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01 06 2022

Retail Talk, dal consumatore al sostenitore in un’ottica di sostenibilità

Oggi la sostenibilità non viene più vista dalle aziende come un costo, ma un’opportunità. Se ne è parlato in occasione della seconda giornata del Retail Talk, organizzata da Rcs Academy.

 

Un nuovo modo di fare economia

“Tra sostenibilità e competitività sul mercato non c’è contraddizione, ma anzi maggiori possibilità di fatturato soprattutto per le aziende che esportano in Europa – ha spiegato Lara Ponti dell’azienda Ponti – Lavorare in quest’ottica è un allineamento strategico per tutta l’azienda. La sostenibilità è un concetto a 360 gradi che rientra in un discorso di continuità e lungo periodo. Occorrono degli sforzi, ma bisogna farli per affermare un nuovo modo di fare economia. È importante anche l’attenzione al prodotto italiano perché questo viene visto con particolare favore dal consumatore”.

Secondo Alessia Zucchi dell’oleificio Zucchi bisogna curare con attenzione tutta la filiera che porta al prodotto finale. “Siamo arrivati a una certificazione che ha oltre 150 requisiti e con il QR Code chi acquista i nostri prodotti può vedere tutte le sue caratteristiche – ha spiegato – La sostenibilità si può fare con l’impegno da parte di tutti gli attori della filiera, ma occorre poi saper raccontare il prodotto in modo chiaro e soprattutto veritiero”.

 

I dettagli fanno la differenza

Eleonora Bianchi ha spiegato la strategia della cantina Terre d’Aenor, che punta su un vino sano e genuino di cui il concetto biologico è stata la naturale conseguenza. “Siamo nati biologici, non lo siamo diventati – ha detto – Per noi è una filosofia di vita, non una moda”. Poi ha spiegato l’importanza della cura dei dettagli perché una bottiglia e un’etichetta esteticamente belli possono fare la differenza soprattutto nelle scelte d’impulso. Anche a livello inconscio, infatti, la cura del dettaglio fa pensare che non solo l’esterno, ma anche il prodotto stesso sia di qualità.

Per Roberta Fileni di Fileni Alimentare i consumatori oggi sono molto attenti e, secondo uno studio, l’88% è disponibile a spendere qualcosa in più per avere un prodotto genuino. Questa sensibilità è aumentata con la pandemia: a casa le persone si sono dedicate di più alla scelta dei cibi. “L’alimentazione viene sempre di più vista come un modo per stare bene – ha detto – Le persone diventano a loro volta protagoniste di un processo produttivo tanto che noi in azienda non parliamo più di consumatori, ma di sostenitori”.

 

Il primo parco del cibo al mondo

In questo periodo la ristorazione vive un momento di grandi cambiamenti. Tiziana Primori ha spiegato la realtà innovativa di Fico Eataly World, il primo parco del cibo al mondo. “È un contenitore di sensi, un luogo per l’educazione al cibo – ha spiegato – Il parco prevede percorsi formativi, informativi, ma anche occasioni di divertimento. In particolare, è un’occasione per presentare il patrimonio enogastronomico italiano agli stranieri con tutto il suo valore culturale e salutistico”.

“In tutte le filiere oggi c’è una grande attenzione alla scelta delle materie prime e sono molto richiesti gli agronomi e gli addetti alla qualità – ha detto Fabio Sampek di Bip – Nei punti vendita si cerca anche di ridurre la catena logistica con una maggiore ricerca della prossimità”.

Marianna Palella di Citrus L’Orto Italiano ha spiegato che nel mondo dell’ortofrutta bisogna cambiare il modo di comunicare. “Occorre superare la solita scontata immagine del contadino e fare scoprire un mondo fatto di innovazione tecnologica e alta professionalità – ha detto – L’autoreferenzialità è uno dei difetti del settore e per questo noi puntiamo su una comunicazione che spieghi anche gli effetti salutistici, ma con la giusta dose di ironia, andando oltre il concetto che si è sempre fatto così”.

Eugenio Sapora ha presentato l’app Too Good To Go che contrasta gli sprechi alimentari. L’obiettivo è dare una “seconda vita” ai prodotti avanzati o in scadenza, che vengono proposti a prezzo inferiore di un terzo rispetto a quello originario. Il consumatore acquista a scatola chiusa una “Magic Box” senza sapere cosa contiene, ma con un forte risparmio. “L’operazione è win win – ha spiegato Sapora – Il negoziante smaltisce prodotti invenduti e ha un flusso di nuovi clienti, che spesso finiscono per comprare anche altro, mentre il consumatore riesce a pranzare o cenare con una spesa di pochi euro”.

 

 

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