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01 03 2021

Le nuove sfide legate alla sostenibilità

Who cares? Who does 2000?”. Questo è il titolo dell’indagine condotta in Italia da Gfk su 4.000 responsabili acquisti, presentata in occasione di un webinar dedicato al tema della sostenibilità.

Dalla ricerca emerge che le principali preoccupazioni relative all’ambiente sono:

  • cambiamento climatico (42%);
  • inquinamento atmosferico (41%);
  • rifiuti di plastica (41%);
  • inquinamento atmosferico (38%);
  • inquinamento dell’acqua (38%).

“Le sfide globali diventano personali particolarmente in un periodo di pandemia – ha detto Milena Signorini di Gfk – Il 57% degli shopper si sente colpito personalmente dai problemi ambientali e il 48% prova un senso di colpa quando compie azioni non rispettose dell’ambiente”.

Chi può fare la differenza per limitare i danni? Le risposte si sono suddivise in produttori (37%), governi (28%), consumatori (25%) e retailer (10%). Il 66% ritiene particolarmente importante la scelta dei prodotti per la casa, il 50% di quelli per la cura delle persone e il 41% di altri elementi confezionati.

 

Le tre categorie di consumatori

Quasi uno shopper su quattro è già eco-attivo. I consumatori possono essere divisi in tre categorie:

  • eco-actives (già consapevoli);
  • eco-considers (preoccupati, ma con azioni ancora occasionali);
  • eco-dismissers (si sentono lontani dal problema).

Cosa chiedono i consumatori alle aziende? Il 55% degli intervistati vuole packaging riciclabili al 100% e il 51% senza plastica. In particolare, gli eco-actives chiedono massima attenzione alla realizzazione dei prodotti e hanno un orientamento più marcato verso quelli naturali e biologici.

La sostenibilità fa già parte delle strategie aziendali, ma risulta ancora poco riconoscibile dallo shopper. Solo il 23% sa infatti indicare un’azienda sostenibile. Se si prende in considerazione chi ha risposto, le prime tre aziende risultano essere Winni’s, Barilla e Ferrarelle.

“In cambio della sua partecipazione lo shopper richiede alle aziende una responsabilità autentica e credibile – ha concluso Milena Signorini – L’80% cerca di acquistare prodotti da imprese che mostrano una genuina preoccupazione per l’ambiente”.

 

 Gli acquirenti sostenibili sono un quinto della popolazione mondiale

 Paula Carravilla di Europanel ha presentato i risultati di una ricerca svolta a livello globale da cui è emerso che la sostenibilità è sempre considerata importante anche in questo periodo di pandemia.

Oggi gli acquirenti sostenibili rappresentano il 20% della popolazione mondiale. L’Europa ha la maggior parte degli acquirenti (24%) che con i loro comportamenti cerca di ridurre i rifiuti di plastica, ma tutte le aree geografiche registrano un continuo aumento della quota degli eco-actives, la maggior parte in America latina e Cina.

In generale, i marchi con credenziali ecologiche raggiungono più del doppio della penetrazione tra gli acquirenti sostenibili rispetto a quelli che non lo sono, solo il 22% degli shopper sa però fare il nome di un’azienda impegnata a favore dell’ambiente. Tra chi risponde, i nomi sono di marchi nati sostenibili nel 42% dei casi e di multinazionali nel 36%.

Gli eco-actives crescono, contano sempre di più e, in generale, aumentano i consumatori interessati ad acquistare in modo sostenibile, ma che vorrebbero essere aiutati a farlo (66,6% del totale).

Per fasce di età, gli acquirenti più attenti alle loro scelte in un’ottica sostenibile sono gli anziani. Questo vale un po’ per tutte le aree geografiche ad eccezione dell’America latina, dove gli eco-actives sono soprattutto di età media.

 

 

 

 

 

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