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22 09 2022

Il Festival della Comunicazione 2022 tra libertà, tecnologia e futuro

Il Festival della Comunicazione 2022, che si è svolto nei giorni scorsi a Camogli e ha avuto come tema conduttore la libertà, ha chiuso con numeri record: circa 40mila presenze fisiche, 400mila visualizzazioni in streaming e 365mila sul sito dell’evento, 6.400 iscritti al canale YouTube e 200mila persone raggiunte tramite i social network.

 

Dall’evoluzione del cervello umano all’intelligenza artificiale

Tra i temi trattati durante l’evento, le diverse forme di intelligenza: dal cervello umano, che ha passato diverse fasi evolutive, all’artificial intelligence, basata sugli algoritmi.

Il racconto è partito da lontano con l’uomo di Neanderthal, che oggi viene studiato in base agli strumenti usati e alle sue ossa, importanti fonti di informazioni. “Gli artefatti dicono molto sulla sua capacità di fare e creare – ha spiegato Elena Taverna, neuroscienziata – Anche i primi reperti dell’Homo Sapiens sono molto simili a quelli di Neanderthal, ma quest’ultimo è stato più stanziale. Oggi possiamo poi leggere il Dna e questo permette di ricostruire la storia dell’essere umano”.

Secondo un altro neuroscienziato, Nereo Kalebic, per capire le capacità cognitive dell’Homo Sapiens si possono osservare gli scimpanzè. “Rispetto a loro noi abbiamo il cervello tre volte più grande e abbiamo alcune parti più sviluppate come la corteccia cerebrale, con alcune zone che si attivano a seconda delle attività che svolgiamo – ha spiegato Kalebic – Se ci volgiamo indietro, i primi umani avevano un cervello più piccolo di ora e poi, un milione e mezzo di anni fa, il cervello è triplicato, con conseguente aumento di neuroni. Oggi la scienza mette a disposizione grandi strumenti e consente di capire anche la complessità di questi processi”.

 

AI, opportunità e rischi

Con un salto temporale in avanti, il Festival della Comunicazione ha poi affrontato le tematiche dell’intelligenza artificiale in un incontro in cui si è discusso delle ragioni del progresso e di quelle del diritto. Oggi l’AI crea infatti nuove opportunità, ma anche problematiche. E il mondo della policy e del diritto si interrogano su come modificare le regole per favorire un uso corretto delle innovazioni tecnologiche.

“C’è un confine sempre più labile tra ambito scientifico e mercato – ha detto Guido Scorza del Garante della Privacy – Il primo è in buona misura regolamentato, ma i risultati vengono immessi nel mercato alla velocità della luce. Esiste un impatto sulla società che deve preoccupare, pur se in modo costruttivo. Nel mercato l’algoritmo ci propone scelte d’acquisto che, in qualche modo, comprimono la nostra libertà di scelta. Oltretutto, questi algoritmi sono nelle mani di poche grandi aziende e anche questo è fonte di preoccupazione”.

A Bruxelles si sta scrivendo un regolamento sull’intelligenza artificiale, che dovrebbe entrare in vigore tra il 2004 e il 2005 nei paesi dell’Unione europea. Il problema di fondo, però, è che le regolamentazioni rincorrono delle innovazioni che sono già in essere.

Secondo Giorgio Metta dell’Istituto Italiano di Tecnologia un’eventuale regolamentazione preventiva rischierebbe di limitare troppo la scienza. Ci sono idee che la scienza deve avere la libertà di portare avanti e solo se si rileva un possibile pericolo può essere necessario disegnare un perimetro. È però difficile dire a priori se un’idea può creare problemi. “Oggi gli algoritmi vengono spesso sviluppati dalle aziende – ha concluso Metta – In questo caso il rischio è che la scienza debba sottostare a loro, finendo per essere condizionata”.

 

Obiettivo aumentare la disponibilità di tempo

Francesco Iorio di Human Technopole ha spiegato che se noi deleghiamo ad altri una decisione, come avviene con l’intelligenza artificiale, può sembrare una perdita di libertà, ma a volte non è così. In alcuni casi l’essere umano non può infatti competere con la tecnologia, che con l’AI ha capacità di analizzare ed elaborare una grande quantità di dati con risultati molo positivi, si pensi ad esempio all’uso che ne viene fatto nella diagnostica. “Ci sono però anche dei rischi – ha aggiunto Iorio – perché siamo arrivati al punto in cui un’entità esterna potrebbe conoscerci addirittura meglio di noi stessi”.

Per Elisabetta Ripa di Enel il primo obiettivo dell’intelligenza artificiale è aumentare la disponibilità del nostro tempo, che può essere dedicato ad altri ambiti in cui la componente umana fa ancora la differenza. “Per quanto ci riguarda, l’AI è il presupposto con cui gestiamo le nostre infrastrutture di ricarica delle auto e viene usata anche per la gestione e manutenzione predittiva dei guasti – ha detto – In futuro, le auto elettriche interagiranno sempre di più con l’intelligenza del veicolo e viceversa, oltre che con le infrastrutture sul territorio. Questo creerà un’enorme mole di dati e fornirà informazioni importanti soprattutto per migliorare la sicurezza”.

“Con l’intelligenza artificiale riusciamo a predire la domanda di gas del giorno dopo – ha spiegato Irene Sardelletti di Snam – Questo avviene grazie a un algoritmo che elabora una serie di dati di partenza e ci permette di migliorare l’efficienza e la sicurezza, ad esempio con il monitoraggio delle fughe di gas con dei droni. I possibili usi dell’AI sono quindi molteplici”.

 

I podcast nelle abitudini degli italiani

I podcast non sono più una moda, ma un fenomeno che si è ormai affermato nelle abitudini degli italiani. Questo emerge dall’ultima indagine condotta da Nielsen IQ, presentata al Festival.

“Gli ascoltatori continuano ad aumentare e nel 2021 sono stati 15,4 milioni, 900mila in più rispetto all’anno precedente, con una crescita del 7% – ha detto Giorgio Pedrazzini di Nielsen IQ – L’ascolto avviene circa una volta a settimana, ma esiste anche un 4% di heavy user che ascolta i podcast ogni giorno”.

 

I contenuti preferiti sono le news

La fascia d’età maggiore è tra i 18 e i 24 anni, seguita da quella tra i 25 e i 34 anni, ma tre gli heavy user prevale quest’ultima, con una prevalenza nell’area geografica del Nord-Est del Paese.

Dove si ascoltano i podcast? Le risposte indicano soprattutto la casa (75%) e l’automobile (31%), con una durata media di 22,8 minuti. I principali canali di scelta sono i social media (48%), il passaparola (32%) e i siti Internet (32%). Nella scelta ci si orienta in base alla tematica (76%), al narratore (48%) e all’autore (44%). I driver principali sono:

  • informarsi (38%);
  • scoprire contenuti (32%);
  • divertirsi (28%).

Tra gli ostacoli a un’ulteriore diffusione dei podcast si riscontrano:

  • preferenza per altre modalità (54%);
  • non conoscenza del servizio (30%);
  • difficoltà a trovare post interessanti (17%).

I contenuti preferiti sono news e attualità (48%), programmi di approfondimento (41%) e intrattenimento (30%). L’abbandono di un podcast mentre si ascolta avviene in media 1-2 volte (46%), 3-5 volte (21%), oltre 5 volte (11%).

Il grado di attenzione rispetto a un libro è simile (55%), maggiore (16%) e minore (9%). La maggioranza degli intervistati ritiene i podcast un valido supporto didattico e il 47% dei genitori ha figli che ascoltano podcast, che per loro sono la fonte di conoscenza più frequente. Il 55% degli intervistati ascolta sia podcast sia libri.

 

La ricerca della qualità

“Rispetto all’anno scorso si registra una crescita di awarness e un calo di chi non conosce i podcast – ha commentato Federico Ferrazza, direttore di Wired Italia – Questo aumenta il pubblico potenziale e fa crescere la domanda di prodotti di qualità. Un altro dei trend in atto è l’aumento delle categorie e sottocategorie. Oggi va molto il cosiddetto true crime, mentre ci sono categorie che non hanno ancora prodotti interessanti, nonostante siano molto seguiti con libri e documentari”.

Secondo Veronica Scazzosi di Frame il podcast ha creato sinergie tra professionalità diverse. “Un aspetto interessante della ricerca sono i driver, che portano ad approcciarsi ai podcast: approfondimento e studio prima ancora che intrattenimento. Le persone dedicano quindi attenzione a contenuti di valore, complessi, non c’è più il fenomeno del ‘mordi e fuggi’. È un aspetto importante perché contenuti di qualità trattengono il pubblico, anche i giovanissimi”.

 

Il mondo delle imprese davanti alla sfida delle nuove complessità sociali

Il Festival della Comunicazione 2022 ha affrontato anche temi oggi sempre più al centro del dibattito come sviluppo, crisi energetica e ambiente. “Ci sono tre transizioni da affrontare basate su sostenibilità, digitale e resilienza – ha detto Francesco Profumo della Fondazione Compagnia Sanpaolo – Qualcuno ha forse pensato che questi tre canali fossero separati tra loro. In realtà, non è così anche perché oggi accanto all’intelligenza cerebrale c’è quella artificiale. Un altro elemento di novità è che l’attuale rivoluzione industriale durerà meno delle precedenti, una decina d’anni. La rapidità del cambiamento è difficile da gestire, soprattutto in un contesto di incertezza come quello che viviamo. Alla fine, ne scaturirà un modo diverso di vivere, essere ed educare, con un livello di complessità forse senza precedenti”.

 

Economia circolare e AI le rivoluzioni che ci aspettano

Secondo Luca Dal Fabbro di Iren ma dobbiamo abituarci al cambiamento accelerato. La crisi era abbastanza prevedibile, ma il problema è che ci saranno sempre più spesso eventi disruptive. “L’Italia deve iniziare a pianificare nel lungo periodo – ha detto – L’economia circolare e l’intelligenza artificiale saranno le prossime rivoluzioni. L’era dell’abbondanza è finita, la prossima transizione sarà basata sui metalli rari, molti dei quali oggi vengono buttati, così come nelle città gettiamo il 95% di ciò che consumiamo. La strada da percorrere è quella dell’economia circolare, bisogna iniziare a programmare i cicli produttivi partendo dalla fine dello spreco”.

C’è poi anche il tema del risparmio energetico su cui si può fare molto anche tramite campagne che puntino sulla parte tecnologica per favorire i risparmi. Per l’Italia questo può diventare anche un’opportunità: il 60% delle caldaie a condensazione, ad esempio, è prodotto in Veneto. Il nostro è anche il Paese più avanzato dal punto di vista dell’economia circolare, già diffusa in molte aziende. “Dobbiamo creare dei poli e delle filiere virtuose italiane sull’economia circolare, ma anche sull’acqua, con una vera pianificazione – ha concluso Dal Fabbro – Occorre avere una visione del Paese di medio e lungo periodo in grado di preparare in anticipo alle crisi da affrontare”.

 

Puntare sull’innovazione

Luigi Ferraris di Ferrovie dello Stato ha spiegato come nel suo settore si debba gestire la discontinuità nella continuità. “I treni non si possono fermare, ma bisogna rafforzare la capacità di trasporto con opere che tengano conto delle nuove tecnologie – ha spiegato – Bisogna connettere porti, aeroporti, ferrovie in modo integrato tramite la digitalizzazione”.

Secondo Gabriele Galateri di Genola dell’Istituto Italiano di Tecnologie i due temi fondamentali sono sostenibilità e innovazione. Nelle imprese se ne discute spesso e si cercano persone competenti in questi settori. Le applicazioni delle innovazioni tecnologiche sono molteplici, continue e toccano tutti i campi. “La robotica e le nanotecnologie possono portare grandi risultati nel campo della riabilitazione – ha spiegato – Ad esempio, la mano robotica per chi ha avuto incidenti permette l’80% delle attività svolte con una mano umana e gli esoscheletri aiutano a stare in piedi persone con gravi difficoltà motorie”.

 

Il futuro è il metaverso

Un’altra grande rivoluzione annunciata è quella del metaverso. “Si tratta di una naturale evoluzione di tutti i cambiamenti tecnologici che abbiamo vissuto negli ultimi anni – ha detto Alberto Diaspro dell’IIT – Oggi siamo immersi nei dati, ma solo il 20% è strutturato e questo fa capire quali potenzialità di crescita ci siano ancora. Un’evoluzione come il metaverso rientra in questo contesto e richiede nuove competenze e professionalità”.

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