16 04 2024
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“Vogliamo capire quanto il digitale possa essere un’opportunità o un rischio per il raggiungimento di obiettivi di sviluppo sostenibile. In questo contesto, la sostenibilità è il fine, mentre il digitale è il mezzo e la sua innovazione va guidata”.
Così Alessandro Perego, vicerettore allo Sviluppo sostenibile e impatto del Politecnico di Milano, ha presentato il lancio dell’Osservatorio Digital & Sustainable, realizzato in collaborazione con Assolombarda.
Una scelta esistenziale
“Bisogna capire come l’innovazione tecnologica possa servire ad affrontare i problemi di sostenibilità ambientale, economica e sociale – ha aggiunto Stefano Rebattoni di Assolombarda – In futuro per le aziende diventerà sempre più esistenziale sviluppare percorsi di sostenibilità di questo tipo”.
Giorgia Dragoni, direttrice dell’Osservatorio Digital & Sustainable, ha ricordato che assistiamo a una crescita esponenziale della popolazione mondiale, che diventa sempre più vecchia soprattutto nei paesi sviluppati. Aumentano poi le emissioni di gas serra e si assiste a un pericoloso surriscaldamento globale.
In parallelo, l’innovazione digitale è in forte sviluppo con intelligenza artificiale, IoT, blockchain, e-commerce, cloud e data center. Quale può quindi essere la relazione tra digitale e sostenibilità?
“È complessa – ha risposto Valentina Pontiggia, direttrice dell’Osservatorio Digital & Sustainable – Per capirlo abbiamo costruito un framework di analisi che mette in relazione obiettivi di sviluppo sostenibile e trend di innovazione digitale, ai fini di valutare gli impatti positivi e negativi”.
Le tre categorie del framework
Il framework è basato su tre categorie:
- ambientale;
- sociale;
- governance.
Questo è stato poi incrociato con i trend di innovazione digitale.
“Se il Web fosse una nazione sarebbe la quarta più impattante al mondo per emissioni di CO2 – ha detto Giorgia Dragoni – Basti pensare, ad esempio, che l’invio di dieci mail con allegato equivalgono a cinque chilometri percorsi con un’autovettura. E per consumo di energia elettrica il Web sarebbe addirittura la terza nazione più impattante per consumo”.
Ma il digitale può anche abilitare una transizione sostenibile. Lo smart working, ad esempio, se utilizzato per due giorni a settimana evita l’emissione di 480 kg di CO2 all’anno grazie alla diminuzione degli spostamenti e al minor uso degli uffici.
Interessante è anche il rapporto tra AI e impatto sociale: entro dieci anni 3,8 milioni di posti di lavoro equivalenti potranno essere automatizzati dalle macchine. Un numero comunque insufficiente a colmare il gap di contributori attivi necessari al sostentamento del sistema previdenziale, pari a 5,6 milioni di lavoratori.
L’e-commerce consente poi un significativo impatto minore degli acquisti. E in ambito IoT è stato calcolato che, se tutte le auto circolanti avessero sistemi avanzati di assistenza alla guida, il numero di incidenti stradali potrebbe diminuire del 29%, con 590 morti e 46.000 feriti in meno ogni anno.
Gli esempi virtuosi
Valentina Pontiggia ha portato alcuni esempi virtuosi di innovazione digitale applicata alla sostenibilità:
- Scotmid Coop sfrutta una soluzione AI per ridurre gli sprechi alimentari nei negozi;
- l’Etiopia sperimenta un sistema di identità digitale inclusivo per i rifugiati;
- il Politecnico di Milano e l’Università dell’Insubria studiano l’inquinamento agricolo con i satelliti;
- Aura Blockchain Consortium combatte la contraffazione tramite la blockchain;
- la più grande rete di conservazione IoT dell’Africa supporta la protezione della fauna selvatica.
Il Digital Sustainable Officer
Il digitale può quindi essere un mezzo di attivazione di progetti e iniziative sostenibili.
“Per abilitare le connessioni tra digitale e sostenibilità è necessario un cambio culturale – ha concluso Valentina Pontiggia – Nelle aziende è nata la figura del Digital Sustainable Officer che è già presente nel 17% delle grandi imprese, ma è ancora assente nelle piccole”.
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