione

Anche in una situazione difficile come quella che viviamo nei giorni del Covid-19 possono nascere delle opportunità di crescita. Da questa premessa si è sviluppato il Webinar “Shaping the Future”, organizzato oggi da Ipsos.

“Per avere successo durante una crisi i marchi devono essere nel posto giusto al momento sbagliato”, ha detto David Parma di Ipsos.

In questo periodo ci sono stati molti cambiamenti nei comportamenti e nelle attitudini, tra cui l’aumento dell’e-learning, con l’apprendimento di nuove competenze, e il boom dell’e-commerce.

 

I tempi di crisi come agenti di cambiamento

Ci si aspetta ora che alcuni trend emergenti rimangano e trasformino il nostro modo di vivere, tra cui:

  • le preoccupazioni igieniche;
  • l’ascesa del digitale;
  • la ridefinizione del brand purpose.

“Abbiamo analizzato il viaggio emozionale durante la crisi in altri paesi – ha spiegato Parma – Non c’è stata linearità, ma una serie di alti e bassi. In questo scenario, la capacità delle marche di connettersi emotivamente è essenziale e lo sarà anche in futuro. I tempi di crisi presentano molte sfide per le imprese, ma possono fungere da acceleratore o agenti di cambiamento. Chi saprà rispondere rapidamente alle nuove esigenze sarà vincente”.

Secondo Parma, quando si raggiunge un bivio è bene coglierlo. Bisogna costruire il futuro guardando agli insights di oggi, siamo come all’interno di un grande laboratorio. I marchi che si reinventano attraverso piattaforme a misura di consumatore possono entrare nella “nuova normalità”.

In occasione dell’epidemia della Sars e durante la recessione del 2008 le aziende innovative, pronte a investire per rispondere ai bisogni dei consumatori, si sono ritrovate dopo con un vantaggio competitivo.

 

Costruire scenari da tradurre in piani d’azione 

Come pensare di affrontare oggi il business del futuro? “Non bisogna basarsi su idee vaghe, ma su evidenze e insights – ha risposto Parma – Non si tratta tanto di fare la cosa giusta, ma di essere preparati. A seconda del settore ci devono anche essere diversi modelli di risposta”.

I cambiamenti in atto si possono già osservare in Cina con:

  • offerte nuove e nascenti (prodotti di bellezza ad alta tecnologia, veicoli senza conducenti per facilitare la logistica delle consegne, tecnologia Internet in medicina e salute);
  • nuove attività promozionali e nuovi canali;
  • stretch di marchio/categoria (marchi di bellezza che hanno sviluppato prodotti igienizzanti, brand di moda che hanno iniziato a produrre mascherine).

Non si sa ancora come si evolverà il Covid-19 e bisogna quindi immaginare diversi scenari potenziali per riempire ciascuno di essi con comportamenti, attitudini, tendenze ed emozioni del consumatore. “Occorre un rigoroso processo di costruzione di scenari da tramutare poi in piani di azione”, ha concluso Parma.

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