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19 02 2020

Business Travel, si viaggia di più in Europa e in auto

Il Business Travel cambia e si adatta al contesto socioeconomico in continuo mutamento. Oggi per affari si viaggia di più in auto e le destinazioni sono soprattutto nazionali o europee, mentre calano le trasferte intercontinentali. È quanto emerso ieri al Campus Bovisa di Milano in occasione della presentazione dei dati dell’Osservatorio Business Travel, nato dalla collaborazione tra il Politecnico di Milano e l’Università di Bologna.

“Oggi nel Business Travel incidono fattori come l’andamento dell’economia, i cambiamenti climatici, i tassi di cambio e i conflitti, che sono i rischi principali – ha spiegato Andrea Guizzardi dell’Osservatorio Business Travel – In particolare, in Italia lo scenario vede un Pil quasi stazionario, mentre tiene l’export”.

Se l’auto rimane il mezzo preferito, il treno risulta il segmento più dinamico con una crescita del 2%, mentre l’aereo è stazionario.

 

Un mercato da 20,6 miliardi di euro

Ma quanto vale il mercato dei viaggi d’affari in Italia? Nel 2019, la spesa è stata di 20,6 miliardi di euro, con una crescita dell’1,9% e con una prevalenza dell’internazionale (13,3 miliardi) rispetto al nazionale (7,3 miliardi).

“Un ruolo sempre maggiore lo svolge il digitale a supporto del business travel management journey – ha detto Eleonora Lorenzini, direttore dell’Osservatorio Business Travel – In molte aziende è presente una figura dedicata alla gestione del business travel e la quasi totalità delle aziende ha avviato un processo di questo tipo”.

 

Sorpresa, tornano le agenzie di viaggio

Federica Russo, ricercatrice dell’Osservatorio, ha sottolineato che il 64% delle aziende prenota servizi di trasporto tramite strumenti digitali, mentre il 74% si rivolge a un’agenzia esterna.

Roberto Di Leo, Ceo di eMinds, ha portato dei dati relativi alle principali difficoltà riscontrate nell’utilizzo di self e online booking tool: scarsa proposta di prodotti e servizi (32%), strumenti complessi o poco efficienti (27%), eccessiva offerta che genera insicurezza su quale prodotto/servizio prenotare (22%).

“Il 55% delle aziende ha introdotto il digitale in almeno quattro fasi del business journey, ma sono ancora poche quelle che hanno avviato un processo di integrazione con i gestionali interni”, ha concluso Di Leo.

 

Case-history: l’esempio di Bauli

Claudia Agosta, direttore Amministrazione e Finanza di Bauli, ha portato l’esperienza della sua azienda, che ogni anno gestisce circa 1.500 note spese di 200 viaggiatori.

Bauli ha avviato un processo di digitalizzazione dei processi di business travel management insieme a Soldo e Zucchetti con l’obiettivo di semplificare la rendicontazione e la gestione dei viaggi.

In particolare, Soldo ha messo a punto un’applicazione pensata appositamente per gestire le spese dei dipendenti in trasferta.

Il risultato? “Abbiamo ottenuti risparmi in termini di tempo e nel primo anno il risparmio è stato di 50mila euro – ha commentato Claudia Agosta – Ma a farmi particolarmente piacere è stato l’elevato grado di soddisfazione dei dipendenti”.

In conclusione, Renato Avagliano, direttore commerciale di Allianz Partners, ha ricordato che la travel policy può essere considerata anche uno strumento di welfare aziendale. I principali desiderata dei business traveller sono la rendicontazione automatica delle spese (29%) e l’utilizzo di sistemi che consentano di gestire in totale autonomia il viaggio (27%).

 

 

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