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23 07 2020

Innovation Days, l’Italia che riparte

Innovation è la parola d’ordine emersa dal Webinar organizzato nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore sull’Italia che riparte. Lo ha sottolineato subito Fabio Tamburini, direttore del quotidiano, quando ha detto che l’innovazione di oggi prepara il futuro.

 

Resistere

“Il nostro settore ha contenuto i danni – ha spiegato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Confindustria – Ci siamo preparati all’emergenza in anticipo, quando sono arrivate le prime notizie preoccupanti dalla Cina. Abbiamo subito attivato delle task force per preparare dei programmi di continuità, e ha funzionato. La programmazione è fondamentale e lo deve essere anche in vista del vaccino”.

Più preoccupante è la situazione della moda, in cui la pandemia ha causato forti cali del fatturato e degli ordini. Cosa fare? “Abbiamo procrastinato la stagione dei saldi – ha risposto Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda – Puntiamo molto sul digitale anche per la presentazione di nuove collezioni e su show-room tridimensionali, ma non rinunciamo alla tradizione. È una crisi di consumo e avere delle soluzioni di filiera non è possibile. Bisogna resistere e aiutarsi a vicenda, evitando guerre dei prezzi”.

Per Alberto Dal Poz di Federmeccanica stiamo uscendo da una situazione imprevista. È una crisi simmetrica, che riguarda tutti i paesi verso cui esportiamo: Germania, Francia e Stati Uniti, che hanno problematiche simili alle nostre.

“Qualche piccolo segnale positivo arriva dal Giappone – ha detto Dal Poz – I mercati si sono fermati in modo sincronizzato e speriamo ripartano nello stesso modo”.

Il settore alimentare ha registrato un calo contenuto, con il mercato retail che è andato bene mentre quello del food service, dell’alimentare fuori casa, ha avuto un andamento negativo. “Bisognerà vedere come andrà l’estate, che sarà un momento molto delicato – ha spiegato Paolo Zanetti, vicepresidente di Federalimentare – Peccato, perché i primi tre mesi di export dell’anno sono andati bene, ma poi è iniziato il calo”.

 

Ripartire

Secondo Emanuela Trenti, amministratore delegato di Siram, il tessuto industriale ha reagito bene, ma occorre avere anche una visione di medio e lungo periodo. In quest’ottica bisogna puntare molto su sostenibilità e innovazione, è necessario investire sempre e non solo nel momento del bisogno. Solo così ci si può far trovare pronti nelle situazioni di emergenza.

Nunzio Travaglia, responsabile Divisione Imprese della Cassa Depositi Prestiti, ha detto che è necessaria una politica di rilancio della competitività, mentre Federico Rigoni, Chief Revenue Officer di Tim, ha spiegato che durante il lockdown la Rete ha resistito bene.

“A voler cercare un aspetto positivo bisogna rilevare che, per un’azienda del nostro settore, prima del Covid la recettività di alcuni servizi era limitata – ha detto Rigoni – Oggi c’è più sensibilità e nel medio-lungo termine il processo di digitalizzazione del Paese avrà un’accelerazione. Il 5G darà poi un ulteriore impulso”.

 

Reinventarsi

Per Massimo Antonelli, amministratore delegato di EY Italia, non sarà una crisi veloce, ma bisogna puntare sulla ripresa. Il sentiment cambia tra grandi aziende, che investono, e Pmi, che soffrono di più.

“Oltre la metà delle aziende punta a cogliere anche opportunità da questa crisi – ha concluso Antonelli – Diverse aziende si reinventano e tendono sempre di più a diversificare le vendite tra online e offline”.

 

Le nuove relazioni digitali tra le imprese

In questo contesto, le relazioni digitali tra le aziende sono sempre più importanti. Se ne è parlato all’edizione 2020 del NetComm Focus B2B live, che si è svolto per la prima volta in streaming.

“In Italia il 52% delle imprese B2B con oltre 20 milioni di euro di fatturato ha attività e-commerce, con un sito proprio o con marketplace – ha detto Roberto Liscia, presidente di NetComm – In quattro anni, le aziende B2B con e-commerce sono cresciute del 10%, mentre quelle no digital sono calate del 30%. Sono dati significativi, che confermano una tendenza irreversibile”.

Nel nostro Paese il 40% del campione B2B ha un proprio sito e-commerce e il 17% usa i marketplace. Quest’ultimo è però da considerare ancora agli inizi.

“L’e-commerce B2B è sempre più aperto, simile al B2C e orientato all’acquisizione di nuovi clienti – ha proseguito Liscia – In futuro gli investimenti riguarderanno soprattutto lo sviluppo del team interno, il sito e-commerce diretto, i contenuti e gli spazi a pagamento per il digital marketing”.

Secondo Mario Bagliani di NetComm, circa il 75% delle imprese usa i canali digitali in qualche fase o scopo del processo d’acquisto. I buyer li usano i canali digitali soprattutto per ricercare nuovi fornitori e si aspettano di ridurre i costi. Oltre il 60% ritiene che entro cinque anni non si utilizzeranno più i cataloghi cartacei.

 

Digitale post-Covid: da utile a indispensabile 

Paola Olivares del Politecnico di Milano ha sottolineato che dopo il Covid-19 c’è stato un cambio di paradigma. Oggi è evidente la necessità del digitale, ma bisogna fornire chiavi interpretative alle aziende.

“Il digitale è motore di competitività, ma dopo il Covid-19 è chiaro che sia anche elemento di sopravvivenza delle aziende – ha detto – Oggi gli investimenti B2B sono guidati soprattutto dagli obblighi normativi. Le principali filiere per l’e-commerce B2B, che continua a crescere senza battute d’arresto, sono l’automobile (25%) e il largo consumo (20%)”.

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