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13 11 2020

La rete del valore dell’e-commerce terza in Italia

In Italia l’e-commerce ha una rete di valore che lo colloca al terzo posto tra le attività economiche. Lo rivela un recente rapporto realizzato da Netcomm e The European House-Ambrosetti. 

In particolare, quest’anno il valore di e-commerce e digital retail ha consentito ricavi per 58,6 miliardi di euro. Da segnalare il risultato della Lombardia, che da sola fattura il 40% del totale nazionale.

 

Un settore che attira sviluppo e occupazione

“L’e-commerce è tra i primi 10 settori in Italia per maggior incremento del valore di fatturato per addetto tra il 2015 e il 2019, nonché uno dei settori che ha incrementato di più il proprio peso relativo sul fatturato complessivo delle imprese italiane. – ha commentato Roberto Liscia, presidente di Netcomm – Come emerge chiaramente dalla ricerca, stiamo parlando di un settore che, nelle sue molteplici declinazioni, attiva sviluppo e occupazione e coinvolge numerosi ambiti e operatori, tanto nella fase di vendita online, quanto in ulteriori servizi pre e post-vendita a supporto di tutta la filiera. Si tratta di una rete di valore che contribuisce in modo significativo allo sviluppo economico e produttivo del nostro Paese e all’incremento della competitività delle imprese a livello internazionale. Ma per poter continuare a sostenere la crescita di questo settore è necessario colmare il gap rispetto ai principali mercati in Europa, attraverso interventi di sistema che garantiscano uno sviluppo sostenibile delle imprese nel medio-lungo termine, e ancor più alla luce della situazione contingente dettata dall’emergenza da COVID-19”.

 

Favorire la cultura del digitale 

“Secondo i Merchant e i Brand owner intervistati per lo studio, per incrementare maggiormente questi numeri occorre promuovere un profondo cambiamento culturale – ha detto Lorenzo Tavazzi, partner e responsabile dell’Area Scenari e Intelligence di The European House – Ambrosetti – In particolare, si deve agire sulla digitalizzazione delle imprese se vogliamo aumentare il livello di alfabetizzazione digitale, che in Italia risulta ancora basso: sono circa 11 milioni le persone low-skilled, concentrate nelle fasce d’età più avanzate. Attivare un programma per l’apprendimento permanente (life-long learning) e per upskilling/reskilling degli adulti finalizzati a migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze dei lavoratori sul digitale, è la soluzione più funzionale. Attraverso piani formativi aziendali focalizzati sulle opportunità delle nuove tecnologie digitali e programmi di affiancamento di giovani studenti a lavoratori con seniority elevata, si favorirebbe non solo l’apprendimento di quest’ultimi, ma anche l’introduzione dei primi nel mondo del lavoro, portando un beneficio non indifferente alle aziende che potrebbero formare ad un costo inferiore il proprio personale”.

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