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14 04 2021

Come cambia il modo di lavorare con lo smart working

In poco tempo lo smart working ha rivoluzionato il modo di lavorare: basti pensare che in Italia si è passati dai 570mila lavoratori da remoto nel 2019 agli attuali 6.580.000. Se ne è parlato a un Webinar organizzato dal Politecnico di Milano, da cui è emerso che l’adozione di progetti di lavoro intelligente oggi riguardano il 97% delle grandi aziende, il 58% delle Pmi e il 94% della pubblica amministrazione.

 

Crescono le competenze digitali

Anche altri dati sono significativi per comprendere il fenomeno: dall’inizio della pandemia la dotazione hardware nelle aziende è aumentata del 69%, l’accesso da remoto a dati e applicazioni aziendali del 65%, l’uso di software per la collaborazione e la comunicazione del 49%.

“L’adozione dello smart working ha criticità e benefici – ha detto Fiorella Crespi, che dirige gli Osservatori Smart Working e HR Innovation Practice del Politecnico di Milano – Tra gli aspetti positivi bisogna sottolineare un miglioramento delle competenze digitali dei dipendenti e il superamento dei pregiudizi su questa modalità di lavoro”.

Cosa accadrà quando entreremo nel new normal? Si prevede un aumento del numero di giornate in smart working anche una volta terminata la pandemia e cambieranno i luoghi di lavoro: il 51% delle aziende sta valutando di riprogettare i propri spazi fisici.

In questo contesto in rapida mutazione è interessante rilevare cosa pensano i lavoratori. Secondo una rilevazione condotta dal Politecnico di Milano in collaborazione con Doxa, le criticità sono percepite in modo più elevato nella popolazione femminile, in cui più spesso si riscontrano difficoltà a conciliare i carichi di lavoro professionale con quelli familiari.

“In realtà, quello che è stato introdotto con la pandemia non è il vero smart working, che è basato su una responsabilizzazione delle persone libere di lavorare senza vincoli di orario e luogo per raggiungere gli obiettivi – ha detto Fiorella Crespi – In questo senso, non tutte le realtà hanno ancora fatto il passaggio culturale necessario”.

 

Le quattro leve dello smart working

Le principali leve di un progetto di smart working sono quattro:

  • policy organizzative;
  • tecnologie digitali;
  • layout fisico (non si tratta solo di lavorare da casa, ma di farlo in modo intelligente);
  • comportamenti e stili di leadership.

Questi ultimi devono prevedere una trasformazione dell’approccio al lavoro basata su:

  • sense of community (bisogna creare senso di appartenenza e fiducia nell’azienda);
  • flexibility (le attività lavorative devono permettere di bilanciare esigenze personali e aziendali);
  • empowerment (occorre responsabilizzare le persone a raggiungere obiettivi nell’ambito di una crescita professionale);
  • virtuality (è necessario di bilanciare in modo intelligente l’utilizzo di tecnologie digitali con altre modalità di interazione e scegliere di volta in volta lo strumento più adatto).

Fiorella Crespi ha così concluso: “Perché ci sia un reale e completo processo di smart working la premessa fondamentale è che ci sia una vera smart leadership”.

 

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