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16 09 2022

I podcast nelle abitudini degli italiani

I podcast non sono più una moda, ma un fenomeno che si è ormai affermato nelle abitudini degli italiani. Questo emerge dall’ultima indagine condotta da Nielsen IQ, presentata in occasione del Festival della Comunicazione di Camogli.

“Gli ascoltatori continuano ad aumentare e nel 2021 sono stati 15,4 milioni, 900mila in più rispetto all’anno precedente, con una crescita del 7% – ha detto Giorgio Pedrazzini di Nielsen IQ – L’ascolto avviene circa una volta a settimana, ma esiste anche un 4% di heavy user che ascolta i podcast ogni giorno”.

 

I contenuti preferiti sono le news

La fascia d’età maggiore è tra i 18 e i 24 anni, seguita da quella tra i 25 e i 34 anni, ma tre gli heavy user prevale quest’ultima, con una prevalenza nell’area geografica del Nord-Est del Paese.

Dove si ascoltano i podcast? Le risposte indicano soprattutto la casa (75%) e l’automobile (31%), con una durata media di 22,8 minuti. I principali canali di scelta sono i social media (48%), il passaparola (32%) e i siti Internet (32%). Nella scelta ci si orienta in base alla tematica (76%), al narratore (48%) e all’autore (44%). I driver principali sono:

  • informarsi (38%);
  • scoprire contenuti (32%);
  • divertirsi (28%).

Tra gli ostacoli a un’ulteriore diffusione dei podcast si riscontrano:

  • preferenza per altre modalità (54%);
  • non conoscenza del servizio (30%);
  • difficoltà a trovare post interessanti (17%).

I contenuti preferiti sono news e attualità (48%), programmi di approfondimento (41%) e intrattenimento (30%). L’abbandono di un podcast mentre si ascolta avviene in media 1-2 volte (46%), 3-5 volte (21%), oltre 5 volte (11%).

Il grado di attenzione rispetto a un libro è simile (55%), maggiore (16%) e minore (9%). La maggioranza degli intervistati ritiene i podcast un valido supporto didattico e il 47% dei genitori ha figli che ascoltano podcast, che per loro sono la fonte di conoscenza più frequente. Il 55% degli intervistati ascolta sia podcast sia libri.

 

La ricerca della qualità

“Rispetto all’anno scorso si registra una crescita di awarness e un calo di chi non conosce i podcast – ha commentato Federico Ferrazza, direttore di Wired Italia – Questo aumenta il pubblico potenziale e fa crescere la domanda di prodotti di qualità. Un altro dei trend in atto è l’aumento delle categorie e sottocategorie. Oggi va molto il cosiddetto true crime, mentre ci sono categorie che non hanno ancora prodotti interessanti, nonostante siano molto seguiti con libri e documentari”.

Secondo Veronica Scazzosi di Frame il podcast ha creato sinergie tra professionalità diverse. “Un aspetto interessante della ricerca sono i driver, che portano ad approcciarsi ai podcast: approfondimento e studio prima ancora che intrattenimento. Le persone dedicano quindi attenzione a contenuti di valore, complessi, non c’è più il fenomeno del ‘mordi e fuggi’. È un aspetto importante perché contenuti di qualità trattengono il pubblico, anche i giovanissimi”.

 

Il mondo delle imprese davanti alla sfida delle nuove complessità sociali

Il Festival della Comunicazione 2022 ha affrontato anche temi oggi sempre più al centro del dibattito come sviluppo, crisi energetica e ambiente. “Ci sono tre transizioni da affrontare basate su sostenibilità, digitale e resilienza – ha detto Francesco Profumo della Fondazione Compagnia Sanpaolo – Qualcuno ha forse pensato che questi tre canali fossero separati tra loro. In realtà, non è così anche perché oggi accanto all’intelligenza cerebrale c’è quella artificiale. Un altro elemento di novità è che l’attuale rivoluzione industriale durerà meno delle precedenti, una decina d’anni. La rapidità del cambiamento è difficile da gestire, soprattutto in un contesto di incertezza come quello che viviamo. Alla fine, ne scaturirà un modo diverso di vivere, essere ed educare, con un livello di complessità forse senza precedenti”.

 

Economia circolare e AI le rivoluzioni che ci aspettano

Secondo Luca Dal Fabbro di Iren ma dobbiamo abituarci al cambiamento accelerato. La crisi era abbastanza prevedibile, ma il problema è che ci saranno sempre più spesso eventi disruptive. “L’Italia deve iniziare a pianificare nel lungo periodo – ha detto – L’economia circolare e l’intelligenza artificiale saranno le prossime rivoluzioni. L’era dell’abbondanza è finita, la prossima transizione sarà basata sui metalli rari, molti dei quali oggi vengono buttati, così come nelle città gettiamo il 95% di ciò che consumiamo. La strada da percorrere è quella dell’economia circolare, bisogna iniziare a programmare i cicli produttivi partendo dalla fine dello spreco”.

C’è poi anche il tema del risparmio energetico su cui si può fare molto anche tramite campagne che puntino sulla parte tecnologica per favorire i risparmi. Per l’Italia questo può diventare anche un’opportunità: il 60% delle caldaie a condensazione, ad esempio, è prodotto in Veneto. Il nostro è anche il Paese più avanzato dal punto di vista dell’economia circolare, già diffusa in molte aziende. “Dobbiamo creare dei poli e delle filiere virtuose italiane sull’economia circolare, ma anche sull’acqua, con una vera pianificazione – ha concluso Dal Fabbro – Occorre avere una visione del Paese di medio e lungo periodo in grado di preparare in anticipo alle crisi da affrontare”.

 

Puntare sull’innovazione

Luigi Ferraris di Ferrovie dello Stato ha spiegato come nel suo settore si debba gestire la discontinuità nella continuità. “I treni non si possono fermare, ma bisogna rafforzare la capacità di trasporto con opere che tengano conto delle nuove tecnologie – ha spiegato – Bisogna connettere porti, aeroporti, ferrovie in modo integrato tramite la digitalizzazione”.

Secondo Gabriele Galateri di Genola dell’Istituto Italiano di Tecnologie i due temi fondamentali sono sostenibilità e innovazione. Nelle imprese se ne discute spesso e si cercano persone competenti in questi settori. Le applicazioni delle innovazioni tecnologiche sono molteplici, continue e toccano tutti i campi. “La robotica e le nanotecnologie possono portare grandi risultati nel campo della riabilitazione – ha spiegato – Ad esempio, la mano robotica per chi ha avuto incidenti permette l’80% delle attività svolte con una mano umana e gli esoscheletri aiutano a stare in piedi persone con gravi difficoltà motorie”.

 

Il futuro è il metaverso

Un’altra grande rivoluzione annunciata è quella del metaverso. “Si tratta di una naturale evoluzione di tutti i cambiamenti tecnologici che abbiamo vissuto negli ultimi anni – ha detto Alberto Diaspro dell’IIT – Oggi siamo immersi nei dati, ma solo il 20% è strutturato e questo fa capire quali potenzialità di crescita ci siano ancora. Un’evoluzione come il metaverso rientra in questo contesto e richiede nuove competenze e professionalità”.

 

 

 

 

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