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10 11 2020

Lo scenario dei contenuti digitali

Qual è lo scenario dei contenuti digitali in questo periodo di grandi trasformazioni? La risposta è stata data a un convegno del Politecnico di Milano, che si è svolto  online, durante cui si è parlato di filiera, mercato e consumatori.

“Le filiere sono diverse, ma pur permanendo differenze rilevanti vi sono elementi aggreganti, come ad esempio la tendenza e la convergenza verso il modello subscription. Il digital content è emerso come uno degli elementi vincenti nell’era della pandemia – ha detto Umberto Bertelè del Politecnico di Milano – In ambito musicale Internet ha cambiato lo scenario a scapito dei dischi, ma con lo streaming è cambiato di nuovi tutto: si è assistito a una regolamentazione del settore e sono risalite alcune imprese, che spesso si sono fuse tra loro”.

 

Spesa in crescita del 20%

Samuele Fraternali del Politecnico di Milano ha evidenziato che le industry sono quattro:

  • video entertainment;
  • musica;
  • editoria, news e informazioni;
  • gaming.

“La filiera dei contenuti digitali si basa su producer, distributor e consumer, ma oggi i content creator si relazionano sempre più direttamente con i distributori”, ha detto Fraternali, che poi ha presentato i dati relativi al mercato italiano di contenuti digitali emersi dallo studio dell’Osservatorio del Politecnico di Milano.

Per quanto concerne le piattaforme distributive e i modelli di revenue, il modello subscription prevale con il 76% rispetto al pay per use (28%).

Nel 2019, la spesa del consumatore italiano per contenuti digitali è stata di 1.875 milioni di euro, con una crescita del 20% rispetto all’anno precedente e un costo medio per persona di 46 euro l’anno (+17,5%).

Questa è stata la spesa per ogni singola industry in milioni di euro:

  • musica 129 (+32,5%);
  • video 388 (+46,5%);
  • editoria 141 (+6,5%);
  • gaming 1.127 (+13,5%).

“Nella musica e nei video l’84% della spesa riguarda modelli di abbonamento – ha spiegato Fraternali – La raccolta advertising è stata di 514 milioni di euro, con un incremento del 4% rispetto al 2018 e una crescita sostenuta per video, entertainment e musica pari al 51%”.

 

Nuove opportunità ed elementi frenanti

Per il 2020, queste sono le previsioni:

  • aumento dei consumi;
  • ingresso di nuovi player;
  • incremento degli abbonamenti;
  • aumento degli investimenti.

Bisognerà però tenere in considerazione anche alcuni elementi frenanti:

  • rallentamento delle nuove produzioni;
  • riduzione degli eventi in presenza;
  • effetti della recessione.

“Nell’advertising si assisterà a una forte contrazione a causa della riduzione degli investimenti pubblicitari da parte dei brand”, ha aggiunto Fraternali.

Le principali aree di lavoro della filiera saranno:

  • revisione delle logiche di progettazione dei contenuti (approccio multicanale fin dalla fase iniziale, contenuti digital only);
  • formulazione di nuove strategie di valorizzazione;
  • valorizzazione della gestione efficace degli archivi (riutilizzo futuro dei nuovi contenuti prodotti, commercializzazione dei vecchi contenuti);
  • equo riconoscimento economico (correttezza del valore redistribuito delle piattaforme di distribuzione ai produttori di contenuto);
  • possibilità di integrazione verticale a valle (lancio da parte dei producer di piattaforme);
  • contrasto della pirateria;
  • contrasto della diffusione impropria di contenuti.

“Siamo di fronte a un ecosistema in espansione e in continua evoluzione in cui esistono nuove opportunità, ma anche minacce – ha concluso Fraternali – Nell’ecosistema c’è un elevato grado di competizione internazionale in cui giocano però un ruolo importante i contenuti locali”.

 

Con il lockdown vince la televisione

 Antonio Filoni di Bva-Doxa ha scattato una fotografia del digital content nel 2020. Si è assistito a una crescita del consumo televisivo (+49%), di video (+40%), stampa (+28%), libri (+21%), radio (+15%), videogames (+14%), musica in streaming online (+12%) e audio (+7%). Il 34% degli utenti ha pagato per fruire di qualche contenuto (il 19% per musica, il 18% per video e intrattenimento).

I punti di forza dei servici online sono stati rapporto qualità/prezzo, facilità di fruizione e ampiezza dell’offerta. Tra i video, la scaletta delle serate è sempre più diventata on demand (13% nel 2020, contro l’8% del 2019). Il 66% degli utenti ha cambiato almeno un’abitudine (il 14%, ad esempio, ha comprato appositamente una Smart Tv).

“La visione dei contenuti è omnicanale, ma il lockdown ha premiato la televisione – ha concluso Filoni – È interessante rilevare la crescita dei possessori di smart speaker, passati in un anno dall’8 al 19%”.

 

 

 

 

 

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