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16 09 2022

Dall’evoluzione del cervello umano all’intelligenza artificiale

Esistono diverse forme di intelligenza: dal cervello umano, che ha passato diverse fasi evolutive, all’intelligenza artificiale, basata sugli algoritmi. Se ne è parlato in occasione del Festival della Comunicazione 2022 di Camogli, che è partito da lontano.

La storia inizia con l’uomo di Neanderthal, che oggi viene studiato in base agli strumenti usati e alle sue ossa, importanti fonti di informazioni. “Gli artefatti dicono molto sulla sua capacità di fare e creare – ha spiegato Elena Taverna, neuroscienziata – Anche i primi reperti dell’Homo Sapiens sono molto simili a quelli di Neanderthal, ma quest’ultimo è stato più stanziale. Oggi possiamo poi leggere il Dna e questo permette di ricostruire la storia dell’essere umano”.

Secondo un altro neuroscienziato, Nereo Kalebic, per capire le capacità cognitive dell’Homo Sapiens si possono osservare gli scimpanzè. “Rispetto a loro noi abbiamo il cervello tre volte più grande e abbiamo alcune parti più sviluppate come la corteccia cerebrale, con alcune zone che si attivano a seconda delle attività che svolgiamo – ha spiegato Kalebic – Se ci volgiamo indietro, i primi umani avevano un cervello più piccolo di ora e poi, un milione e mezzo di anni fa, il cervello è triplicato, con conseguente aumento di neuroni. Oggi la scienza mette a disposizione grandi strumenti e consente di capire anche la complessità di questi processi”.

 

AI, opportunità e rischi

Con un salto temporale in avanti, il Festival della Comunicazione ha poi affrontato le tematiche dell’intelligenza artificiale in un incontro in cui si è discusso delle ragioni del progresso e di quelle del diritto. Oggi l’AI crea infatti nuove opportunità, ma anche problematiche. E il mondo della policy e del diritto si interrogano su come modificare le regole per favorire un uso corretto delle innovazioni tecnologiche.

“C’è un confine sempre più labile tra ambito scientifico e mercato – ha detto Guido Scorza del Garante della Privacy – Il primo è in buona misura regolamentato, ma i risultati vengono immessi nel mercato alla velocità della luce. Esiste un impatto sulla società che deve preoccupare, pur se in modo costruttivo. Nel mercato l’algoritmo ci propone scelte d’acquisto che, in qualche modo, comprimono la nostra libertà di scelta. Oltretutto, questi algoritmi sono nelle mani di poche grandi aziende e anche questo è fonte di preoccupazione”.

A Bruxelles si sta scrivendo un regolamento sull’intelligenza artificiale, che dovrebbe entrare in vigore tra il 2004 e il 2005 nei paesi dell’Unione europea. Il problema di fondo, però, è che le regolamentazioni rincorrono delle innovazioni che sono già in essere.

Secondo Giorgio Metta dell’Istituto Italiano di Tecnologia un’eventuale regolamentazione preventiva rischierebbe di limitare troppo la scienza. Ci sono idee che la scienza deve avere la libertà di portare avanti e solo se si rileva un possibile pericolo può essere necessario disegnare un perimetro. È però difficile dire a priori se un’idea può creare problemi. “Oggi gli algoritmi vengono spesso sviluppati dalle aziende – ha concluso Metta – In questo caso il rischio è che la scienza debba sottostare a loro, finendo per essere condizionata”.

 

Obiettivo aumentare la disponibilità di tempo

Francesco Iorio di Human Technopole ha spiegato che se noi deleghiamo ad altri una decisione, come avviene con l’intelligenza artificiale, può sembrare una perdita di libertà, ma a volte non è così. In alcuni casi l’essere umano non può infatti competere con la tecnologia, che con l’AI ha capacità di analizzare ed elaborare una grande quantità di dati con risultati molo positivi, si pensi ad esempio all’uso che ne viene fatto nella diagnostica. “Ci sono però anche dei rischi – ha aggiunto Iorio – perché siamo arrivati al punto in cui un’entità esterna potrebbe conoscerci addirittura meglio di noi stessi”.

Per Elisabetta Ripa di Enel il primo obiettivo dell’intelligenza artificiale è aumentare la disponibilità del nostro tempo, che può essere dedicato ad altri ambiti in cui la componente umana fa ancora la differenza. “Per quanto ci riguarda, l’AI è il presupposto con cui gestiamo le nostre infrastrutture di ricarica delle auto e viene usata anche per la gestione e manutenzione predittiva dei guasti – ha detto – In futuro, le auto elettriche interagiranno sempre di più con l’intelligenza del veicolo e viceversa, oltre che con le infrastrutture sul territorio. Questo creerà un’enorme mole di dati e fornirà informazioni importanti soprattutto per migliorare la sicurezza”.

“Con l’intelligenza artificiale riusciamo a predire la domanda di gas del giorno dopo – ha spiegato Irene Sardelletti di Snam – Questo avviene grazie a un algoritmo che elabora una serie di dati di partenza e ci permette di migliorare l’efficienza e la sicurezza, ad esempio con il monitoraggio delle fughe di gas con dei droni. I possibili usi dell’AI sono quindi molteplici”.

 

 

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