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10 05 2024

AI, quali regole nell’era dell’Economic Security

“Siamo nell’era dell’Economic Security, in cui il rischio politico conta sempre di più, e il mondo è più grande con il Global South, rappresentato dagli ex paesi in via di sviluppo, che vuole partecipare alla scrittura delle regole per l’AI”.

Così Filippo Fasulo dell’Ispi, l’Istituto per gli studi della politica internazionale, ha spiegato i grandi cambiamenti in corso nel commercio internazionale in cui la politica conta sempre di più alla seconda giornata del Netcomm Forum 2024 di Milano.

L’era dell’insicurezza

“Oggi siamo nell’era dell’insicurezza che ha diverse declinazioni: energetica, alimentare, militare, tecnologica e quest’ultima conta sempre di più – ha proseguito Fasulo – Il mondo sta cambiando e siamo in una fase di slowbalization in cui cambiano le dinamiche”.

Fasulo ha spiegato che oggi, nel nuovo scenario geopolitico, bisogna se possibile puntare ad avere prodotti essenziali in casa tramite un’efficace politica industriale. In passato si era delocalizzato perché costava meno, ma ora in alternativa occorre rivolgersi a paesi politicamente vicini.

Questo spiega, ad esempio, come negli ultimi anni la produzione dei telefonini sia stata spostata in molti casi dalla Cina all’India. Si evita di essere dipendenti da altri paesi e, in certi casi, si usano anche le sanzioni. Non vale più solo il costo economico, ma anche quello politico.

La crescita del Global South

Un altro aspetto da considerare è la crescita di identità politica e anche economica dei paesi del Global South. In questo contesto, serve un cambiamento radicale da parte dell’Europa, se vuole rimanere protagonista nello scenario internazionale.

Intelligenza artificiale e dati

E l’AI? “Ha ricadute importanti in termini di efficienza, efficacia e produzione di nuovi modelli di business – ha risposto Roberto Liscia di Netcomm – Questo parte dall’uso dei dati e della capacità di accedere a quelli utili da parte delle imprese”.

Shalini Kurapati dell’Università di Torino ha spiegato che siamo di fronte a grandi opportunità, ma “no data, no AI” perché l’80% del lavoro dell’intelligenza artificiale riguarda proprio i dati.

Ci troviamo però di fronte a problemi di disponibilità, qualità, costi, etica e privacy. Quest’ultimo aspetto è importante, se si pensa che secondo uno studio condotto negli Usa l’82% delle persone è preoccupata di come saranno utilizzati i loro dati. Anche i bias, inoltre, a volte sono inseriti negli algoritmi.

“Occorre una strategia dei dati collegata con l’AI per creare valore in modo responsabile – ha concluso Shalini Kurapati – Bisogna sviluppare una vera e propria cultura dei dati”.

Stimolare con la tecnologia

Riccardo Vola ha raccontato l’esperienza di Zalando, che si propone di ispirare e aiutare la clientela a trovare ciò che desidera.

“L’ispirazione è influenzata da diversi elementi – ha detto Vola – Bisogna creare opportunità di scoperta coinvolgenti create su misura per le diverse esigenze. Questo può avvenire grazie all’AI generativa e al trend data-driven. Occorre ispirare e stimolare le persone attraverso la tecnologia”.

La condivisione dei business case

Gianluigi Greco dell’Università di Catania ha evidenziato che l’Italia è in ritardo nell’uso dell’intelligenza artificiale. Basti pensare che solo il 15% delle Pmi ha un progetto sull’AI e siamo molto lontani dalle medie europee e americane.

Cosa fare? “È necessaria una condivisione dei casi d’uso perché l’AI, oltre a migliorare efficacia ed efficienza, può portare innovazione e consentire di fare cose che prima erano impossibili – ha detto – Ad esempio, con l’intelligenza artificiale oggi possiamo leggere dei papiri bruciati di Ercolano o usare il generative design per progettare scocche per aerei. E le possibilità di innovazione sono infinite”.

La logica try and learning

Roberto Liscia ha concluso il Netcomm Forum 2024 ricordando che nei prossimi anni l’e-commerce crescerà, nonostante la complessità.

“Bisogna lavorare sui processi, che vanno migliorati con analisi dei dati, automazione, AI, e mettere al centro le competenze – ha detto – Occorre tenere in grande considerazione la sostenibilità e sviluppare strategie focalizzate sulla customer experience in un’ottica di gestione del cambiamento. La cultura aziendale va cambiata in una logica try and learning, che deve prevedere anche la possibilità di sbagliare e imparare dagli errori”.

 

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