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04 11 2022

Digital Innovation Days 2022, Human for Future

Human for Future: questo è stato il filo conduttore dei Digital Innovation Days 2022, che si sono svolti al Talent Garden di Milano. Una tre giorni durante cui si è discusso di dove va il mondo del digitale: dall’e-commerce ai social media, dall’influencer marketing al web marketing, fino agli aspetti legati alla formazione e alla sostenibilità.

 

La tecnologia al servizio dell’uomo

Gianandrea Facchini di Buzztech ha spiegato che all’inizio Internet era visto come il nuovo Rinascimento, ma poi qualcosa si è rotto, sono saltati alcuni punti di ancoraggio necessari per condividere cultura e conoscenza.

“Oggi c’è un desiderio del singolo di autoaffermarsi sui social e bisognerebbe ridare robustezza e integrità alla Rete – ha spiegato Facchini – La tecnologia viene spesso vista come antagonista dell’umano e questo crea anche categorie di persone che la combattono. Viceversa, va vista come un supporto all’uomo, che deve essere centrale, e non come sostitutiva”.

 

Il fantasma dell’inflazione

Nicola Neri di Ipsos ha ricordato che oggi viviamo un periodo caratterizzato dall’inflazione. Fino a un anno fa la maggiore preoccupazione delle persone era il Covid (42%), mentre oggi è propria la crescita inflattiva (39%), seguita a distanza dalla pandemia (16%).

Nel mondo, tre persone su quattro pensano che nei prossimi mesi l’inflazione sarà ancora più preoccupante. La gente è costretta a spendere di più e questo porta a cambiamenti delle abitudini: si tagliano le spese di socializzazione e si posticipano quelle non urgenti.

Anche le aziende devono gestire la complessità e si ragiona sempre di più nel breve temine, con aumento dei prezzi o riduzione del peso ai prodotti. Questo permette di sopravvivere, ma nel tempo può portare a conseguenze sfavorevoli. “Le aziende devono essere vicine alle persone, creare empatia per creare poi opportunità nel futuro”, ha concluso Neri.

Vittorio Martinelli di Olympus Italia, esperto di neuroscienze, ha spiegato alcune regole da seguire in questi momenti di grande disorientamento:

  • affrontare le paure e creare una “cultura dell’errore”, in cui si ammettano anche gli sbagli;
  • dare priorità alle cose importanti;
  • scrivere una mission;
  • essere proattivi;
  • dedicarsi alle passioni;
  • ragionare nella logica “win-win”;
  • cercare di fare qualcosa per gli altri e per il Pianeta.

 

La sindrome dello specchio

Ernesto Sirolli dell’Istituto Sirolli si è chiesto come mai le grandi imprese non innovino. Il problema è che oggi tutto il potere è al centro, ma l’innovazione è in periferia. Anni fa Bill Joy lanciò una provocazione alle grandi aziende e disse: “Non importa chi tu sia, le persone più intelligenti al mondo non lavorano per te. Chi credi di essere?”.

“Una grande impresa non riesce quasi mai a innovare dall’interno – ha detto Sirolli – Qual è la soluzione? Avere persone che segnalino le tecnologie innovative e grandi aziende disposte a investire su queste soluzioni, con la creazione di nuove figure professionali dedicate”.

Giampaolo Grossi di Starbucks Italia ha spiegato che davanti allo specchio tendiamo tutti a notare solo i nostri difetti: è la sindrome dello specchio, che ci porta a guardare solo l’aspetto negativo. Ma lo specchio mente perché rappresenta un’immagine invertita, che è influenzata dalla mente. Bisogna quindi imparare a vedere anche i difetti come punti di miglioramento.

“Anche nelle aziende a fare la differenza sono sempre le persone – ha detto Grossi – Occorre una leadership gentile perché non bisogna imporre, ma mettersi al servizio degli altri. È necessario imparare a conoscere sé stessi per capire gli altri e i clienti. La conoscenza è un lavoro costante e giornaliero. Bisogna rendere magico ciò in cui crediamo, ragionare per obiettivi, avere dei bisogni. Le persone eccezionali ascoltano anche i propri dubbi perché questo dà loro energia”.

 

L’importanza del benessere mentale

Per Fabio Padoan di Together nessuno di noi è un’isola e tutti dobbiamo creare relazioni che funzionano per ottenere dei risultati. Le nuove generazioni lo hanno capito, ma la gioventù non è un’età, è un modo di guardare la realtà. Oggi significa parlare di inclusività, sostenibilità, diritto di esprimere le opinioni.

“Viviamo in una società liquida in cui è facile smarrirsi – ha detto Padoan – E anche nelle aziende bisogna creare un clima in cui sia possibile dire che l’imperatore è nudo. Oggi iniziamo a prendere consapevolezza dell’impatto che ciascuno di noi ha sulla vita degli altri. Tutti lasciamo un impatto e quello che lasciamo alle nuove generazioni diventa l’eredità. Bisogna passare dall’io al noi, imparare ad accettare gli altri e noi stessi, migliorare le relazioni personali”.

Secondo Padoan, ciascuno deve concentrarsi su quello che deve fare, senza aspettarsi qualcosa in cambio dagli altri. Questo crea felicità e appagamento. I tempi sono maturi per costruire ambienti in cui il benessere mentale delle persone sul lavoro è fondamentale.

 

Dammi tre parole e ti dirò dove sei

Un momento particolarmente interessante è stata la presentazione di What3Words, un nuovo sistema che con l’uso di tre parole potrebbe rivoluzionare l’uso degli indirizzi in tutto il mondo.

La premessa è stata che i sistemi degli indirizzi attuali spesso sono inadeguati o imprecisi, con nomi delle strade ripetitivi, senza contare che in alcune zone del mondo non esistono gli indirizzi come li intendiamo noi. Basti solo pensare al caso forse più conosciuto: il Giappone.

Da qui l’idea di dividere il mondo in 57 trilioni di quadrati di tre metri e di assegnare un nome unico a ogni quadrato con tre parole. Un algoritmo organizza l’elenco in modo da usare le parole più semplici e comuni nelle aree più popolate e quelle più lunghe nelle zone a minore densità abitativa. Trasforma poi le coordinate Gps in indirizzi univoci di tre parole, facili da comunicare, che permettono una precisione di tre metri.

What3Words si è già più volte dimostrato utile anche in situazioni estreme, con persone smarrite che chiedevano soccorso e si trovano offline. Ma la vera sfida è arrivare in qualche anno a superare l’idea degli indirizzi con via e numero civico a cui siamo stati abituati finora.

 

Come comunicare la diversità

Il tema della diversità e di come comunicarla è un altro tema sempre più importante per le aziende ed è stato al centro di una tavola rotonda. Francesca Vecchioni della Fondazione Diversity ha detto che per innovare bisogna mettere insieme cose diverse tra loro, non può esistere innovazione senza diversità.

Daniela Cerrato di Mondadori ha presentato un nuovo progetto editoriale chiamato The Wom, che rappresenta le diverse unicità del caleidoscopio umano, mentre Fabio Salvi di Flixbus Italia ha spiegato che ci vuole un approccio rispettoso del genere umano con delle contaminazioni e questo spesso ancora non avviene nelle aziende. Bisogna quindi avere persone più consapevoli per avere aziende più consapevoli.

Sofia Campos ha sottolineato che Cerved Group ha creato un manifesto di linguaggio inclusivo creato internamente.

 

Inclusività e work-life balance

Sul tema della parità di genere in Italia è intervenuta Martina Albini di WeWorld, secondo cui “Le aziende devono lavorare sul work-life balance in un’ottica win-win e questo crea anche maggiore attrattività all’esterno. In particolare, per le donne ci vuole una rivoluzione culturale che restituisca tempo, permettendo di conciliare diverse attività”.

Ulrike Sauerwald di Valore D ha spiegato che oggi l’inclusività è importante anche per attrarre investitori, talenti e consumatori, che sono diventati attenti a questo aspetto, ma bisogna educare le aziende a misurare se le loro iniziative portano a dei risultati tangibili.

“La mancanza di attenzione può portare a gravi conseguenze, basti pensare che in Italia una persona su tre soffre di disturbi depressivi – ha spiegato Tiziana Tripepi di Millionaire – Con la pandemia la situazione è peggiorata e ha creato un’emergenza silenziosa a cui bisogna dare risposte adeguate”.

 

Il futuro è nel metaverso

Un tema di cui oggi parlano tutti è il metaverso. Secondo Gianandrea Facchini di Buzztech il metaverso non esiste, esistono diverse tecnologie abilitanti. “Il metaverso è una visione del futuro– ha detto – Per ora il suo linguaggio è quello del gaming e bisogna far divertire le persone perché questo è l’unico modo per ingaggiarle”.

Quali sono le sfide e le barriere per le aziende nel metaverso? “Di tipo sociale, ma anche legale – ha risposto Facchini – Le tipologie del metaverso funzionano soprattutto sui target più giovani nel b2c, ma alcune imprese pensano al b2b e, in questo caso, il concetto di prodotto fisico è importante”.

Facchini ha raccontato alcune case-history come quella di Trenitalia sul Frecciarossa, che con la realtà virtuale ha dato ai passeggeri la sensazione di guidare la locomotiva, e la presentazione del nuovo ospedale di Emergency in Uganda, dove è stato possibile incontrare in modo virtuale Renzo Piano e Gino Strada.

“Una cosa è certa – ha concluso Facchini- Chi entra nel metaverso oggi partirà molto avvantaggiato domani”.

 

Il Web e gli Nft

“Il Web 3 è la sintesi tra l’uno e il due e ha tra le sue caratteristiche peculiari la proprietà abilitata dalla tecnologia blockchain – ha spiegato Davide Anali di FiloBlu – Con il Web 3 possiamo entrare in possesso dei nostri dati e gestirli in autonomia. Un ruolo fondamentale lo hanno gli Nft, in cui la community è centrale e permette anche di realizzare Nft in co-creazione- Tutto questo crea grandi opportunità ai brand perché tramite le community è possibile raggiungere nuovi pubblici”.

 

Sostenibilità e rischio di greenwashing

La sostenibilità è oggi un altro tema imprescindibile e per le aziende è diventato un elemento importante delle loro attività. “Anni fa chiedere di essere sostenibili era visto come una fatica, mentre oggi sta diventando desiderabile perché migliora la nostra qualità della vita – ha detto Rossella Sobrero di Koinètica – Attenzione però al greenwashing che è il figlio degenere di un buon padre chiamato green marketing”.

Nella comunicazione di sostenibilità ci sono grandi potenzialità e criticità. Se un’azienda non ha ancora fatto nulla in materia di sostenibilità è meglio che taccia: prima bisogna fare e solo dopo dire. Le aziende che praticano il greenwashing corrono grandi rischi reputazionali tra gli investitori e i consumatori.

“La sostenibilità è un percorso che va fatto con passaggi graduali – ha concluso Rossella Sobrero – La comunicazione deve essere semplice, chiara, diretta e veritiera”.

Paolo Iabichino di Iabicus ha spiegato il lavoro fatto per Altromercato, che ha portato al pay-off “Scegli da che parte stare”, pensato per responsabilizzare i consumatori, portare a un bivio tra consumare in modo indiscriminato o scegliere chi propone un mercato equo e solidale.

Nicola Tagliaferro di Enel X ha elencato le cinque strategie di azioni da mettere in campo per adottare una strategia corretta di sostenibilità:

  • valutare l’identità dell’azienda:
  • mappare tutto ciò che è già stato fatto in tema di sostenibilità:
  • strutturare un programma;
  • sviluppare la cultura della sostenibilità in tutte le aziende.

 

 

 

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