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21 10 2022

Un italiano su tre sa cos’è il metaverso

Il 32% degli italiani sa cos’è il metaverso, con percentuali ancora maggiori tra gli uomini under 35. Questo è uno dei dati emersi alla prima edizione del Festival del Metaverso di Torino, durante cui sono stati presentati i risultati di un’indagine demoscopica condotta su campione di 1.200 persone.

 

Un universo aumentato e parallelo

Roberto Baldassari, direttore generale di Lab 21.01 e direttore del Comitato Scientifico di Angi (Associazione nazionale giovani innovatori), ha spiegato che la parola metaverso viene associata nel 58% dei casi a un universo virtuale aumentato e parallelo, nel 26% a una fusione tra videogioco e mondo reale e nel 16% al videogioco.

Alla domanda se è stata mai fatta un’esperienza immersiva solo il 7% ha risposto positivamente, ma il 63% ha detto che vorrebbe provare, con un 16% di indecisi e un 7% contrari.

Le esperienze immersive possono rendere gli individui più pigri e asociali? Il 31% degli intervistati ha risposto di no e il 45% non lo sa. Gli ambiti che rivoluzioneranno maggiormente il metaverso sono considerati i rapporti sociali e interpersonali (28%), l’istruzione e formazione (24%), la mobilità, il turismo le smart city (22%).

Secondo il 23% degli intervistati il metaverso favorirà gender e age equality (23%), creerà nuove opportunità di lavoro (22%) e consentirà di abbattere le distanze sociali (21%). Solo il 24% lo considera, però, uno spazio sicuro.

 

Definire regole ed obiettivi

“La tutela delle persone deve essere sempre al primo posto – ha spiegato Letizia Maria Ferraris, presidente di Csi Piemonte – È necessario sviluppare la cultura del digitale per aiutare i fruitori ad avere consapevolezza, creare le regole e definire degli obiettivi”.

Come regolamentare una realtà che va più veloce delle leggi? “Il tema della sicurezza dei dati è molto sensibile – ha proseguito – La responsabilità è importante e nessuno deve rimanere indietro. Più la realtà diventa virtuale più è importante tutelare i diritti dell’uomo valorizzando le potenzialità ed evitando i rischi”.

 

Metaverso e Made in Italy

Secondo Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte, è un percorso lungo, il business potenziale è enorme. Oggi l’innovazione non è più considerata un costo, ma un investimento. Il metaverso può essere molto efficace anche per promuovere il Made in Italy, non solo per la promozione, ma come spinta propulsiva. All’estero può ad esempio aiutare a distinguere le etichette e dare visibilità alle aziende più piccole.

Per Guido Scorza, componente del Garante per la promozione dei dati personali, finora del metaverso abbiamo visto solo la punta dell’iceberg di quello che inizia a delinearsi. “La parola d’ordine deve essere orientarsi per massimizzare opportunità e benefici, minimizzando i rischi che sono inevitabili”, ha detto.

 

Un’occasione da cogliere

Geo Ceccarelli, Founder Experiency & Cgo Spencer Lewis, ha ricordato la definizione di metaverso dello scrittore Neal Stephenson, secondo cui è uno spazio digitale tridimensionale in cui le persone interagiscono sotto forma di avatar.

“Il metaverso sarà il nuovo luogo della socialità dove trascorrere il tempo – ha spiegato – Potrà essere luogo per eventi, commercio, promozione perché è multifunzionale e si presta a diverse applicazioni in cui però usare, come sempre, il buonsenso”.

Chiara Cancino, assessore alla Famiglia della Regione Piemonte, ha spiegato i vantaggi che potrebbero offrire l’educazione immersiva, che dovrà essere unita a quella reale. “Si pensi alla differenza tra studiare l’Impero romano sui libri e potersi invece immergere fisicamente in quella realtà – ha detto – Il metaverso è una grande occasione per creare spazi di qualità”.

 

Gli occhiali intelligenti

Per Domenico Pucci, ricercatore dell’IIT, la robotica può essere un catalizzatore del metaverso perché quel tipo di tecnologia può essere applicato in questo contesto. “Oggi servono tecnologie che permettano di operare da remoto, come ha dimostrato la pandemia – ha spiegato Pucci – Stiamo cercando di capire come le tecnologie per avatar possano essere applicati a disastri ambientali e biologici. In futuro, il metaverso sarà poi utilizzato anche a persone con disabilità fisica, che potranno fare attività in luoghi virtuali senza muoversi da casa”.

“Indossare un avatar può aiutare a conoscere sé stessi – ha aggiunto Salvatore Maria Agliati dell’IIT – A riguardo, è interessante analizzare cosa avviene in alcuni programmi di riabilitazione di soggetti violenti, che hanno dato la loro disponibilità a seguire questo genere di percorso. A uomini violenti con le donne, ad esempio, è stata fatta vivere un’esperienza da vittima tramite un avatar. In alcuni casi con risultati sorprendenti per le reazioni che hanno causato”.

Massimo Canducci di Engineering Group ha detto che in prossimo futuro potremo scegliere un villaggio turistico in base all’esperienza che faremo prima in modo virtuale. “Oltre alla realtà virtuale nei prossimi anni avrà un ruolo sempre più importante anche la realtà aumentata, che tra non molto arriverà all’interno dei nostri occhiali – ha spiegato Canducci – Alcuni analisti dicono che nel giro di dieci anni dall’avvento degli smart glasses potrebbero sparire gli smartphone. Questo potrebbe aumentare i problemi di privacy, se si pensa alle notifiche non richieste che oggi riceviamo sul nostro mobile”.

 

Nuove forme di comunicazione nel metaverso

In futuro il metaverso potrà portare grandi cambiamenti anche nel mondo dell’informazione e i siti di news potrebbero far vivere le notizie in una realtà immersiva: si pensi, ad esempio, a un evento sportivo.

Secondo Riccardo Carnevale, Partner & HoE Starting Finance, in realtà si parla di metaverso da molti anni, ma livello tecnologico siamo ancora a una versione di Second Life migliorata. “C’è molto da fare e, nel frattempo, bisogna educare a questa nuova tecnologia – ha spiegato – Occorre evitare di ripetere l’errore dei social, per cui le persone non sono state preparate al loro utilizzo, con le conseguenze che ora vediamo. Il metaverso dovrà poi permettere di fare cose che ora non sono possibili, come vivere l’esperienza immersiva di un concerto che si svolge dall’altra parte del mondo”.

 

 

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