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22 11 2023

Sostenibilità, quanto costa alle aziende non agire

L’inerzia in tema di sostenibilità ha dei costi, che possono essere quantificati. Se ne è parlato a un webinar organizzato da Asseprim, durante cui è stato premesso che il problema nasce dal fatto che l’investimento in sostenibilità non è visto come una priorità. Spesso si pensa infatti solo a opportunità e vantaggi, senza considerare i costi dovuti alle basse performance sugli aspetti ambientali.

“Per costi si intendono le maggiori spese e i minori ricavi, che variano molto in base ai settori al settore in cui l’azienda opera”, ha detto Alessandro Broglia di U2You, startup certificata che aiuta a ridurre l’impatto ambientale e ad azzerare le emissioni di Co2.

La differenza tra b2c e b2b

Nei servizi i costi più elevati sono per il personale, mentre nell’industria incidono di più le materie prime e il consumo energetico. Nel b2c il fattore più importante è l’attenzione crescente dei consumatori finali per gli aspetti sociali e ambientali e nel b2b la necessità di assicurarsi fornitori sostenibili è sempre più sentita dalle aziende, soprattutto di grandi dimensioni.

Quanto costa alle imprese non agire nella sostenibilità? U2You lo ha calcolato sulla percentuale dei ricavi: nel settore b2c incide per il 6,26% nel settore servizi e per il 7,73% nell’industria, mentre nel b2b è pari al 2,36% nei servizi e al 3,83% nell’industria.

Le maggiori voci di costo

Le principali voci di costo sono:

  • premi assicurativi (i premi sono inferiori per le aziende con buone performance di sostenibilità, mentre chi non ha buoni standard ha un profilo di rischio più elevato);
  • interessi sui finanziamenti (le aziende impegnate in pratiche sostenibili garantiscono maggiore sicurezza a finanziatori e istituti finanziari, che sono sempre alla ricerca di soggetti con alte performance di sostenibilità per migliorare la composizione del loro portafoglio. Un’azienda non sostenibile spende così cifre più alte per gli interessi sui finanziamenti);
  • maggiori costi energetici (il mancato efficientamento energetico compensa la registrazione di un elevato consumo energetico e gli investimenti in fonte energetiche rinnovabili presentano un ritorno positivo sull’investimento. Entrambi questi effetti impattano sui conti delle aziende, in particolare quelli di natura industriale);
  • fidelizzazione del personale (un quarto del personale considererebbe seriamente di cambiare impresa se quella attuale non dimostrasse un impegno nei confronti della sostenibilità. Bisogna considerare che il costo di assunzione e formazione di nuove persone può costare alle aziende 1,5-2 volte lo stipendio annuale del singolo dipendente);
  • esigenze dei clienti business (assicurarsi fornitori sostenibili è sempre più frequente da parte delle imprese, soprattutto di grandi dimensioni. Il 46% delle aziende multinazionali chiede ai fornitori e ai business partner di rispondere a specifici criteri di sostenibilità. Sono sempre più frequenti, all’interno delle qualifiche fornitori, le richieste sulle performance in quest’ambito, che quando sono buone offrono la possibilità di partecipare a bandi e concorsi);
  • esigenze dei consumatori (non impegnarsi in sostenibilità o non comunicare correttamente le proprie intenzioni può significare perdere una fetta sempre più ampia di consumatori. Basti pensare che oggi circa il 30% dei consumatori è disposto a pagare un maggior prezzo per prodotti e servizi che rispettano determinati standard ambientali e sociali. Le aziende che adottano pratiche sostenibili ottengono benefici in termini di fiducia dei consumatori).

Le possibili soluzioni

Quali sono le soluzioni da considerare? “Innanzitutto, le aziende devono puntare su formazione e aggiornamento su queste tematiche – ha spiegato Broglia – Occorre poi entrare a far parte di una community impegnata a creare un impatto positivo sul Pianeta e affidarsi a un metodo comprovato”.

Nelle diverse fasi, prima si analizza e poi si pianifica per migliorare con azioni concrete ed è indispensabile comunicare bene, come anche puntare a ottenere certificazioni. Ad esempio, è utile analizzare l’impronta carbonica di un’azienda, un prodotto o un evento, e migliorare poi la sostenibilità di conseguenza.

Quando farlo? “Il miglior momento per agire è ora”, ha concluso Broglia.

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