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02 12 2020

Alla ricerca dell’identità digitale

Identità digitale: perché propria ora? A questa domanda ha risposto oggi un convegno organizzato dal Politecnico di Milano, che ha coinciso con la nascita dell’Osservatorio sull’identità digitale.

In questo ambito, le tecnologie svolgono un ruolo molto importante e, in Italia, va ricordata la realizzazione del Fascicolo sanitario elettronico con accesso unico Spid e interoperabilità tra le Regioni.

“Il 2020 ha segnato un punto di discontinuità nel panorama dell’identità digitale – ha detto Giorgia Dragoni del Politecnico di Milano – Il panorama dell’identità digitale è composto da modelli eterogenei tra loro, basati sulla frequenza di utilizzo e sul livello di robustezza dei dati personali. Spesso l’effettivo utilizzo dell’identità digitale non è coerente con le sue potenzialità di valorizzazione”.

In un’Europa che viaggia a due velocità differenti l’Italia ha appena avviato il suo percorso. Paesi come Olanda, Svezia, Norvegia e Finlandia utilizzano in modo ampio l’identità digitale. Altri, come Italia, Francia, Belgio e Austria hanno appena iniziato a farlo.

 

Le quattro linee di lavoro per gli sviluppi futuri

“Finora in Italia le identità digitali sono state gestite come silos, senza una strategia organica – ha spiegato Giorgia Dragoni – Bisogna ora seguire alcune linee di lavoro per gli sviluppi futuri”.

Quali sono? Soprattutto quattro:

  • valorizzazione dei sistemi di identità digitale già esistenti;
  • integrazione dell’identità digitale con altri strumenti sinergici;
  • sperimentazione di nuove tecnologie;
  • interoperabilità a livello nazionale e internazionale.

Andrea Servida della Commissione europea ha detto che l’Europa intende fare dell’identità digitale qualcosa di utilizzabile a livello universale, ma per farlo è fondamentale la protezione dei dati.

“È necessario lo scambio di credenziali e l’adozione di standard comuni – ha spiegato Servida – Occorre inoltre innovazione dal punto di vista dei processi”.

 

 

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