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17 10 2023

La sostenibilità per competere: da nice to have a must have

“Fino a dieci anni fa la sostenibilità poteva essere considerata un optional, mentre oggi è parte integrante dei business model delle aziende”.

Lo ha detto Erica Nagel, Sustainability Advisor di Bureau Veritas Group, intervenuta al workhop “La sostenibilità per competere: da nice to have a must have” organizzato da Asseprim (Federazione nazionale servizi professionali per le imprese) nella sede della Confcommercio di Milano.

“Le aziende e i loro leader sono sempre più valutati non solo sui risultati che ottengono, ma anche sulle conseguenze sociali dei loro comportamenti”, ha aggiunto.

La sostenibilità, un modello disruptive

“Una volta si parlava soprattutto di charity, poi di CSR, che incorpora nel modello di business la sostenibilità, oggi si è arrivati alla sostenibilità, intesa come modello disruptive”, ha spiegato Fabrizio Fiocchi, Ceo di ESGacademy.

La frase “Dimmi quale ruolo hai in un mondo che vuole essere sostenibile” può rappresentare il concetto di sostenibilità che:

  • non è unico;
  • è soggettivo;
  • è mutevole nel tempo.

“La soluzione sta nel principio del valore condiviso, che consiste nel creare valore economico in modo da migliorare anche la società, rispondendo alle sue esigenze e alle sue sfide – ha proseguito Fiocchi – Ci vuole capacità di creare valore economico con modalità che consentano di ottenere benefici – contemporaneamente – sia per l’azienda sia per la società”.

La sostenibilità è un viaggio

Secondo il Rapporto Brundtland, un documento pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, la sostenibilità va intesa come “Lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”.

La sostenibilità è un concetto ampio e dinamico, che considera il benessere delle persone, della comunità e dell’ambiente. In quest’ambito, l’azienda è al centro di tre dimensioni: E (sostenibilità ambientale), S (sostenibilità sociale) e G (sostenibilità economica). Le aziende devono occuparsi della clusterizzazione di temi quali, ad esempio, politiche ambientali, supply chain, diritti umani e pari opportunità”.

“La sostenibilità non è una meta, ma un viaggio con un orizzonte che cambia in continuazione”, ha commentato Erica Nagel.

L’importanza della gestione dei rischi

“Un aspetto importante è la gestione dei rischi, ma molte aziende ancora non la fanno – ha spiegato Fiocchi – Spesso ci sono grandi falle, soprattutto nelle piccole imprese. Occorre una sensibilizzazione su questi temi, a cominciare da quelli reputazionali nell’ambito della sostenibilità. Questi possono incidere in modo significativo anche perché correlati con i problemi di salute, a cui le persone sono particolarmente attenti, In questi casi le reazioni possono essere ‘di pancia’, con tutte le conseguenze del caso”.

Il rischio è un tema centrale in qualunque attività aziendale, ma diventa ancora più significativo nell’ambito della sostenibilità. Un aspetto da tenere in considerazione è come cambiano, a seconda del settore merceologico, i pesi tra le tre componenti dell’ESG.

Essere sostenibili conviene

Fiocchi ha spiegato come lo stakeholder engagement sia un processo che deve essere sempre attivo. Si deve basare su:

  • la pesatura dei kpi dinamici;
  • la materialità, che influenza la trasparenza e la comunicazione;
  • i rischi associati agli stakeholder (ascolto, trasparenza, giudizio, opinion leader);
  • la scelta di una priorità tra gli stakeholder (chi pesa più degli altri);
  • la pesatura delle business unit.

Un concetto importante è che la sostenibilità non è solo necessaria, ma anche conveniente. Secondo la Cerved Rating Agency, le aziende che ottengono i risultati migliori in ESG sono anche quelle più solide e performanti. E spesso riescono a ottenere condizioni migliori di accesso al credito.

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